Capitolo 3 -kiss boy-

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Era la mattina del ventidue dicembre e tutti gli studenti che dovevamo tornare a casa affollavano i binari del treno in attesa di poter salire su uno dei tanti vagoni. Aries saltellava felice intorno a me, al contrario di suo fratello che se ne stava in disparte, senza parlare o anche solo rispondere a qualsiasi nostro tentativo di relazionarci con lui. Negli ultimi giorni era stato sempre così, parlava con me lo stretto necessario e passava la maggior parte del suo tempo ad allenarsi nel campo di Quidditch insieme a Blaise o da solo. Sapevo che ce l'aveva con me per la mia affermazione di qualche giorno prima, ma non ero pronto a fare un passo indietro. Era stato scorretto da parte sua interferire tra me e Theodore e anche se non mi importava un fico secco di quel ragazzo, avevo tutte le intenzioni di capire per quale motivo Draco si fosse posto in quella maniera verso di lui. Lo osservai di sottecchi, mentre saliva sul treno e spariva nello stretto corridoio del veicolo, prima di seguirlo. Le sue spalle erano fasciate da un maglione color panna ed era chiaro che gli allenamenti dell'ultimo periodo le avessero rese più larghe e toniche. Mi costrinsi a non sbavare quando il biondo si arrotolò le maniche fino al gomito e sollevò la valigia di sua sorella, facendo guizzare i suoi muscoli. "Ho avvertito la mamma del nostro arrivo, nella scorsa lettera..." Cominciò a dire Aries, sedendosi sul sedile opposto a quello di Draco, e costringendomi a sedermi al fianco di lui, dato che aveva occupato il resto della seduta con la gabbietta contenente Miki, il suo gufo. Sia io che Draco rimanemmo in silenzio. La castana passò lo sguardo su entrambi, poi sospirò. "Qualsiasi cosa sia successa tra voi, risolvetela adesso o posticipatela a dopo le feste. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno al Manor è un dramma da risolvere." Il suo tono di voce prese una piega grave che era stata sempre assente in lei. Dovevo dire che stonava addirittura con il suo viso da angelo e il suo abbigliamento da ragazza per bene.
Dopo averci sgridato, infatti, la ragazza si sciolse in un sorriso tenero. Il rumore del treno in partenza la distrasse dal dire qualcosa, ma non appena dal finestrino il paesaggio prese a cambiare, il suo viso assunse una strana smorfia. "Mi sono appena ricordata di una cosa. Ci vediamo dopo." Disse scappando via. Draco la seguì con gli occhi per un po', ma poi la perse di vista. Io, cogliendo subito la palla al balzo, mi spostai davanti a lui. "Ha ragione, sai? Non dovremmo farci vedere così a casa tua." Feci sincero, accavallando le gambe e appoggiando la testa sulle mani in modo che il mio volto fosse più vicino a lui. I suoi occhi grigi si fissarono nei miei e lessi in quelle pietre opache ogni sua piccola emozione, che si dissolse nell'aria, quando portò lo sguardo nuovamente verso il finestrino. "La prima volta che mi hai detto il tuo nome, rimasi sorpreso da esso e tu cogliesti l'occasione per sgridarmi. Mi dicesti che eri stato sempre famoso e lo avevi scoperto da poco..." Mormorò Draco, io annuii. Ricordavo bene quel giorno, anche se non capivo il nesso con quello che stavamo dicendo. "Cosa sai sulla morte dei tuoi genitori?" Chiese a bruciapelo. Il respiro mi si mozzò in gola. Nessuno mi aveva mai chiesto una cosa del genere, neppure lo stesso Draco. Non avevo mai parlato volontariamente della mia famiglia e nemmeno di tutta la faccenda che li vedeva coinvolti. La stessa faccenda che mi era stata raccontata dal preside Albus Silente, in occasione di un mio richiamo per aver preso a pugni un ragazzo Tassorosso. "So quel che la gente sa. Che sono morti per combattere contro un uomo cattivo e che sono riusciti nel loro intento, anche se hanno perso la vita." Dissi, Draco parve pensarci per un attimo, poi annuì. "Ti hanno detto chi era quell'uomo?" Chiese ancora. Aggrottai le sopracciglia. "Perché ti interessa così tanto aprire questo argomento ora?"
Il ragazzo si passò le mani tra i capelli, dimostrandomi tutta la sua disperazione. "Mi interessa perché ti sei cacciato in un guaio più grande di te, Harry. E solo ora mi rendo conto di quanto sia in parte colpa mia." Mormorò, confondendomi ancor di più. "Draco, che diavolo stai dicendo?" Sentivo i nervi a fior di pelle e l'ansia strisciarmi addosso come una fastidiosa larva.
"Harry. Ascoltami bene. Qualsiasi cosa succeda a casa mia, devi giurarmi che non ti staccherai un solo attimo da me." Mi minacciò.
"Draco, sono anni che vengo a casa tua e..."
"Questa volta è diversa." Quelle parole bastarono a farmi comprendere la gravità della situazione e ad accettare passivamente l'ordine del biondo. Mi fidavo di lui, era l'unica persona che non mi aveva mai mentito. L'unico ragazzo che avrei potuto seguire fino ai confini del mondo, con la convinzione che non mi sarebbe accaduto nulla.
Il resto del viaggio lo passammo in silenzio, che fu reso più pesante dall'assenza di Aries.
Avevo il sospetto che la faccenda che aveva ricordato di dover svolgere all'inizio del viaggio, riguardasse Blaise, così non accennai a sottolineare il fatto che non fosse con noi, fino a quando nob mi accorsi che la meta era vicina. "Vado a cercare Aries." Dissi, infatti, ad un certo punto. Draco mi rivolse uno sguardo di sufficienza e borbottò qualcosa di indecifrabile. "Non ti scomodare. Se conosco bene mia sorella, tra meno di due minuti la vedrai entrare da quella porta, spensierata come al solito."
E fu così. Aries varcò la soglia nel vagone esattamente un minuto e cinquantasei secondi più tardi, con un sorrisetto furbo stampato sul viso e la sua risata che aleggiava nell'aria. "Come dicevo..." Fece retorico il biondo. Io non riuscii a non sorridere. Era così bello anche da imbronciato.
"Stavate parlando di me?" Chiese impettita la ragazza, Draco alzò le mani al cielo e scosse la testa. "Niente affatto." Rispose del tutto ironico, ma lei non parve interessarsene, guardandosi le mani in modo critico, per poi lamentarsi di come fossero screpolate a causa del freddo; argomento che fu al centro dei suoi monologhi per tutto il tempo, fino a quando non arrivammo finalmente al Manor. Ad accoglierci fu uno degli elfi domestici della famiglia Malfoy, che si caricò in spalla i nostri bagagli e barcollando per il troppo peso, cominciò a portarli sù per le scale. Ridacchiai per il suo modo buffo di camminare, sembrava quasi che le valigie camminassero da sole, dato che il piccolo essere ne era sommerso fino a risultare invisibile ad i nostri occhi. "Ragazzi! Finalmente siete arrivati!" Lucius scese le scale, riservando un cenno disgustato verso l'elfo domestico, per poi sorriderci affabile, Aries prese la rincorsa e si lanciò verso di lui, abbracciandolo con trasporto. Lui ricambiò la stretta e le sussurrò qualcosa all'orecchio, alla quale lei rispose con sorrisetto divertito, annuendo.
