Capitolo 2.

5.4K 177 24
                                    

Federico fece il suo ingresso nel campo di allenamento della Continassa a testa bassa, una cosa dovuta al sole di quel pomeriggio, poiché tutto si poteva dire di Torino ma tranne che l'estate non si sentisse.

Un caldo allucinante accompagnava lui ed i suoi colleghi negli allenamenti ma fortunatamente il mister era stato abbastanza comprensivo impostando gli allenamenti per le 17 quando il sole si c'era, ma non era così forte da non poter essere sopportato, certo tutti gli allenamenti tranne quello prima della trasferta, quel giorno avrebbero fatto la mattina, il pranzo e poi tutti a casa a prendere le cose necessarie alla partenza e ritornare alla Continassa per partire alla volta di Verona.

«Eilà Fede!» Andrea fece una corsetta verso di lui per poi dargli una pacca sulla schiena.

«Ehi, chi manca ancora?» Si guardò intorno per tirare le somme sul perché l'allenamento non fosse già iniziato e scorse Cristiano palleggiare con la testa in tutta solitudine e Douglas che ridacchiava insieme a Paulo e Alex Sandro.

«Solo Giorgio che sta parlando con Andrea.» Andrea era proprio il presidente, che si faceva chiamare, dai suoi calciatori, signore o presidente solamente nelle occasioni più formali.

A Federico stava simpatico proprio per quello, poche volte aveva visto la barriera rigida che si mette fra un datore di lavoro e il dipendente (perché loro erano suoi dipendenti a tutti gli effetti), aveva instaurato da subito un rapporto scherzoso e confidenziale con tutta la squadra, e questo era anche uno dei motivi dell'ottima riuscita della Juventus.

«Oggi sarà lunghissima, già prevedo il discorso del mister per domani.» Alzò gli occhi al cielo Federico, rendendosi conto subito di non aver avuto un'ottima idea dato che il sole stava dando il meglio di se quella mattina.

«Il tutto sta nel cercare di impostare il gioco che chiede lui, non è facile, non abbiamo mai giocato per uno e uno solo.» Gli rispose Andrea consapevole del cambiamento che il talento portoghese aveva portato alla squadra.

Arya nel frattempo si stava crucciando sul tipo di colore da dover fare alle sue unghie, anche se poi sarebbe caduta nel solito rosso vivo.
Non che fosse una fissata con le unghie certo, in fatto di estetica il tuo tarlo erano le sopracciglia sempre perfette, ma le piaceva avere le mani in ordine quando lavorava o semplicemente andava in giro.

«Si, quel rosso.» Si arrese e disse no ai modellini di unghie finte colorate che la chiamavano al cambiamento.

«È inutile che mi fai aspettare venti minuti per decidere la prossima volta però.» La prese in giro Letizia, la sua estetista.

«Scusa....» Arya assunse uno sguardo colpevole e poi sussultò al tintinnio del suo cellulare, ne lesse il contenuto dal blocco schermo.

Ry so che ti sto rompendo le scatole ultimamente chiedendoti mille e mille favori....ma se devi passare a casa puoi salire da me a vedere se ho i parastinchi? Perché se non li ho nel borsone della trasferta è un problema.
L'avrei fatto io ma non torno a pranzo, avvisami che se non ci sono devo provvedere da qui.
Giuro che mi farò perdonare🖤

«Posso rispondere Leti? È urgente, altrimenti mi impazzisce.» Ed era vero, sapeva che Federico aveva l'allenamento mattutino in vista della trasferta e se aveva avuto il permesso di poter prendere il cellulare vuol dire che anche l'allenatore aveva capito l'urgenza della situazione, e lei di conseguenza avrebbe dovuto rispondere il prima possibile.

«Certo, dammi la mano sinistra allora così inizio con quella.»

Arya fece come Letizia le aveva detto e con la mano libera provvedete a scrivere una risposta:

Starlight - Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora