5- Distances.

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5.

Justin.

«Justin?» la voce di Jazzy echeggiò da qualche parte nell'appartamento, «sei qui?»

Non le risposi, rimasi seduto sul letto di Kyah, con lo sguardo sulle mie mani, che tenevano la sua maglia preferita che usava per dormire. Sapeva ancora di lei.

«Justin?» mi chiamò Jazzy dolcemente, dalla porta della stanza di Kyah.

Alzai lo sguardo verso di lei e si portò una mano sulla bocca. Tornò in sé e velocemente venne verso di me, inginocchiandosi ai miei piedi e prese la bottiglia di vodka che avevo vicino, allontanandola da me.

Mi prese il viso tra le mani, costringendomi a guardarla negli occhi, «so che ti manca, ma essere ubriaco da quasi una settimana non servirà a riaverla, Justin. Tu ed Harley dovete andare in palestra, allenarvi, vincere il torneo e portarla a casa.»

Sì, stavo bevendo. Da una settimana intera.

Non era una cosa nuova per me bere, ma farlo da solo era probabilmente un sintomo di depressione e non potevo farci niente.

Mi sono svegliato l'altra notte, nella stanza di Kyah - come avevo fatto da quando era stata rapita - e aver realizzato che lei non era davvero con me, mi colpii come un treno.

Voglio dire, sapevo che era stata rapita, ma era come se stessi affogando e bere mi sembrava l'unica soluzione.

Jazzy aveva ragione, lo sapevo bene, ma sentivo il bisogno di lasciare che la tristezza si impossessasse di me, in modo da poterla trasformare in rabbia e concentrarmi sul torneo.

Sospirai pesantemente, sentendomi giù di morale, ma non potei fare nulla perché, improvvisamente, la mia guancia bruciò, facendomi urlare di dolore.

Jazzy mi aveva appena dato un schiaffo.

Mi massaggiai la guancia, guardandola negli occhi, «e questo che cazzo era?» sbottai, arrabbiato.

«Ti stai deprimendo e io non starò qui a guardarti. Alzati, vai in palestra e allenati. Contiamo tutti su di te ed Harley... Kyah, conta su di te ed Harley.»

Colpito in pieno.

«Hai ragione.» mormorai, annuendo al discorso di Jazzy.

Tossì, alzando gli occhi al cielo, «ovviamente ho ragione e ora vai!» ordinò, indicando la porta.

In quel momento, lei era la sorella maggiore e non la mia piccola Jazzy.

Mi alzai e la guardai, «da quando mi dai ordini?» domandai, sogghignando.

Si alzò anche lei, ma la sua testa non arrivava neanche al mio mento, così fu costretta ad alzare lo sguardo, «da quando ho trovato mio fratello maggiore bere nella stanza della sua ragazza, da solo. È patetico e non voglio vedere una cosa del genere di nuovo.»

Beh, mi dispiace.

Non dissi nulla, semplicemente allungai le braccia, fino a cingerle la vita ed avvicinarla a me, abbracciandola, «ti voglio bene.» mormorai.

Avvolse le braccia intorno a me, stringendo la presa, «ti voglio bene anche io.»

Quando la lasciai, notai un sorrisetto sul suo viso, «vado da Jake per un po', ci vediamo dopo.» mi informò.

La modalità "fratello maggiore" scattò.

La trattenni per il braccio, «sta lontana da quel ragazzo fino a che Kyah non sarà di nuovo qui. Non posso pensare a Jake che ti bacia o che ti tocca quando dovrei essere concentrato solo su Kyah. Chiaro?» chiesi, retoricamente.

Caged - Traduzione (Completa)Where stories live. Discover now