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capitolo diciannove corretto.

parte I

« perché non puoi semplicemente... lasciarlo stare? » la voce leggermente simile a quella di un cucciolo ferito, jungkook puntava i propri occhi sulla figura del maggiore con insistenza, mentre il labbro inferiore gli tremava appena mentre lo sporgeva.

usava spesso un'espressione del genere quando era in compagnia del biondo, sapeva come i suoi occhi sembrassero illuminarsi nel vederlo in quello stato, supplicante. anche se, poi, per ironia della sorte, alla fine quello che si ritrovava a supplicare tra i due era sempre il più grande della coppia.

e come si aspettava jungkook, jimin lo trovava davvero carino, e ancora di più quando mostrava quell'espressione come un bambino che vuole convincere i propri genitori a fare qualcosa. « a chi ti riferisci? » gli domandò con tono piatto, prendendo la parte del maggiore più severo, riportando il proprio sguardo sullo schermo del cellulare. su di esso, una conversazione ancora aperta, ma da cui non sembrava arrivare alcuna risposta dall'altra parte.

non gli andava assolutamente giù che il proprio ragazzo fosse uscito ancora una volta con lui, con un insetto del genere; e trovava ancor più fastidioso il fatto che quest'ultimo insignificante non trovasse nemmeno la minima decenza per rispondere ai messaggi che gli mandava. dio, come lo faceva arrabbiare il solo pensiero di essere ignorato in quel modo. quel silenzio era assordante, e la sua mente era ancora più convinta che tra lui ed hoseok fosse successo qualcosa. era un silenzio da colpevole.

jungkook non poté fermarsi dal roteare gli occhi quando, sporgendosi verso il ragazzo, vide ancora una volta quella conversazione aperta sul cellulare del biondo. senza leggere di nuovo, avrebbe saputo dire con estrema precisione quello che vi era scritto, data la quantità di volte in cui i suoi occhi avevano incontrato quell'immagine. « jimin » lo chiamò piano, riportando l'attenzione dell'altro su di sé.

aveva un viso così bello, forse il più bello che avesse mai visto o che avrebbe mai potuto trovare. adorava vederlo, in ogni momento. la mattina presto, ancora assonnato, o anche mentre ancora dormiva come un bambino di fianco a lui. amava perfino la sua espressione arrabbiata, e quella confusa e triste, pensava di poterlo trovare bello in ogni occasione, anche se onestamente il suo sorriso era ciò che più preferiva. gli sorrise. « perchè non lasci stare hoseok e basta? » domandò piano, guardandolo negli occhi.

era alla ricerca di una risposta in essi. sperava con tutto sé stesso di trovarci dei sentimenti, forti tanto quanto i propri che gli esplodevano nel petto ogni volta che lo vedeva. guardava i suoi occhi e credeva di poterci cadere all'interno, così scuri e difficili da leggere a volte.

vide immediatamente la bocca dell'altro ragazzo serrarsi all'udire di quelle parole, ma jungkook non si tirò indietro, continuando a parlargli e non volendo credere alla realtà di fronte a lui. « non lo vedi anche tu che sta perdendo interesse in te? la vostra storia è durata un sacco ed ora neanche si rende conto di te perché è troppo impegnato a trovare altro. » cercò di insistere, provando a far arrivare le proprie parole all'altro.

erano tante le volte che involontariamente aveva provato a fargli discorsi del genere, ma per la prima volta lo guardava in volto e gli diceva la verità. e il risultaton fu il corpo di jimin che sembrò diventare marmo, completamente irrigidito. non riusciva nemmeno a pensare di non essere abbastanza, odiava l'idea, soprattutto se adesso non lo era nemmeno per il suo ragazzo.

spostò il proprio sguardo dal più piccolo, che a sua volta capì immediatamente di aver toccato un tasto debole per l'altro. allungò la propria mano, fino a prendere quella di jimin, sperando di riuscire a trasmettergli qualcosa anche se non sapeva bene che cosa. « lascialo andare, jimin. perché continuare a correre dietro a qualcuno che non sta cercando te? »

quelle parole - jungkook si pentì immediatamente di averle dette - le provò come se le avesse pronunciate a sé stesso. le aveva sentite pronunciare centinaia di volte, dalla voce del proprio migliore amico, e soltanto in quel momento si rendeva conto per la prima volta del vero significato che si celava dietro di esse.

ma questo non lo fermò, e anche con il cuore in gola desiderava soltanto che jimin si accorgesse di lui, che lo considerasse qualcosa di più. anche se la loro non poteva essere assolutamente chiamata una "semplice amicizia", essa doveva essere qualcosa che non coinvolgesse in alcun modo dei sentimenti. e così era diventato quello che poteva esser chiamato il passatamento di jimin, tutte le volte che era infastidito da hoseok o veniva ignorato.

e jungkook non aveva fatto altro che approfittarsi di quel suo stato, sperando cehe col tempo, in qualche modo, jimin si accorgesse dei suoi sentimenti, trovandoci conforto.

« lascialo andare con chi vuole, con quel min yoongi che tanto odi. cosa vuoi fare altrimenti? liberarti del grigio? o di tutti gli altri che verranno dopo? » strinse la mano del ragazzo, tentando di spingerlo a guardarlo « hoseok non si pu nemmeno più definire il tuo ragazzo. non state insieme neanche la metà del tempo che passi con me, e tutti nel gruppo si sono accorti di quanto il vostro rapporto sia ad un punto di non ritorno. e poi, taehyung mi ha anche detto di averli sentiri parlare questo weekend, e che fossero sul punto di baciarsi. » si fermò un attimo « perchè non puoi semplicemente... ricominciare con me? »

aveva messo tutto il proprio cuore in quelle parole. gli occhi del biondo si sgranarono, tornando velocemente sul minore, guardandolo con rabbia e paura. probabilmente più la prima. « che cosa ha detto taehyung? »

jungkook si sentì più che semplicemente ferito dal fatto che jimin avesse fatto più attenzione a quella parte che a quella riguardante la propria dichiarazione, ma il dolore maggiore lo provò subito dopo, quando il biondo sfilò in fretta la mano dalla sua. « ehi, dove stai andando? » chiese il moro, vedendolo allontanarsi di fretta, in direzione della scuola. non aveva finito di parlargli, non aveva dato alcuna risposta, ma il biondo lo aveva liquidato in fretta come solo lui sapeva fare. si sentiva turbato e nervoso, mentre lo guardava e lo chiamava ancora.

ma jimin era già lontano, e la sua mente altrove, non più in sé stesso. provava come un incendio nelle proprie vene, non mantenendo più il controllo su di sé e sentiva il mondo crollare lentamente attorno a lui. se non vuoi rispondere ai miei messaggi va bene, pensò, ma non potrai ignorarmi per sempre.

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ultimo capitolo riscritto, 
i prossimi sono già quelli giusti 
buona lettura 

happy days ✓Where stories live. Discover now