7 · ...and Beyond

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«Davvero? È questo che vuoi chiedermi?» ribatté, quasi ringhiando e l'Alpha si fece istintivamente piccolo piccolo, di fronte a lui.

Levi ci pensò un momento, prima di indicare lo stomaco del castano. «Non sembra, ecco perché ho ch-»

«Ti ho appena detto che sono andato da mio padre! Un medico, Levi. Non l'ho letto nell'oroscopo!»

«Ho capito, cerca di calm-!»

«Calmarmi? C'è un bambino qui. Dentro di me! Come faccio a stare calmo? Com-»

Le mani fresche dell'Alpha gli circondarono il viso ed Eren tacque. Tutto quel di cui aveva avuto bisogno fin da quando aveva appreso quella notizia, venne dal bacio delicato che si posò sulle sue labbra e dal lieve ringhio che gli chiedeva di rilassarsi, confortandolo.

Gli trasmetteva sicurezza, pace, fiducia.

Chiuse gli occhi, per impedire la fuga delle lacrime che la tensione cercava di formare e lasciò che, come fosse una bambola, Levi lo trascinasse sul materasso fino tra le proprie gambe, facendolo adagiare contro il proprio petto.

«Eren... Ehi, ascoltami» mormorò l'Alpha, quando il ragazzo si fu calmato abbastanza da smettere di tremare. «È tutto okay, respira...»

«L-Levi...»

«Tu stai bene?»

Eren annuì, lentamente e solo a quel punto l'Alpha sospirò e lo baciò sulla fronte. «Vuoi questo bambino?»

Le lacrime fino a quel momento trattenute scivolarono lungo le guance. Eren portò una mano sulla pancia, poi annuì, tirando su col naso. «Sì... Sì» disse, per poi ripeterlo con più decisione.

Allora anche l'espressione di Levi si ammorbidì, la piccola ruga sulla sua fronte scomparve quando la pelle tornò liscia e rilassata. Strinse a sé il corpo dell'Omega, aggiungendo la propria mano a quella del ragazzo, le loro dita che si intrecciavano sopra la pancia lievemente curva, nascosta dal maglione.

«Allora andrà tutto bene...» disse, imitando a modo proprio le fusa dell'Omega, la sua famiglia stretta tra le proprie braccia, al sicuro.

Ed Eren, gli occhi lucidi che ancora bruciavano per il sale, ci credette davvero.

*****

Eren di stese sul lettino. Levi, dietro di lui, gli mise una mano sulla spalla e con l'altra cercò quella del compagno.

«Nervoso?»

L'Alpha lo guardò dall'alto, in silenzio, sollevando le sopracciglia.

«Non negarlo, Lee. Hai le mani sudate. Tu non hai mai le mani sudate» replicò mostrandogli la lingua.

Grisha entrò nella stanza prima che Levi potesse rispondere, cosa che salvò entrambi dall'inizio di una fastidiosa discussione tra quella coppia di teste calde.

Salutandoli, l'uomo si lavò le mani e prese posto su uno sgabello, accanto al lettino.

«Dunque, come ti senti Eren?» chiese, mentre il macchinario che aveva appena acceso prendeva vita.

«Bene. Normale, direi? È strano solo il pensiero...» rispose il castano, portando istintivamente una mano sulla pancia coperta dalla maglietta.

Grisha annuì in silenzio, prima di sporgersi per prendere la stoffa e sollevarla, scoprendo la pelle nuda.

«Questo è un po' freddo» disse, prima di spremere il contenuto di una bottiglietta sopra di lui.

«Ah!» esclamò il ragazzo, saltando sul lettino. «Ma è ghiacciato!»

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