Rivincita[1/6]

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Quando le vide scendere, Durga quasi saltò sulla sedia. Era ancora piena di energie, vitale come e più di tutte le altre mattine.

- Buongiorno! - le salutò.

- Buongiorno. -

Nemeria si sedette al suo fianco, mentre Noriko prese posto di fronte a lei. Era strano vederla allegra, o quantomeno così allegra, anche se ormai si era ormai abituata alla sua faccia sempre sorridente. Quel suo chiacchiericcio era un sottofondo piacevole.

- Beata te che non senti la tensione di oggi. -

- Oh, io la sento eccome! Ma l'eccitazione è molta, molta di più. - ridacchiò e afferrò un fico dal piatto di Ahhotep, - Finora è andato tutto bene. Tana è stata contentissima sia della mia esibizione sia di quella di 'Tep. Non vedo perché dovrei essere preoccupata. -

- Tuttavia hai gli occhi rossi. Dormi bene la notte? -

Le teste di Durga e Ahhotep scattarono quasi in simultanea in direzione di Noriko.

- La sera, a essere sincera, mi sento sempre molto stanca. Poi mi sembra di svegliarmi spesso. 'Tep però mi ha assicurato che dormo come un ghiro. -

Guardò la sua amica in cerca di conferme e Ahhotep annuì, convinta.

- Me lo sono chiesto perché hai questi occhi da quando è cominciato il torneo e mi è venuto spontaneo farmi qualche domanda. - Noriko prese un'oliva e la snocciolò in pochi gesti, - Comunque, se quel rossore dovesse persistere, sarebbe il caso che ne parlassi con Nande. -

Ahhotep si morse l'interno della guancia con così tanta forza che persino Nemeria lo notò.

- Grazie della tua premura e dei tuoi consigli, ma sono certa che non sarà necessario. -

Noriko soppesò lo sguardo su di lei per un minuto buono.

- Lo spero per lei. - concluse.

Durga aveva gonfiato le guance, ma Ahhotep le fece cenno di lasciar perdere con un gesto svogliato della mano. C'era una nuova calma sul suo viso, una distensione dei lineamenti che persino a Nemeria parve finta. E, dall'occhiata che le rivolse Noriko, non doveva essere l'unica ad averlo notato.

Terminata la colazione, si diressero nel cortile centrale, dove li attendevano i soldati e i lanisti. Koosha, con grande sorpresa di tutti, non c'era.

Venne formato un gruppo compatto, con Nemeria e Noriko davanti, e a seguire tutti gli altri. Nessuno, neppure Mina, che aveva le labbra arricciate in una smorfia contrita, osò dire nulla. A giudicare dall'espressione tronfia di Tyrron, di qualsiasi cosa avessero discusso, lui aveva vinto.

Quando le porte si aprirono, Nemeria rimase stupita nel vedere quante persone ci fossero già in piedi a quell'ora. La folla assiepata dietro i cordoni di guardie e le ringhiere non era paragonabile a quella che le aveva accolte la sera prima, ma quegli occhi adoranti, seppur meno numerosi, le facevano venire i brividi.

Anche senza l'abito di Ehsan, molti la riconobbero. Addirittura una bambina strattonò la veste di sua madre finché questa non appuntò lo sguardo sull'oggetto del suo interesse. Il misto di curiosità e ammirazione che le si dipinse sul viso quando capì chi era, il modo quasi timoroso con cui scandì il suo nome, provocò a Nemeria un piacevole formicolio lungo la spina dorsale.

Entrarono dalla stessa porta che, tempo prima, Nemeria aveva oltrepassato per andare a incontrare Pavona. La volta precedente non ci aveva fatto molto caso, ma all'inizio e alla fine del corridoio, dopo la rampa di scala, c'erano due cancelli di un ferro così scuro da confondersi nella semioscurità.

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