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Continuava a piangere. Le lacrime scendevano come fiumi infiniti sulle sue guance, e i singhiozzi gli riempivano la bocca e gli bloccavano la respirazione, facendolo sentire già morto. Era un pianto disperato, una richiesta d'aiuto nei confronti di chiunque si trovasse in cielo. Stringeva forte la mano di Yoongi, come avrebbe voluto fare per molto altro tempo. Ti prego, lasciami qui, implorò, lasciami con lui.

Qualche secondo dopo, svegliato dal rumore del pianto dell'altro, Yoongi alzò piano la testa, per rendersi conto solo dopo di quello che stava avendo luogo. Hoseok era seduto, con la schiena piegata in avanti. Le sue mani stringevano la sua, e la sua fronte quasi la sfiorava, quasi volesse tenerla per sempre con sé. Il corpo scosso per colpa del pianto forte. Sgranò gli occhi. «Hoseok...» disse soltanto, piano, stringendo a sua volta la mano dell'altro.

Il rosso si sentí ancora più a pezzi quando la voce di Yoongi si fece sentire in quella stanza. Non rispose niente, continuando a tenere la testa bassa. Ma il corvino lo costrinse a guardarlo, posando una mano sulla sua guancia. «Hoseok, guardami.» gli disse, sentendo poi dentro di sé tutto spezzarsi per la vista del volto del rosso completamente sconvolto. Arricciò le labbra. «Ci sono io con te, ora. Va tutto bene, resterò con te finché vorrai. Sono qui.»

Voleva essergli di conforto, aiutarlo e farlo sentire meno solo, ma erano le ultime parole che Hoseok voleva sentire, facendogli pesare ancora di più le proprie colpe sulle spalle. Chiuse gli occhi, abbassando di nuovo la testa. «Ti prego non farlo...» lo implorò a bassa voce «Non farlo, non rimanere così vicino a me... I-io... Io ti farò solo del male...» disse ancora, con la voce spezzata e piano.

«Tu non potresti mai farmi del male, Hoseok.» rispose Yoongi, con tono serio.

Ma il rosso scosse la testa. «Non sai di cosa parli.» disse a sua volta, con la voce più forte e dura, come se stessero avendo una pesante litigata «Restare accanto a me, adesso. Non c'è follia più grande di questa.» continuò, ma la voce si spezzo ancora, facendolo risultare di nuovo sull'orlo del crollo.

Yoongi abbassò lo sguardo, sentendo un peso sul petto quando si accorse del proprio quaderno sulle gambe dell'altro. «L'hai letto, vero?» chiese immediatamente, spaventato.

Hoseok sgranó appena gli occhi. «Y-yoongi, io...—» tentò di dire.

Yoongi scosse la testa. «Ti ho solo chiesto se l'hai letto o no.» lo interruppe con velocità. Il tono era completamente cambiato ora. Anche se la voce sembrava arrabbiata era molto più spaventata. Hoseok sapeva. Il silenzio colpevole dell'altro rispondeva. Chiuse gli occhi e sospirò.

«Perché non me l'hai detto, Yoongi?» chiese Hoseok a voce bassa, ripensando alle parole scritte dall'altro che gli avevano riscaldato il cuore fino a farlo piangere. La gola gli bruciava e parlare gli faceva male ma improvvisamente aveva così tante cose da dire e da chiedere a Yoongi. Non voleva più perdere tempo. Non gli rimanevano molte parole.

Yoongi spostò via lo sguardo. «Perché non era importante.» disse soltanto, «Perché non lo sapevo, ed ora che lo so, non importa più. Guarda come stai, non penso che la notizia ti abbia migliorato la vita.» Hoseok abbassò lo sguardo colpevole. Lo aveva fatto ma allo stesso tempo lo aveva fatto sentire tremendamente in colpa, ma questo non era per colpa di Yoongi.

