Una serie di sfortunati eventi

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La pioggia scendeva rapida in quel nuvoloso sabato mattina. Il vento gelido soffiava talmente forte da costringermi ad avvolgere la sciarpa di lana bianca fin sopra il naso e tenere una mano all'interno del cappotto. L'altra era invece impegnata a reggere l'ombrello che di tanto in tanto si piegava a causa del vento eccessivo. Quel brutto tempo mi faceva desiderare di arrivare il prima possibile a scuola. Avevo incredibilmente freddo e per colpa di quella dannatissima pioggia mi stavo bagnando dalla testa ai piedi. Quando arrivai a scuola, fui avvolta immediatamente da una piacevole sensazione di calore che mi provocò un leggero rossore alle guance. Stavo camminando lungo il corridoio che mi avrebbe portato all'aula di matematica quando fui raggiunta da Audrey e Katherine.

-Dovrebbero rendere illegali i compiti di matematica alla prima ora: sono un crimine contro natura- sbuffò quest'ultima con aria infantile.

-Non preoccuparti Kat, se hai bisogno, cercheremo di aiutarti- rispose Audrey con un sorriso di conforto.

Quando entrammo in classe notai Katherine impallidire e portarsi una mano tra i capelli. Appena suonò la campana, la professoressa Jordan iniziò a distribuire i compiti. Era una donna bassa e paffuta, con uno stile piuttosto bizzarro. Di solito indossava maglioni dai colori più sgargianti e quel giorno aveva optato per uno arancione. 

Riuscii a passare il compito a Katherine che alla fine dell'ora non riusciva a smettere di ringraziarmi e riempirmi di abbracci. Quella giornata sembrava trascorrere tranquillamente fino alla quarta ora, ovvero letteratura. Per evitare un'altra ramanzina del professor Farwood, arrivai in classe cinque minuti in anticipo con Katherine e Audrey.

-Mi stupisco della sua puntualità, signorina Hastings- commentò il professore comodamente seduto alla cattedra. Realizzai un falso sorriso di rimando e mi andai a sedere in silenzio. In quel momento notai Styles entrare insieme al suo amico Tomlinson e quando compresi che entrambi avevano intenzione di sedersi al banco davanti al mio ebbi un colpo di genio. Aspettai che Il Nido d'Uccelli spostasse la sedia di legno e improvvisamente la scostai con il piede prima che riuscisse a poggiare il suo sedere. Cadde a terra con un tonfo che fece voltare l'intera classe. Scoppiai a ridere e non potei fare a meno di vedere che anche Tomlinson non riusciva a trattenersi. 

-Povero Styles- commentai ironica tra una risata e l'altra.

-Hastings, hai rotto il cazzo- affermò tra i denti il riccio alzando involontariamente il tono di voce.

-Adesso basta!- si intromise il professore per poi continuare -è da quando avete entrambi iniziato a frequentare questa scuola che date noie a me e ai miei colleghi con i vostri litigi infantili. Questa situazione deve finire. Avevo intenzione di dividervi a coppie per un compito che dovrete consegnare la settimana prossima. Quindi voi due lavorerete insieme-.

In quel momento il mondo mi crollò addosso e avrei quasi voluto supplicare Fawood in ginocchio per fargli cambiare idea.

-Professore, ci mandi dal preside! Se vuole ci sospenda, ma la prego non ci faccia svolgere questo compito, insieme- disse Styles che probabilmente condivideva la mia stessa sensazione di disgusto. 

-Non mi interessa- rispose lui. Farwood era un uomo malvagio, sapeva che non saremmo mai riusciti a svolgere il compito. La cosa peggiore fu scoprire l'argomento del compito, in altre parole Romeo e Giulietta. Iniziai a pensare di essere una calamita capace di attrarre tutte le disgrazie oppure era colpa del karma che voleva punirmi per qualche cosa che avevo commesso. Per tutta la mattinata pensai e ripensai a che cosa avessi fatto di male per meritarmi una simile punizione. L'unica cosa che mi rallegrava era la festa di quella sera, ma anche quella felicità scomparve nel momento in cui, al ritorno da scuola, i miei genitori mi informarono che quella sera i coniugi Styles e figlio avrebbero cenato a casa nostra. Inutile dire di aver tentato di persuadere i miei genitori a non far entrare il Nido d'Uccelli in casa nostra, ma dovetti rinunciare nel momento in cui minacciarono di impedirmi di andare alla festa. Stranamente neanche la finta crisi di pianto aveva funzionato. C'era qualche cosa che non quadrava in quella situazione: i miei genitori non costringevano me e Styles a partecipare ad una cena oramai da anni. Di solito iniziavano a volare insulti pesanti ancor prima del dessert e questa era una delle motivazioni per cui sia i miei genitori che quelli del Nido d'Uccelli non insistevano più di tanto a farci partecipare alle cene. 

10 Things I Hate About You [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora