Capitolo 13

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Iris era stesa su un letto in una stanza della Stark Tower che molto probabilmente era la sede di qualche esperimento, ad aiutarla era stato Bruce Banner e per fortuna era andato tutto bene. A distanza di un paio d'ore dall'intervento il corpo della ragazza aveva accelerato il processo di guarigione e questo era sicuramente un punto a favore per la sua guarigione.

Bucky si trovava fuori a quella stanza, scrutandola, sperando in un segno di risveglio, quando il suo migliore amico lo raggiunse, mettendogli una mano sulla spalla.

«Starà meglio, Buck. Hai visto quanto è forte.» provò a consolarlo.

«Se le succedesse qualcosa, ancora una volta sarà colpa mia. Non mi ero accorto di quell'uomo, e lei è intervenuta affinché non fossi ferito.» spiegò il soldato, anche se sapeva che c'era qualcosa di più profondo per cui tenesse alla ripresa di quella ragazza: lei si era affidata a lui, e questo andava contro ogni suo principio, quindi era un gran gesto e per tal ragione lui non avrebbe permesso che le accadesse qualcosa.

«Tieni così tanto a lei? Non è come noi, Buck. Non illuderti che lo sia.» disse il biondo, irritando il suo ritrovato migliore amico.

«Non è come loro, però.»

«Come fai ad esserne sicuro? Loro chi?»

«Non posso parlartene, sono i patti. Lei li ha rispettati, io farò lo stesso. Però tu devi fidarti di me, Steve.»

[...]

Bucky era nella stanza, seduto vicino ad Iris, fissandola. Nat aveva pensato a lavarla, così non era più piena di sangue, e lui le aveva dato una delle sue magliette ed un paio di shorts da metterle, perché con un pigiama non l'aveva mai vista e immaginò che non le andassero particolarmente a genio. Non sapeva come comportarsi con lei adesso, ancora gli rimbombava in mente il suo nome pronunciato con la sua voce, per la prima volta. Non sapeva se casa sua era stata lasciata esattamente com'era, e se lei sarebbe voluta tornare lì o meno, adesso che aveva perso anche Rock.

«Bucky...» sentì, flebile come un sussurro. «Sei qui?» continuò la ragazza, ancora immobile.

«Sono qui.» rispose lui.

«Mi daresti un po' d'acqua?» chiese lei, aprendo gli occhi ed afferrando il bicchiere che il moro le stava porgendo. «Il tuo medico ha fatto un buon lavoro, mi sento molto bene.» continuò. «Avrai modo di farglielo sapere. Vado a chiamarlo.» si alzò il soldato, per fare ciò che aveva detto, per tornare poco tempo dopo accompagnato dal "medico".

«Ciao, io sono Bruce Banner, piacere.»

«Piacere mio, io sono Iris, ma credo che lei lo sappia già. La ringrazio per ciò che ha fatto.»

L'uomo sorrise.

«Tranquilla, e dammi del tu! Adesso controllo oltre le bende, okay?» spiegò ciò che stava per fare.

«Bucky, potresti andare ad avvisare gli altri? Mi pare che Tony dovesse dirle una cosa.» a quella richiesta il soldato annuì ed uscì dalla stanza. Bruce controllò la ferita, che era totalmente rimarginata. «Formidabile, credo tu possa già camminare. Ce la fai?» le chiese, e lei annuì. Si alzò, facendo qualche passo incerto, ma ce la faceva. «Devo solo riacquistare un po' le forze, ma la ferita è solo un ricordo.»

«Beh, quando sei arrivata qui avevi perso un bel po' di sangue, ma questo sembrava rigenerarsi anche se lentamente rispetto a quello che mi hanno raccontato su di te, per la ferita invece è stato necessario estrarre il proiettile.»

«Già, è la condizione per la mia guarigione.» spiegò la ragazza, poi entrarono in sala Nat, Tony, Bucky e Steve, che non sembrava molto contento della presenza della corvina all'interno della torre.

Si salutarono, dopodiché Tony fece un passo in avanti, schiarendosi la voce. «Credo che dovresti sapere una cosa, però devi restare calma.» iniziò.

«Questo presuppone brutte notizie, immagino. Cosa mi ha riservato il destino, stavolta?» chiese lei, esasperata.

«Casa tua è stata completamente distrutta, è saltata in aria stanotte.» sputò il rospo lui.

«Tony! Ti avevo detto "con tatto".» lo richiamò la rossa.

«No... Va bene così, Nat. Posso... sapere cosa è successo al corpo di Rock?» chiese Iris, speranzosa. «Non è stato possibile distinguere niente, non è stato trovato, mi dispiace.» le spiegò l'amica e lei si limitò ad annuire. Come se il suo passato fino a quel momento non fosse mai esistito. Guardò Bucky, sentiva il disperato bisogno di chiedergli un consiglio, ma c'era così tanta gente. La vedova sembrò capire le sue intenzioni, così portò tutti via, tranne ovviamente il soldato. Iris avrebbe dovuto fare uno statua a quella donna così forte e amichevole, ma si limitò ad uno sguardo di gratitudine di cui non credeva di essere capace, ricambiata da un occhiolino della rossa.

«É tua questa maglietta, vero?» chiese, per rompere il silenzio.

«Non ti ho mai vista con un pigiama, così ho pensato che saresti stata più a tuo agio.» spiegò lui. Lei fece qualche passo incerto e si avvicinò al moro.

«Cosa dovrei fare adesso, che non ho più niente?» Teneva lo sguardo basso, non aveva il coraggio di affrontare di petto tutto quello che le stava capitando. Bucky le sollevò il volto, dicendole «Se vuoi puoi stare qui, Iris. Ricominciare da zero. Ma se vorrai andare via, io non proverò a fermarti, anche se vorrei che tu restassi.»

«Se me ne andassi adesso ritornerei sola come sono sempre stata.» pensò lei ad alta voce. «No, se avrai bisogno di me, saprai sempre dove trovarmi. Anche Nat ti vuole bene, non devi più sentirti sola.»

Non c'erano più parole sensate, non c'era più niente da dire. Iris si fiondò tra le sue braccia, bisognosa d'affetto forse per la prima volta e per niente in imbarazzo. Non esiste intimità più profonda di una persona che accoglie il tuo dolore e lo accudisce, rendendolo qualcosa di positivo.

Perché con lui, Iris aveva riso e perché con lei Bucky aveva fatto lo stesso.

Lui la cinse piano, quasi come se avesse paura di farle male, ma poi rinvigorì la sua stretta calda e fredda al tempo stesso. Non si era sbagliato su di lei, non era malvagia, era profondamente addolorata.

«Allora, sei sicura di affidarti a me?» chiese il moro.

«Mi hai sentita?» ribatté lei sorpresa, ignorando la domanda.

«Non potevo perdermi una confessione del genere.» spiegò, e ciò la fece ridere.

«Mi affido a te.» affermò lei.

«Farò in modo di aiutarti sempre.» le disse il moro, avvicinandola nuovamente al suo petto. Non credeva che fosse ancora in grado di stringere qualcuno in quel modo, né che potesse desiderare un contatto del genere, ma era così.

It cannot be all there | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora