Rewind

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Il ritmico e lento girare in tondo del cucchiaino nella tazzina scandiva, come un orologio, i respiri di Yoongi. Aveva preso a fissare quel movimento ipnotico per calmarsi e decelerare i battiti del suo cuore e finalmente ci stava riuscendo. Il girotondo si fermò e lui prese la tazza che gli veniva porta quasi con rammarico.

"Allora" disse il ragazzo di fronte a lui accomodandosi finalmente sul largo divano beige "raccontami tutto e ricorda che non c'è motivo di agitarsi"

Quante volte era già accaduta questa scena? Yoongi aveva ormai perso il conto, e tale idea gli fece salire la nausea. Sono davvero patetico, pensò solamente, senza dirlo ad alta voce. Sapeva che non gli avrebbe fatto piacere. Lo vedeva dal suo sguardo come ogni volta si intristisse al sentirlo parlare in quel modo. Decise quindi di saltare la parte dei convenevoli auto denigratori e andare invece subito al punto:

"È successo qualcosa"

"Si questo l'ho capito. Bevi un po' dell'infuso che ti ho preparato e poi inizia dal principio. Ci ho messo dentro della menta, per aiutare il respiro" terminò la frase con un occhiolino di incoraggiamento e a Yoongi non dispiacque obbedire. Il liquido caldo gli scorse giù per la gola e l'effetto della menta, che gli inondò i polmoni con la sua fragranza, fu quasi immediato.

"Grazie. Mi sento già meglio"

L'altro rispose con un sorriso soddisfatto e accavallò poi le gambe, sistemandosi meglio contro lo schienale morbido.

"Sapevo ti avrebbe aiutato. Quando sei pronto puoi iniziare, io sono qui che ti ascolto"

A Yoongi occorsero altri tre sorsi prima di riuscire a mettere via la tazzina e sentirsi pronto ad affrontare la questione per cui era venuto, ma sapeva che a lui non avrebbe dato fastidio. L'ultima cosa che gli mancava era la pazienza, e Yoongi sapeva bene che sarebbe rimasto lì con lui per tutta la notte anche solo a semplicemente guardarlo se glielo avesse chiesto.

Non era semplice capire da dove partire. La sua venuta in questa casa non era infrequente, ma, come spesso succedeva, nemmeno programmata. La gola gli si era serrata all'improvviso e aveva dovuto mollare tutto per precipitarsi con il primo taxi qui, da lui, che sapeva avrebbe come sempre trovato il modo di rimettere tutto in prospettiva. Non aveva però avuto tempo di preparare un discorso o riordinare le idee, per cui adesso non poté far altro che sperare di trovare le parole giuste e risultare il più chiaro possibile.

C'erano tanti problemi che affliggevano Yoongi, da sempre, ma era partito alla volta di Seul credendo che la sua permanenza lì glieli avrebbe, almeno parzialmente, risolti. Non si era aspettato che essi potessero aumentare e con una tale intensità. Era troppo, troppo tutto insieme e per la prima volta nella sua vita, malgrado fosse sempre stato capace di reagire a tutto, Yoongi sentì di essere sul punto di spezzarsi. Di essere trascinato via da quell'uragano di emozioni che si trovava ora a dover affrontare e che portava il nome di Jimin. Il suono di quelle cinque lettere uscì morbido dalle sue labbra e all'altro ragazzo sembrò di udire una carezza. Quel nome, così come la persona che ne rispondeva, doveva essere molto caro a Yoongi: il tono da lui usato, così soffice e protettivo, non lasciava spazio a dubbi.

"Quando mi hai detto che il contest era stato... anticipato" Yoongi si allungò un attimo verso il basso tavolino ai suoi piedi per bere ancora un altro goccio di tisana "io ero con lui, con Jimin. Ho fatto del mio meglio per rimanere calmo ma..."

Ma non era durato molto. Tornato a casa si era messo a lavorare freneticamente, cercando di non farsi prendere dal panico ed ottimizzare quel poco tempo che gli rimaneva. Ad interrompere bruscamente la sua concentrazione c'era però sempre il piccolo "si" pronunciato il sabato sera precedente e per quanti sforzi Yoongi facesse per togliergli voce esso continuava a riaffiorare in continuazione, disturbando le sue prove e accrescendo la sua agitazione.

WaitingWhere stories live. Discover now