"Sono contento che siate tornati per le feste." Disse l'uomo subito dopo, allontanando la figlia, mettendole le mani sulle spalle e posizionandola al suo fianco, ma allo scalino sottostante. Lucius indossava un lungo cappotto in pelle nero, anche se non poteva definirsi propriamente un abbigliamento casalingo. Accennai un mezzo sorriso di circostanza. "Harry la tua stanza è sempre pronta ad accoglierti. Ricordi la strada, vero?" Chiese con voce melliflua. La prima volta che arrivai a Malfoy Manor, i genitori di Draco furono più che lieti di accogliermi, facendomi usufruire della stanza degli ospiti,ma dopo quella volta, ero tornato così di frequente in quella villa, che la stanza era diventata ormai di mia proprietà. La suddetta camera era posizionata al secondo piano, nell'ala ovest riservata ai più piccoli della famiglia. Per questo era collocata proprio di fianco a quella di Draco. Era bello poter avere uno spazio tutto mio, anche se spesso io e Draco finivamo per addormentarci sul pavimento di camera sua, troppo presi a chiacchierare fino a notte fonda per separarci. "Certo, signore. È un piacere vederla di nuovo." Risposi abbassando il capo in segno di rispetto, poi scambiando uno sguardo di intesa con il biondo, salii le scale in direzione della mia stanza. Percepii la voce di Lucius farsi sempre più fievole fino a che non scomparve del tutto, mentre mi addentravo nell'ala che stavo cercando. La carta da parati presente sulle pareti era chiara e luminosa come al solito, e donava luce e freschezza all'ambiente circostante. Le mura si alternavano a massicce porte in legno, che delimitavano i confini dei locali adiacenti, ne contai le facciate fino a quando non trovai quella che cercavo. La vernice si era schiarita a causa dell'usura del tempo, ma manteneva ugualmente un aspetto nobile e dignitoso. La aprii ed entrai dentro con un sospiro, trovando ad aspettarmi il mio baule, rigorosamente posto ai piedi dell'ampio letto. Lo superai e mi buttai sul materasso morbido, chiudendo gli occhi e beandomi della sensazione di pace che quel gesto mi procurava. Continuavo a ripensare alle parole di Draco e a quanto mi fosse sembrato preoccupato nel pronunciarle. Forse c'era davvero qualcosa di grosso in ballo e io volevo scoprire di cosa su trattasse. Era la mia natura.
Aprii gli occhi e fissai il soffitto, pensieroso. Fin dal momento in cui avevo varcato le porte di Hogwarts e soprattutto le porte della sala comune dei Serpeverde, ero stato messo a conoscenza nel fatto che mi fossi schierato dalla parte dell'assassino dei miei genitori. I Serpeverde erano i cattivi e io non avevo fatto altro che tradire il mio stesso sangue entrando a far parte di questa casa. Questo era quello che tutti nel mondo magico pensavano, anche se non mi era stato riferito in modo diretto.
Io non la vedevo allo stesso modo. Non mi ero mai considerato un bravo ragazzo e non ero mai stato gentile con nessuno, perché nessuno era mai stato gentile con me. Non avevo sperimentato l'amore di una madre e di un padre e questo mi aveva segnato a tal punto da farmi diventare ciò che ero. Non mi importava nulla di essere uno dei cattivi, perché per quanto avessi sentito le storie che ritraevano Lily e James come i buoni della situazione, potevano anche avere torto. Potevano anche essere loro quelli sbagliati; quelli cattivi. Io di certo non lo avrei mai saputo. Erano morti, insieme al loro nemico.
"Quella faccia corrucciata non ti dona per niente, Harry Potter." Una voce sconosciuta fece dissolvere i miei pensieri, facendomi concentrare sul nuovo arrivato. Appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate, vi era un ragazzo dalla bellezza eterea che pareva avere circa la mia età. I capelli neri erano nascosti in gran parte dal cappuccio della maglia che aveva tirato sulla testa, mentre i suoi occhi altrettanto scuri, risaltavano per il pallore della sua pelle, così come le sue labbra sottili e rosee, piegate in un sorrisetto furbo. Le sue mani sottili erano fasciate in strani guanti che lasciavano le dita affusolate scoperte, coprendo soltanto il palmo e il dorso, ricordandomi i motociclisti babbani. Al contrario di questi, il ragazzo sconosciuto, indossava dei normalissimi abiti sportivi e il suo fisico asciutto era la prova che non fosse adatto ad una carriera del genere. "Non volevo spaventarti." Parlò nuovamente, al che mi ritrovai a scendere dal letto, fulminandolo con severità. "Non sono il tipo da spaventarsi per un ragazzino dall'aria afflitta che si presenta alla porta." Risposi in tono offensivo, ma invece di risultare colpito o infastidito dalle mie parole, il ragazzo sorrise ancor di più, e staccandosi dalla porta si avvicinò a me. "Sapevo fossi un tipo cazzuto. Mi piace. Io sono Galen, comunque."