«Avresti dovuto dirmelo comunque...» fece con tono di protesta Hoseok. Alzò lo sguardo di nuovo, incontrando lo sguardo serio e gelido di Yoongi che lo stava guardando a sua volta.

Deglutí, sentendo quegli occhi penetrare fin sotto la pelle. Le lacrime avevano smesso di scendere e ora Yoongi gli passava il pollice sulla guancia per asciugare i residui. «Perché tu non me l'hai detto, invece?» chiese «Che stavi morendo.» specificò.

«Non lo sapevo ancora.» diede la stessa risposta il rosso, e quando il corvino cercò nel suo sguardo la menzogna trovò solo un'espressione di sincerità. «Il mio medico ha sempre parlato in privato a mia madre, e ieri ho ascoltato per caso una loro conversazione.»

La voce vacillava di nuovo, e Yoongi strinse la mano di Hoseok. Lo incoraggiò a parlare con lui, a sfogarsi. Voleva ascoltarlo, era una vita che voleva farlo. Il rosso annuì. «Inizialmente non era nemmeno una cosa seria. Il dottore stesso diceva che non era grave. Una sindrome che tende a svanire nel giro di un paio di settimane. Tutto questo — la febbre alta, gli svenimenti, i muscoli paralizzati — avrebbero tutti raggiunto il culmine in una decina di giorni per poi sparire.» fece un lungo sospiro. Yoongi strinse la presa sulle sue mani, e Hoseok ricambiò la stretta. «Solo che non è successo. Le due settimane stanno giungendo quasi al termine, e il medico non parla più come prima.»

Ancora una volta la sua voce venne spezzata. Non ce la faceva più, il suo corpo ormai non era più di sua proprietà e dire per la prima volta tutte quelle cose ad alta voce per la prima volta gli avevano fatto sentire quanto fosse pesante la realtà su di lui, e su Yoongi. Le sue gambe non funzionavano più, non avrebbe mai più ballato, e anche le sue braccia stavano perdendo la forza. Era la cosa peggiore che potesse capitargli. Non avere più la liberta di muoversi a proprio piacimento e dover lasciar dietro di sé le persone della propria vita. Lasciare Yoongi, per vederlo vivere lontano da lui per il resto della lunga vita che gli augurava.

«Non parlare così, Hoseok.» gli disse piano il corvino «Il fatto che i sintomi non si siano ancora fermati non significa per forza che non lo faranno. Magari sta davvero andando tutto bene, e questo è solo un piccolo momento di buio. Ma anche questo serve, così che il domani sia più luminoso.»

Le sue parole erano come musica ma Hoseok voleva esser sordo in quel momento. Diventare subito una bambola senza libertà, sparire dai ricordi delle persone e andarsene velocemente. «M-mi d-disp-piace.» balbettò tra i singhiozzi, con la gola chiusa «V-vorei cre-ederti. M-ma è diffic-cile.»

Yoongi scosse la testa. «È solo un limite che ti sei imposto. Ascoltami: tu starai bene. Affronterai tutta questa merda e tornerai a camminare, a correre, a ballare. Tornerai a stare bene.»

Voleva credergli con tutto il cuore. Chiuse gli occhi, annuendo piano. Yoongi rimase a guardarlo, mentre il suo respiro rallentava e tornava più regolare, e ricambiava lo sguardo. Hoseok si sentì più felice. Sapere che Yoongi era nella sua vita gli dava ancora la forza di lottare. Nessuno sarebbe stato capace di parlargli in quel modo, anche in una situazione così disperata. Neanche Jimin avrebbe saputo fare meglio di lui. «Yoongi...?» lo chiamo piano.

«Sono qui.» rispose l'altro.

«Ti amo anch'io.»

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gggnfnfngggggnhhh
sto aggiornando solo dal
telefono e scrivere dal telefono
mi stressa quanto neanche io
so cosa apprezzate l'impegno.

happy days ✓Where stories live. Discover now