Capitolo tre.

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«Non ci siamo, Baby J»

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«Non ci siamo, Baby J». Scossi il capo, sbuffando una nuvola di fumo. «Non ci siamo per niente».

Il cemento grattò quando si strusciò più indietro sul tavolo per affiancarmi. «Cosa? E perché?».

«Perché lo stai fissando come un cazzo di stalker, fratello. Non puoi farlo, lo infastidisci. Come ti sentiresti tu al suo posto, mh?».

Baby J assottigliò le palpebre e mi guardò con una discreta irritazione. Uh, era suscettibile il ragazzo. Se io ero permaloso, cosa non vera comunque, Ander era una principessina con gli ormoni perennemente alterati. Il suo soprannome gli calzava a pennello.

«Non lo so, Rav. Tu come ti sentiresti al suo posto?», scattò.

Ignorando il tono altezzoso, osservai di sottecchi Declan, detto il Roditore. Dec ormai aveva passato più anni in prigione che in libertà e, in qualche modo, era in grado di procurarsi qualsiasi cosa in cambio di soldi o favori. Con cognizione di causa, la seconda opzione non era mai quella giusta.

I debiti di favore in carcere erano pericolosi.

Feci una smorfia nel momento in cui Dec dovette appoggiarsi al muretto per sedersi sulle tribune. «Incazzato per la scoliosi, di sicuro».

A Baby J fremettero le labbra sottili, gli si illuminarono tutte le lentiggini baciate dal sole del mattino, e sospirò divertito. «Sei un coglione. Dico sul serio».

«Sì, anche io. Ho un tatuaggio sulla schiena troppo bello per avere la scoliosi».

«Fanculo, Raving. Hai intenzione di aiutarmi o no?».

Mi indispettì che non mi chiese nulla riguardo il mio tattoo. A parti inverse io l'avrei fatto. Ma a quanto pareva Baby J era soltanto uno dei tanti che pensavano solo a salvaguardarsi le chiappe. Non gliene fregava niente di fare amicizia né di mettermi in mezzo in brutti giri in cui non volevo entrare.

Distesi un palmo sul tavolo, dietro di me, e imbronciai le labbra in un muso infastidito. Scrollai la testa. «Devi prenderlo da parte e dirgli quello che vuoi. Ti verrà fatto un prezzo, a quel punto deciderai se accettare o meno e, tempo di qualche giorno, ti lascerà ciò che deve insieme alla colazione».

«E il pagamento? Quando verrà a riscuoterlo?».

«Soldi? Subito. Favori?». Mi strinsi nelle spalle, deviai lo sguardo altrove, verso la rete metallizzata. «Quando ne avrà bisogno».

Tirai un'altra boccata dalla sigaretta quasi consunta, mentre Baby J rifletteva sulle mie parole e tornava a guardare Declan e la sua cricca.

Raving. Ladro di CuoriWhere stories live. Discover now