Capitolo 16 -Istinto-

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"Tutto pronto?" Chiesi elettrizzato. Quello che avevamo chiesto alla stanza era un luogo dove far festa, e quello che avevamo ottenuto era un salone delle proporzioni della sala grande, fornito di due tavoli enormi addossati alla parete orientale. Aries guardò l'orologio e annuì.
"Dovrebbero arrivare tutti a momenti." Ci avvisò Blaise, sorridendo felice.
Aveva avvisato quasi tutti del nostro party, chiedendo in giro di portare ogni cosa a disposizione.
Grazie alla sua spigliatezza, era riuscito anche a convincere alcuni ragazzi del sesto anno a farci da band per la serata, così ora mancavano solo le bevande.
"Sei stato davvero bravo." Si complimentò Aries, imbarazzata. Era il suo modo di chiedere scusa a Blaise per essere stata troppo precipitosa con la questione Ginny, supponevo.
Blaise scosse la testa e si fiondò su di lei, baciandola con foga. Abbassai lo sguardo.
"Potter! Dove mettiamo queste?"
Tiger e Goyle entrarono nella stanza con un paio di bottiglie ciascuno, salvandomi dal sentirmi una pezza. Sorrisi. "Su quel tavolo in fondo." Annunciai.
Dopo di loro ci furono una cinquantina di altri contrabbandieri che ci fornirono la base alcolica per alimentare la nottata. Ero stato ad accoglierli per tutto il tempo, e mi ero reso conto che Draco non si era ancora presentato. Erano le undici e mezza e la sala era piena di gente che ballava sulle note di qualche canzone sconosciuta, ma per qualche strano motivo, senza il mio migliore amico/ragazzo, non avevo nulla da festeggiare.
"Harry! Andiamo, vieni a ballare con noi. Non avevi detto che non ci avresti pensato per stasera?" Come al solito Aries mi aveva capito al volo. Vedendomi al margine della pista, perso nei pensieri, si era avvicinata a me e mi aveva esortato a fare qualcosa.
"Lo so, vorrei solo che Dray tornasse ad essere il mio migliore amico. Era tutto più facile prima. Voglio dire... Stiamo insieme da qualche giorno e già siamo sul punto di lasciarci. Non credi sia assurdo?" Borbottai arrabbiato. La ragazza rise, porgendomi la sua mano, affinché la stringessi e la seguissi.
"Niente dubbi esistenziali per questa sera, Potter." Mi rimproverò dolcemente, mentre io le stringevo la mano e lei mi trascinava a ballare. Era davvero una ragazza fantastica. Insieme a lei e Blaise, riuscii a dimenticarmi di tutto, o almeno, ci riuscii per le successive tre canzoni. Perché proprio quando stavo per illudermi che quella serata sarebbe andata nel verso giusto, intravidi la chioma bionda di Draco. Forse mi sta cercando. Pensai.
Spostai un paio di persone dalla mia traiettoria, con l'intenzione di raggiungerlo, ma mi bloccai non appena mi resi conto di una cosa. Draco si stava divertendo.
Era sudato, allegro, e stava ballando con un gruppo di Serpeverde, ridendo e scherzando con loro. Draco non mi stava affatto cercando, si stava soltanto godendo la serata senza di me.
Strinsi i denti, sentendo la rabbia montarmi dentro. Forse prendere a pugni quella porta non mi era affatto bastato. Era Draco quello che volevo picchiare. Avrei goduto anche nell'avere le nocche piene di sangue se solo fossi riuscito a fargli togliere quel ghigno dalla faccia.
Non avevo mai odiato qualcuno come stavo odiando lui in quel momento. Per anni i miei sentimenti per lui erano stati chiusi dentro di me, ma ero stato felice, perchè lo avevo avuto comunque al mio fianco. Ora, invece, lui mi aveva fatto uscire allo scoperto, mi aveva attirato nella sua subdola trappola, ed io ero rimasto fregato. Probabilmente Draco non aveva mai avuto l'intenzione di essere il mio ragazzo. Ero stato solo un giochetto per lui, ed ora avrei perso il mio ragazzo ed anche il mio migliore amico. Perchè illudermi con tutte quelle favolette sull'amore, se non aveva la minima intenzione di stare con me? Continuai a farmi spazio tra la folla a gomitate, ma questa volta in direzione dell'uscita. Fu un vero sollievo andare fuori da quella stanza. Tornare a respirare liberamente.
Avrei voluto chiedere scusa ad Aries prima di andare via, dirle che non era colpa sua se suo fratello era un coglione, ma evitai. In quel preciso momento lei e Blaise stavano passando un bel momento insieme e non mi andava di rovinare la loro nottata, soltanto perché la mia era semplicemente una merda. Me ne tornai in camera facendo attenzione a non farmi beccare da eventuali professori. Fortunatamente non c'era nessuno in giro. Girai l'angolo. Alla fine del corridoio c'era la mia sala comune, ma dovetti fermarmi non appena sentii delle voci. "Credi davvero che Albus potrebbe metterci i bastoni tra le ruote?" Era il professor Piton? Avrei voluto accertarmene, ma se fossi uscito allo scoperto in quel momento, non solo sarei stato nei guai, ma non avrei potuto continuare ad origliare.
"Non lo so, ma sai che se c'è qualcuno che ambisce al potere nel ministero della magia quello e lui, e non credo si faccia fermare da Voldemort." Rispose una voce femminile. Sembrava la McGranitt. Trattenni il fiato. Stavano parlando di Tom?
"Sì, lo sa anche Tom, è per questo che ha sempre cercato di tenere i ragazzi fuori dalla questione, ma ora..." Borbottò l'uomo, lugubre. "Per non parlare del fatto che tenta in tutti i modi di convincere gli studenti che Voldemort sia il cattivo della situazione..." Continuò.
La professoressa sospirò. "Non abbiamo altra scelta che tenere d'occhio i ragazzi e aspettare la prossima mossa." Le voci si allontanarono, accompagnate dal suono dei passi, via via più lontani. Ricominciai a respirare normalmente, correndo in sala comune, esultando quasi quando fui finalmente al sicuro in quelle mura famigliari.
Quindi era quello il nostro nemico? Albus Silente? Non mi era mai sembrato un uomo del quale aver timore, ma oramai non potevo più fare affidamento su nulla. Ogni cosa si stava rivelando il contrario di quello che avevo sempre immaginato...
Salii in camera, passando accanto ad una ragazza china e concentrata sui suoi libri. Mi venne da ridere. Con tutte le cose che mi stavano succedendo, lo studio e i problemi che ne derivavano sembravano così lontani da me.
I letti nella stanza erano ovviamente tutti vuoti, perfettamente in ordine.
Provai a non guardarli, mentre mi avvicinavo al mio baule. All'interno c'era un cellulare. Me lo aveva dato Adhane prima che io e Draco partissimo nuovamente per Hogwarts. Dentro c'era registrato il suo numero, ma anche quello di Sirius, di mia madre, mio padre...
Avevo promesso di chiamarli se avessi avuto qualcosa da chiedere o solo per parlare con loro, dopo aver riottenuto tutti i miei ricordi legati a loro.
Accesi il dispositivo e aspettai che mi si presentasse la schermata iniziale.
Trovai il numero che cercavo in rubrica e chiamai. Uno squillo, due...
"Harry?" La voce di Adhane mi riscaldò il cuore per qualche secondo.
Non risposi. Pochi minuti prima mi era sembrata una fantastica idea chiamarlo, ma ora che lo avevo fatto, non mi sentivo più così sicuro.
"Harry. Stai bene?" Riprovò il ragazzo, questa volta il suo tono acquistò una sfumatura di paura.
"Scusami, io..." Le lacrime presero a scorrermi sul viso.
"Harry..."
"Io volevo soltanto parlare con qualcuno..." Ammisi, sentendomi subito uno stupido. Adhane era l'ultima persona che avrei dovuto chiamare.
"È successo qualcosa con Draco?" Chiese subito. Ridacchiai ironico.
