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Un leggero venticello autunnale gli fece alzare il bavero della giacca per ripararsi appena uscì fuori dal portone. Era già il terzo centro prelievi che visitava, senza trovare nessun riscontro. Si avviò in strada avvicinandosi alla sua auto, doveva ancora visitarne uno in zona poi avrebbe dovuto spostarsi dall'altra parte della città. Finora nessuno sembrava conoscere quel barbone. Jean aveva capito le intenzioni di Martinel, e aveva apprezzato che per la prima volta da diversi mesi avesse dato a lui l'incombenza di questa ricerca, era pur sempre un segno di riconoscimento, ma francamente credeva che fosse tutto inutile, probabilmente anche rintracciandolo, era certo che quel clochard avesse dichiarato un nome falso. Quindi trovava abbastanza inutile fare questo tentativo. Chi vuole scomparire non si registra con le proprie generalità. Salì in auto e mise in moto. Azionò il lampeggiante e lentamente si insinuò nel traffico cittadino. Sperava di trovare presto questo fantomatico centro prelievi in modo da tornare alla gendarmeria e dedicarsi ad altro. Sorrise in modo ironico accendendo la radio, peccato che in realtà non avesse altro da fare, mentre la radio passava un brano dei Coldplay.

***

Aveva cambiato le lenzuola del letto buttando tutto in lavatrice, si era fatta una doccia cercando di caricarsi per quello che doveva affrontare. Era giunto il momento di andare a prendere le sue cose in quella che era la sua ex casa. Il giorno che, capito chi era realmente Bernard, aveva deciso di uscire da quella casa, aveva radunato tutto in tre scatoloni e un paio di valige che aveva lasciato nello sgabuzzino con l'intento di ritirarle appena avuto un tetto stabile sulla testa. Ora quel momento era arrivato, e lei non poteva esimersi dall'affrontare uno dei suoi fantasmi, forse quello più grande. Come aveva potuto essere così ingenua? Sperava solo di non trovarlo in casa. Sperava di fare tutto velocemente, caricare in auto le sue cose e ritornare al sicuro nella sua tana. Con un po' di fortuna sarebbe tutto finito in un paio d'ore. Uscì dal portone avviandosi alla sua auto che aveva parcheggiato a ridosso del marciapiede poco distante. Con un senso di ansia improvvisa si accorse che il posto era vuoto. Si guardò in giro. Eppure, era certa di averla parcheggiata lì. "Cazzo cazzo cazzo" urlò nella sua mente. Non era possibile, non poteva essere, chi cazzo ruba una vecchia utilitaria come la sua con la carrozzeria rovinata e le gomme da cambiare. Sentì le lacrime riempirle gli occhi perché tutto si ritorceva contro di lei. Si accasciò seduta sul marciapiede dove fino a qualche ora prima c'era la sua auto cercando di riprendere il controllo della situazione. La prima cosa da fare era andare a fare la denuncia, senza la macchina non poteva andare nemmeno a prendere le sue cose.

***

Lo aveva trovato. Era il centro prelievi vicino a pont Neuf. L'infermiera allo sportello aveva riconosciuto la foto del clochard, si faceva chiamare Vincent Bouff, almeno quello era il nome che avevano sul registro, quello che lui aveva dato. La donna, una signora leggermente grassoccia sulla cinquantina, disse che Vincent era passato da loro a donare il sangue circa quattro giorni prima ricevendo in cambio la solita quota di euro. Alcune volte lei gli lasciava anche qualcosa in più, ma con la crisi non sempre si poteva aiutare questi poveri sfortunati. Vincent era ormai un assiduo donatore da diversi mesi. «Aveva un documento quando si è registrato? Che so. Passaporto, patente?» chiese Jean ammiccando con un sorriso alla donna.

«Francamente non ricordo, ma di solito senza un documento non possiamo registrare nessuno» rispose. Poi però si ricordò che la prima volta che lo vide, il giorno che dovevano fare tutti i controlli per accertare la compatibilità e l'idoneità della salute del clochard, Vincent era arrivato lì accompagnato da un altro uomo di cui però non rammentava il nome. Era un tipo molto distinto per questo lei lo aveva notato, per il contrasto tra quell'uomo e l'abbigliamento che indossava e il povero Vincent. Quindi era probabile che quell'uomo avesse fatto da garante sull'identità di Vincent, ma di questo non ne era certa, era passato ormai troppo tempo e la sua memoria era invecchiata come era invecchiata lei disse. Jean le sorrise «non si butti giù signora, lei è ancora una bella donna» disse facendole l'occhiolino. La donna rispose al sorriso «giovanotto, ti avessi conosciuto una trentina di anni fa...» sospirò ridendo con un pizzico di civetteria. Jean prese la testimonianza della donna e fece una fotocopia della pagina del registro dove risultava la firma di Vincent Bouff. Del presunto garante o accompagnatore però non c'era nessuna traccia. Poi dandole un leggero bacio sulla guancia la salutò avviandosi a rientrare alla gendarmeria felice per essere riuscito a svolgere il primo compito assegnatogli da Martinel.

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