Capitolo 1.

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Oggi.

«Arya sei in giro?» La voce ovattata di Federico le giunse alle orecchie tramite il bluetooth dell'auto collegato al suo telefono.

«Si, vuoi che ti prenda qualcosa?» Assottigliò gli occhi per accertarsi che il semaforo che stava per incontrare fosse verde e poi quando ne fu certa passò.

«No, volevo solo chiederti se potevi venire a prendermi, Giorgio oggi vuole fermarsi dai tifosi e a me fa male la testa per poterlo fare.»

Arya se lo immaginava seduto mentre si stringeva le tempie e non poté fare a meno di rendersi conto che effettivamente Federico era diventato parte integrante della sua routine, complice il fatto di abitare sopra di lei certo, ma anche perché avevano due caratteri che difficilmente andavano in contrasto.

«Va bene sto per arrivare.» Annuì ma poi scosse velocemente la testa rendendosi conto che Federico non la poteva vedere e cambiò direzione.

Nel traffico cercò con la mano sinistra il badge che avrebbe dovuto mostrare alle guardie all'entrata, una copia che il calciatore le aveva lasciato quando si era accorto che Arya sarebbe andato a prenderlo per molte altre volte.

«E poi dimmi che hai Oki a casa perché potrei spaccare tutto dal dolore che ho.» Mugugnava Federico non riuscendo per niente a coprire il rumore che i suoi compagni facevano a fine allenamento.

«Muoviti a vestirti perché ho intenzione di andare a casa il prima possibile, e si ho l'Oki.» Lo disse con un tono quasi ovvio, Arya non assumeva farmaci per il mal di testa, faceva uso solo di innocenti pillole per il ciclo quando proprio non ne poteva, quindi Federico sapeva che le prendeva solo per lui e per la sua -non esattamente- memoria di ferro.

«Faccio velocissimo e sta attenta ai semafori non voglio altri punti ritirati sulla mia patente.» Pungente come al solito chiuse la telefonata senza darle il tempo di replicare.

Non aveva fatto nulla di male lei, di certo quando era arrivata l'ennesima multa lui si era offerto per farsi togliere i punti alla sua patente immacolata con ben 30 punti tondi tondi; lei non aveva chiesto nulla ma forse Federico l'aveva fatto per non farle togliere del tutto il documento (certo commettere la stessa inflazione nell'arco di un mese non era una cosa carina e bella ecco) anzi, il forse non ci voleva.

Era passata con il rosso e non aveva detto niente che potesse andare a suo favore, così aveva abbassato la testa all'ammonizione di Federico e lo aveva abbracciato come un peluche quando le aveva proposto il favore.

Due canzoni e un gioco alla radio dopo l'Allianz Stadium si palesò ai suoi occhi e così anche il centro di allenamento con il suo hotel nel quale i giocatori alloggiavano durante il ritiro in casa.

Non si preoccupò di indossare gli occhiali da sole spessi, il sole non era poi così tanto forte, e poi i fan -quelli della categoria più stalker- l'avevano già scoperta ed etichettata come l'amica del Berna, e lo era, solo che all'inizio le fantasie di una storia d'amore si erano fatte largo nella mente dei tifosi e ad Arya erano arrivati insulti su insulti senza un valido motivo.
Non che ora non gliene arrivassero, ma certo erano più contenuti.

«Salve.» Sorrise all'uomo in divisa che con lo sguardo esaminava il badge, poi le sorrise e le fece cenno con la mano di proseguire.

Di sottofondo i tifosi si sentivano ma non ci fece tanto caso.

«Ciao Ry.» Federico salì in auto posandole un bacio sulla guancia e chiamandola con il suo solito nomignolo, si era sforzato e aveva studiato infiniti nomignoli per chiamarla come solo lui doveva fare ma alla fine ce l'aveva fatta ad inventarsene uno tutto suo.

Starlight - Federico Bernardeschi Where stories live. Discover now