Le opportunità del destino

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Non era vero che si era messo l'anima in pace e il suo turbamento non sfuggì all'occhio attento e indagatore di Taehyung. Lungo la strada verso casa, la sera, non mollò la presa continuando a fare domande finché non si sentì soddisfatto delle risposte e non convinse Jimin a dirgli tutto. Taehyung sapeva ovviamente già tutto dell'episodio della stazione risalente a quasi due anni prima e per poco non inciampò per la sorpresa quando venne a sapere che il cliente che aveva aiutato era proprio questo ragazzo che lui prima di quel momento non aveva mai visto, ma che continuava a popolare le fantasie e i sogni ad occhi aperti del suo migliore amico. Sentì subito un moto di stizza: come si era permesso di non riconoscere il suo Chim? Se solo avesse saputo con chi stava parlando, ci avrebbe pensato lui stesso a dargli una risvegliata ai ricordi. Jimin ci era rimasto male, e si vedeva. Il suo sguardo già solitamente malinconico adesso sembrava del tutto triste e Taehyung improvvisò una cena a ristorante – offerta da lui – per tirargli su il morale. Il cibo sembrò consolarlo un po', ma l'effetto narcotico durò solo fino a casa. Sedendosi sulla poltroncina vicino al piccolo televisore Jimin mormorò un debole:

"Avrei dovuto dirgli qualcosa"

"Chim cosa potevi dirgli?" Taehyung finì di bere il bicchiere d'acqua che si era versato. Accidenti al ramyeon dei ristoranti, sempre così dannatamente salato "Hai capito che non ti ha riconosciuto e ti è venuto spontaneo fare finta di non avere a tua volta idea di chi fosse lui. Credo sia una reazione normale. Non annuire e basta però! Vorrei vederti più combattivo! Yoongi è a Seul, non sei contento di questo? È una buona notizia!"

"Tae, Seul! Ti rendi conto delle probabilità che posso avere di rivederlo?"

"Una su dieci milioni. Quante ne avevi prima? Zero su dieci milioni. Eppure lo hai incontrato lo stesso. Pensaci su"

Dopo tutta una vita, ancora Jimin non aveva idea se sentirsi grato della schiettezza di Taehyung o maledirla. Nella gran parte dei casi le due tendenze coabitavano in lui e questa volta non faceva eccezione. Aveva ragione, in teoria. Era stato secco nel modo di esprimersi e se ne era andato subito dopo a dormire lasciandolo da solo con il suo sconforto, ma come al solito aveva avanzato un punto valido. Yoongi era a Seul e se era a Seul Jimin avrebbe potuto trovare il modo di rincontrarlo. Scacciando l'ipotesi che si trovasse nella capitale solo di passaggio, Jimin passò quasi l'intera notte a pensare ai metodi possibili da adottare per ritrovarlo, ma alla fine gli apparivano sempre tutti uno più ridicolo del precedente e l'unica cosa che guadagnò da questa veglia notturna furono due occhiaie enormi la mattina dopo. Mannaggia a Tae e ai suoi consigli. Se potesse leggermi nel pensiero mi ucciderebbe, ma davvero credo sia il caso di mettersi il cuore in pace. Non lo rivedrò mai più. Il destino mi ha già regalato una bellissima opportunità e io l'ho sprecata. Ma come posso dirti addio, Yoongi? Prima di averti ringraziato adeguatamente?

***

Per tutta la settimana Jimin non riuscì a pensare ad altro. Cercò di fare bene il suo lavoro, ma chiaramente era distratto e con la testa altrove e di questo si accorse anche Hoseok. Cercò di indagare prima con Taehyung, ma quando il ragazzo si mantenne sul vago andò a chiedere spiegazioni direttamente al diretto interessato. Anche Hoseok sapeva dell'episodio di Yoongi. Non c'era voluto molto prima che il più grande diventasse amico intimo e fidato di entrambi i più giovani e anche in virtù dei suoi quasi dieci anni in più si era guadagnato la nomina di consigliere ufficiale. Quando scoprì da Jimin quello che era successo reagì al suo solito modo, esagerato e rumoroso, quasi urlando all'intero negozio la sua sorpresa. Decise di indire una riunione speciale a casa sua quella sera stessa e davanti a una ciotola di bibimbap (rigorosamente ordinato) cercò di fare il punto della situazione. Scettico fin dall'inizio sull'utilità di tale sessione di consiglio improvvisata, Taehyung a un certo punto non ce la fece più:

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