Capitolo 18.

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Carrara, o meglio ancora, la sua piazza principale era piena di colori, quelli azzurri del cielo misti a quelli verdi della montagna, quelli gialli e rossi dei palazzi misti a quelli verdi delle finestre, un mix che ad Arya piaceva talmente tanto che non riusciva a smettere di guardarsi intorno.

Certo, complice il fatto che per ogni angolo le si materializzava in testa un piccolo Federico biondissimo e con quegli occhi enormi e i capelli sulla fronte, proprio come in una foto che aveva visto quella mattina nel tragitto fra la stanza e la cucina.

«Come ti sono sembrati i miei?» Le chiese Federico guardandola un po' non smettendo di camminare lentamente, erano usciti subito dopo la colazione, cacciati un po' anche da mamma Paola che aveva rifiutato categoricamente l'aiuto di Arya, anche incitata dal figlio che con gli occhi l'aveva implorata per avere del tempo solo con lei.

«Dolcissimi, non ho mai fatto colazione con tutta la mia famiglia in questo modo, tua mamma poi mi ha fatta sentire molto parte del tutto.» Arya si sbilanciò di proposito, a poco a poco stava mandando dei chiari segnali a Federico, sperando solo che lui li cogliesse.

«Papà? Scusa per le troppe domande..»

Alberto era stato tutto ciò che Arya si aspettava, un padre sotto ogni punto di vista, l'aveva riempita di domande e lei non poteva biasimarlo, doveva e voleva conoscere chi stesse tutti i giorni a contatto con il figlio, Arya non si era dispiaciuta di rispondere a quei quesiti numerosi.

«Non fa niente, ti ama da impazzire, lo capisco.» Si avvicinò a Federico poggiandosi a lui costringendolo a metterle un braccio sulle spalle, non che lui si sentisse in qualche modo costretto, era più che altro interdetto da quel passo fatto da lei.

«Io e papà la mattina scendevamo insieme in bicicletta, lui andava verso i suoi colleghi, io verso scuola, la sera ci incontravamo in bicicletta al campo vicino casa, pomeriggio ti ci porto se riesco dato che hai abolito Firenze.»

«Ho abolito Firenze perché volevo star qui e so che tu hai bisogno della tua famiglia, non mi andava di toglierti ore con loro, già stamattina mi sento in colpa.» Borbottò Arya mettendo le mani nelle tasche del cappotto, stretta a Federico si osservava i piedi che camminavano in contemporanea con quelli del calciatore.

«E ti ringrazio per questo pensiero, ma non hai tolto e non avresti tolto niente a nessuno e a nulla.»

«Non ci ripenso Federico, è inutile.»

Arya scosse la testa sorridendo furba, aveva scoperto di amare la compagnia della famiglia Bernardeschi e in più non voleva di certo allontanare Federico dai suoi genitori per un capriccio che si poteva tranquillamente evitare.

«Gira a sinistra.» Le disse lui in un orecchio spingendola dolcemente con il suo corpo, girarono in una via stretta fra due palazzi di diverso colore, la via era piena zeppa di negozi piccoli e qualche piccola bottega con i prodotti tipici.

«Dove mi porti?» Chiese Arya affascinata dal fatto che finalmente Federico camminava senza coprirsi il volto, Carrara era proprio il suo habitat, erano stati fermati poche volte per delle foto poiché la maggior parte del tempo il calciatore salutava sempre qualcuno che lo aveva conosciuto da piccolo.

«Da nessuna parte in particolare, sto solo cercando di farti vedere quanto più possibile nel poco tempo che abbiamo, anche se conto di portarti ancora qui.»

Il suo cuore mancò di un battito, la cosa che più però l'aveva colpita era la naturalezza che mai aveva visto in Federico, Carrara era proprio il suo habitat naturale, faceva nascere in lui lo sguardo spensierato che ad Arya piaceva da impazzire.

«Sai che se proprio diverso? Intendo rispetto a quando siamo a Torino, ti vedo tranquillo e felice, pensavo proprio che non ti ho mai visto così.»

Starlight - Federico Bernardeschi Où les histoires vivent. Découvrez maintenant