Capitolo due.

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Acqua

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Acqua.
Avevo un disperato bisogno di acqua. La mia gola era più arida del Sahara, porca miseria, e nelle mie vene scorreva ancora più alcol che sangue. Non che fosse una novità, comunque.

E non era nulla di nuovo nemmeno il corpo mezzo nudo di fianco al mio. Emisi un mugolio assonato, strofinandomi gli occhi, e cercai di ricordare qualcosa della sera precedente.

Ma nulla. Zero, il vuoto. Avevo a mente solo il momento in cui ero arrivata alla confraternita e mi ero data al gin, poi il buio totale. Dovevo smetterla di massacrarmi il fegato, maledizione.

Girai il volto, puntai al ragazzo che continuava a dormicchiare indisturbato. Ugh, era biondo. Ero davvero messa così male la sera prima? Non mi erano mai piaciuti i biondi.

Senza alcuna delicatezza, gli diedi una botta sulla spalla. «Ehi!».

Niente. Al contrario, il tipo ebbe l'ardire di spalancare la bocca e russare.

Okay. Allora.
Non ci siamo.

«Ehi!», riprovai più forte, le mie corde vocali raschiarono e il cerchio in testa si fece più risoluto. «Svegliati, cazzo!».

All'ennesima manata che gli assestai sul braccio, finalmente, sussultò e spalancò gli occhi. Azzurri. Nel complesso, dopo tutto, era carino.

Impiegò un po' per mettere a fuoco, dovette sbattere le ciglia un paio di volte e stiracchiarsi come un ghiro, poi sbadigliò e sprofondò la testa nel cuscino, mugugnando un: «Che c'è?».

Dio, sempre la stessa storia.

Roteai gli occhi, mi scrollai di dosso le lenzuola e, con le chiappe al vento, scesi dal letto per dirigermi verso l'armadio.

«Woah!», lo sentii esclamare alle mie spalle.

Davvero molto esaustivo, dovevo dargliene atto. Immaginavo che gran discorsi avessimo fatto per finire a rotolarci sul mio materasso.

Spalancai l'anta di legno. «Sì, bravo», sbadigliai, quindi afferrai la biancheria intima abbinata, dei jeans attillati e una magliettina bianca. «Io vado a farmi una doccia...»

«Ce la facciamo insieme?».

Nemmeno lo guardai, tirai dritta verso la porta. «E quando torno voglio trovare questa stanza vuota».

«Ma pensavo...»

Lo scricchiolo della serratura che si chiudeva coprì la voce del ragazzo, per fortuna. Non mi andava proprio discutere anche quella mattina.

A quanto pareva, non esistevano più gli uomini di un tempo o, perlomeno, non riuscivo a beccarli io. All'improvviso volevano tutti intrattenersi e fare conversazione.

Pronto?
Dammi il cazzo e poi dissolviti. Non me ne frega niente di te.

Sotto il getto d'acqua, arricciando la bocca, mi battei la mano sul petto per controllare il mio battito. Sì, avevo ancora un cuore. D'ottone, ma c'era.

Raving. Ladro di CuoriWhere stories live. Discover now