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Quando arrivò a casa di Eliane erano passate da un pezzo le ventidue. Le aveva mandato un messaggio verso le diciannove per sapere come stava e per dirle che avrebbe fatto tardi e se preferiva riposare si sarebbero visti l'indomani. Lei rispose immediatamente che lo avrebbe aspettato sveglio qualunque ora avesse fatto. E in effetti gli aprì la porta con gioia appena lui bussò. Jean aveva giusto fatto un salto alla gendarmeria per scrivere il rapporto sugli eventi accaduti alla clinica e parlare fugacemente con Martinel perché voleva andare da lei il prima possibile. Aveva creduto di averla persa, prima per la lite tra di loro e poi quando aveva immaginato che lei fosse andata alla clinica. Questa paura associata a quella sensazione di vuoto che provava senza di lei gli aveva fatto crescere il desiderio di averla vicina il prima possibile. Entrando però si rese conto dall'espressione di Eliane e da come lo stava guardando che era decisamente in uno stato pietoso. Il viso anche se lo aveva lavato aveva ancora segni neri del fumo, come nera era la sua camicia asciugata alla meglio. Per non parlare di come si sentiva fisicamente. Il desiderio di vederla aveva fatto si che trovasse dentro di sé la forza di arrivare fino al suo appartamento, ma una volta entrato si rese conto dello sfinimento che provava.

«Sembri distrutto» disse lei

«In effetti ho visto giorni migliori» accennando un sorriso

«Hai fame? Ti preparo qualcosa?»

«Tu hai già mangiato?»

«Si, non sapevo a che ora saresti arrivato»

«Allora lascia stare»

«Davvero non ci metto niente» Eliane cercava di convincerlo

«Non ho fame, ma una doccia calda la farei volentieri»

«Certo» si avviò verso il bagno per preparagli le cose. Era leggermente a disagio e si vedeva

«A proposito ho fatto prelevare un campione di sangue dal clochard come mi avevi chiesto e domani il laboratorio dovrebbe dirmi qualcosa» Jean sapeva quanto lei ci tenesse

«Grazie» rispose Eliane entrando nel bagno

Jean la seguì sentendo un profondo senso di desiderio e di protezione verso di lei. Sembrava così fragile in quel momento, mentre lui sapeva che invece era forte e testarda nelle sue decisioni. Un contrasto affascinante e dannatamente sexy. Eliane non aveva un accappatoio da uomo grande abbastanza e il suo gli sarebbe stato decisamente stretto visto le spalle e il torace di Jean, quindi gli lasciò un asciugamano grande e il docciaschiuma prima di uscire e lasciarlo solo. Prima di spogliarsi Jean si appoggiò al lavello cercando di ritrovare le forze e guardandosi in giro. Vide la piantina di cactus sopra la mensola e sorrise ricordando: "spinosa come un cactus" In effetti aveva avuto modo di constatare che Eliane sapeva pungere decisamente bene. Si spogliò e si infilò sotto la doccia lasciando che il getto di acqua sciogliesse la tensione che aveva accumulato. Era stata davvero una giornata intensa e frenetica. Quando, dopo alcuni minuti finì, si asciugò alla meglio e legandosi l'asciugamano in vita uscì dalla stanza da bagno, entrando direttamente nella sua camera. Lei era seduta sul bordo del letto che lo aspettava. Quando lo vide la salivazione le si azzerò e il cuore iniziò ad accelerare il ritmo in modo vertiginoso. Il corpo muscoloso, il viso squadrato con un accenno di barba e i capelli mossi e umidi che gli cadevano fino quasi alle spalle erano una visione celestiale. Deglutì con gli ormoni in fermento.

«Vorrei sdraiarmi un po'» disse lui avvicinandosi al letto

Eliane si alzò per lasciargli il posto

«Non andare via» disse Jean «resta accanto a me»

Si sdraiò e lei si mise al suo fianco rannicchiandosi contro la sua spalla. Lui la strinse, abbracciandola facendo così appoggiare perfettamente la testa di lei sul suo torace, Eliane sentiva i battiti del cuore di Jean nel suo orecchio. Si sentiva sicura tra le sue braccia, sicura come non si era mai sentita.

«Mi dispiace per quello che è successo l'altra sera» sussurrò lei ripensando a com'era stata sciocca e frettolosa nel giudicarlo

«A me dispiace che tu non mi abbia creduto» rispose «soprattutto perché non ti ho mai mentito»

Lei sospirò «mi dispiace Jean, non sei tu. E' tutto quello che ho passato che mi ha reso così diffidente»

Jean le accarezzò la testa. I capelli corti e lisci avevano un buon profumo.