Si presentò porgendomi la mano inguantata, che strinsi con forza. "È inutile che io mi presenti, a quanto pare sai già chi sono." Feci, un po' risentito. Lui annuì con slancio. "Galen. Tu non dovresti essere qui. Tua madre ti sta cercando." Draco spuntò dal nulla, afferrando Galen per la spalla, costringendolo a fare qualche passo indietro. La scossa che mi aveva fatto provare la sua stretta di mano, scomparve del tutto mentre si allontanava da me e quasi ci rimasi male. "Sei davvero noioso cuginetto. Cos'è, hai smarrito la retta via? Strano... mi pare che il tuo amico qui presente sappia con certezza quel che vuole." Bisbigliò Galen, senza perdere il sorrisetto che aveva sulle labbra. Draco mi rivolse uno sguardo indagatore, come a voler leggere dentro di me una risposta alle parole di Galen. "Cuginetto?" Chiesi, invece, io. Adesso capivo per quale motivo il ragazzo mi pareva così attraente e simpatico. Era un parente di Draco, gran parte del sangue che scorreva in Galen, era lo stesso presente nelle vene del biondo. "Non vado fiero di essere cugino a questo musone, ma la famiglia non si sceglie, no?" Disse il moro, facendomi ridacchiare. "Adesso devo andare, ma Harry... scommetto che io e te diventeremo ottimi amici." E detto questo, andò via, non prima di avermi rivolto un cenno di saluto accompagnato da un occhiolino. Draco strinse i pugni e sbatté la porta alle sue spalle, con rabbia.
"Ti ho lasciato da solo per due fottuti minuti!" Urlò, come se al posto di suo cugino, fosse entrato in camera mia una specie di maniaco sessuale, accompagnato da un serial killer di rinomata fama. Alzai le mani al cielo, comunicandogli la mia frustrazione.
"Draco, era solo tuo cugino..."
"Tu non lo conosci."
"Beh in questi giorni mi sembra di non conoscere neanche te."
"Era per questo che non volevo che venissi..." Borbottò a bassa voce. Talmente bassa da chiedermi se avessi sentito bene ciò che aveva appena detto.
"Allora è così. Tutta la sceneggiata per Theo... lo hai fatto perché speravi che litigando con te, avrei rinunciato a venire qui per le vacanze..."
Avevo considerato un'ipotesi del genere, eppure l'avevo scartata a prescindere. Non avrei mai creduto che Draco fosse capace di tanto; non quando si trattava di me. E poi perché avrebbe dovuto tenermi lontano dal Manor?
"Beh, forse in parte. Diciamo che ho approfittato della questione per comunicare il mio disappunto."
"Dray..." Lui si sedette sul mio baule e sospirò. "Harry, non mi importa se ti arrabbi con me, ma devo dirtelo. Credo che tra te e Theodore le cose si siano fatte troppo... troppo serie." Disse tutto d'un fiato, forse temendo che se non avesse fatto in quel modo, le parole sarebbero rimaste intrappolate nella sua gola. Sbruffai.
"Draco, te l'ho già detto: questa è una cosa che non ti riguarda." Dissi rimanendo fermo sul mio punto. Lui si alzò e senza darmi il tempo di dire o fare qualcosa, mi lasciò un bacio a stampo sulle labbra. Qualcosa di così leggero da sembrarmi frutto di un sogno ad occhi aperti.
"Ci siamo lasciati..." Sussurrai.
"Cosa?" Fu la risposta confusa.
"Stamattina io e Theodore ci siamo lasciati." Chiarii. Gli occhi grigi di Draco erano accesi dalla sorpresa e dall'eccitazione.
"Perché?" Chiese, in cerca di ulteriori dettagli. Scossi la testa.
"Te lo avevo detto che tenevo tutto sotto controllo." Borbottai, prima che le sue labbra fossero di nuovo sulle mie.

Double Trouble || DrarryWhere stories live. Discover now