"Oh, ma è ovvio. La mia vita è appena stata scombussolata da una marea di informazioni e verità di cui non ero a conoscenza e tu pensi che ci sia qualcosa che non vada con Draco?" Chiesi, punto nel vivo.
"Mi dispiace, volevo solo-" Ma io lo fermai. "Mi conosci più di quanto mi piaccia ammettere." Sussurrai. Adhane rimase in silenzio.
"Scusami. Non avrei dovuto chiamare."
Dissi allontanando come una furia il cellulare dall'orecchio, schiacciando il tasto di fine chiamata.
"Stupido!" Urlai stringendo l'apparecchio nella mano, questo prese a squillare. Era Adhane che mi stava richiamando. Risposi, ma rimasi in silenzio.
"Qualsiasi cosa sia successa, Harry, vedrai che si risolverà." Sentivo la tristezza nella sua voce ovattata dal cellulare. Sapevo che era dura per lui pronunciare quelle parole, ma sapevo anche che le diceva perché pensava che quello fosse ciò che io volessi sentire.
Lui mi amava.
Lui non era Draco, e mi amava.
Me ne aveva dato prova più di una volta.
"Mi ricordo." Dissi ad un certo punto, a bassa voce.
"Che hai detto?"
"Ho detto che mi ricordo. Quello che avevamo io e te." Specificai.
"Tu ami Draco." Fece Adhane, come se quell'affermazione potesse chiarire tutto. Scossi la testa.
"Sì." Dissi e fui certo di sentire Adhane spezzarsi.
"Ma si può amare in tanti modi diversi..." Continuai.
"Sì, hai ragione." Confermò lui, sembrava quasi non credesse a quelle parole. Forse pensava che le avessi dette soltanto per farlo felice. In realtà era quello che pensavo.
"Adhane. Grazie mille per tutto." Dissi convinto. Silenzio. Non avrei ottenuto nessuna risposta da lui, lo sapevo. Così chiusi la chiamata, questa volta spegnendo anche il cellulare, che appoggiai sul comodino. Mi spogliai e mi misi sotto le coperte, ancora con le lacrime agli occhi. Non sapevo cosa pensare. Non avevo la più pallida idea di che strada prendere. Ero già stato messo ad un bivio, non tanto tempo prima... ed ero convinto di aver preso una decisione. Adesso non ero più in grado di capire se quella fosse o meno la scelta giusta. Era possibile cambiare opinione in un tempo così breve, e così tante volte? Forse ero soltanto un codardo incoerente.
Un rumore attirò la mia attenzione. La porta che sbatteva.
"Ohhhh... allora eri qui!" Urlò Draco, visibilmente ubriaco, cadendo sul pavimento e scoppiando a ridere. Andai subito da lui, cercando di rimetterlo in piedi. Lui mi spinse via.
"Grazie, ce la faccio da solo." Disse fulminandomi. Rabbrividii. Quello che avevo davanti non era il mio Dray.
"Per colpa tua mi sono dovuto sorbire mia sorella che sclerava." Mi rimproverò dandomi le spalle, cominciando a spogliarsi.
Me ne tornai a letto. Non lo avrei picchiato in quelle condizioni, ma di certo non avrei provato ad aiutarlo ancora. "Era solo preoccupata." Dissi, giustificando sua sorella. Lui borbottò qualcosa, lanciando in aria le scarpe che aveva appena tolto, poi si voltò verso di me e mi fissò.
"Harry?" Fece in tono interrogativo.
Alzai un sopracciglio, in attesa che continuasse. "Credo proprio che le cose tra noi non possano funzionare." Fece serio. Alzai gli occhi al cielo.
"Che ne dici se ne riparliamo domani mattina, quando sei lucido?" Risposi, al limite della pazienza.
"Non credo che cambierebbe ciò che penso. Ma se proprio ci tieni." E detto questo, si buttò sul letto, ancora vestito. Il suo respiro si fece più pesante, regolare.
Si era addormentato.
"Che stronzo." Sbottai infuriato, girandomi dall'altro lato, prendendo sonno anche io.

Double Trouble || DrarryWhere stories live. Discover now