Lei si strinse ancor di più a lui «ho sempre diffidato degli uomini, ne avevo anche un po' paura in effetti» sospirò «non ho avuto un'infanzia felice e nemmeno un'adolescenza facile»

«Per via di tuo padre?» chiese lui a bruciapelo.

Lei ingoiò come fosse un morso di rabbia «lo avevi capito?»

«Si» rispose deciso «e se non ti va di parlarne non ne parliamo» aggiunse

Lei restò in silenzio per qualche minuto, Jean era così diverso dagli altri, era così vero nelle sue imperfezioni.

«Mio padre iniziò ad abusare di me quando avevo otto anni» faceva molta fatica a raccontare quelle cose, non lo aveva mai fatto, mai con nessuno «inizialmente mi accarezzava quando mi faceva il bagno, ma io ero molto piccola e credevo fosse tutto normale, una cosa naturale. Poi però le carezze diventarono sempre più insistenti e una notte nel buio della mia cameretta lo sentii entrare di soppiatto» percepiva le lacrime scivolarle sul viso «dopo quella notte ce ne furono molte altre e le sue carezze diventavano sempre più particolari»

Jean sentì una rabbia montargli dentro come non gli era mai accaduto, un vulcano pronto ad esplodere. La sentiva tremare avvinghiata al suo corpo e stringendola cercò di tranquillizzarla. Avrebbe voluto spaccargli la faccia, o peggio ucciderlo con le sue mani. Ma non disse nulla e aspettò che lei continuasse una volta ritrovata la calma.

«Questo come potrai immaginare mi ha creato molti problemi nelle mie relazioni specialmente con l'altro sesso» si accucciò ancor di più contro di lui, come a cercare protezione. «Avevo paura degli uomini, fuggivo ogni minimo contatto, e questa situazione durò per tutta la mia adolescenza. La mia prima relazione seria arrivò al primo anno di università. Si chiamava Elisa ed era di origini Italiane. Con lei ho scoperto il mio corpo» si fermò per un'istante sollevandosi e alzando la testa per guardarlo «mi aspettavo una frase del tipo "interessante due donne nello stesso letto"» disse guardandolo e cercando di imitare la sua voce

Jean scrollò la testa in modo serio «non riesco a fare battute immaginandoti in un letto con una persona che non sia io. Di qualunque sesso sia»

Lei lo guardò in cerca di ironia, ma non ne trovò e questo la lasciò ancora più sbigottita e frastornata da lui. Riabbassò la testa ancora sul suo torace mentre una lacrima scendeva lungo la guancia. Questa era probabilmente la dichiarazione d'amore più bella che le avessero mai fatto. Si asciugò la lacrima e lentamente continuò «non durò molto, però quella relazione servi a farmi capire che nonostante tutto non ero attratta dal mio stesso sesso» sospirò come a fare uscire tutto. «Bernard invece fu il primo uomo che riuscì a darmi sicurezza e fiducia. Per questo mi sono sentita così tradita da lui, perché io mi ero fidata completamente...»

Lui la baciò sulla fronte «non serve dire altro, non mi interessa con chi sei stata, mi interessa con chi starai da ora in poi» alzò gli occhi al soffitto le ombre facevano strane forme, come ombre erano i suoi pensieri che per molto tempo erano rimasti confusi dentro di lui «sto bene con te e non voglio perderti» aggiunse con decisione

«Perché io?» la domanda le usci in modo spontaneo «tu sei un bellissimo uomo, potresti avere tutte le donne che vorresti. Perché io?»

«Cosa vuoi che ti dica Eliane, non lo so il perché, però mi conosco abbastanza per sapere cosa sento. Nonostante il mio atteggiamento ti dia sui nervi e non lo condividi io ho sempre avuto il massimo rispetto per le donne della mia vita. Non ho mei preso in giro nessuno, non ho mai fatto promesse che non ho mantenuto e soprattutto» con dolcezza le sollevò la testa per guardarla negli occhi «non ho mai provato le cose che invece provo per te»

Lei si sentì trafitta da un dolore dolcissimo, aveva gli occhi colmi di lacrime.

Lui la tirò a sé baciandola con passione e lentamente la sentì sciogliersi. Come se le paure che provava poco alla volta stessero scomparendo.

Per la prima volta Eliane si sentì sicura e convinta di quello che voleva. E quello che voleva era lì in quel momento tra le sue braccia.

© Dan Ruben

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