Capitolo 26

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«Grazie mille. Non sapevo da chi altro andare.» Si giustificò Iris, mentre teneva tra le mani una tazza bianca con una tisana bollente all'interno.
«Ti avevo detto che potevi sempre contare su di me. Ma si può sapere cosa è successo?» le rispose Trevor.
La corvina bevve un altro sorso di quella tisana dal retrogusto dolce. Non sapeva nemmeno da dove iniziare.
«È una lunga storia, in realtà, ma per farla breve sono rimasta ferita gravemente in uno scontro e adesso sono solo una comune mortale.» si limitò a rispondere con una punta di nervosismo nella voce.
Pensò che sarebbe stato meglio evitare di spiegare tutto quello che era successo dalla festa di Tony fino a quel momento. Quello era davvero troppo, nonostante la fiducia che aveva in Trevor.
«Vedrai che col tempo tornerà tutto come prima, anche i tuoi poteri.» cercò di tirarla su il suo amico. «Ma sappi che potrai restare qui quanto vorrai. Sentiti a casa tua.» Iris sapeva che era sincero, eppure era combattuta.
Essere lì, con lui... quella era una parte di lei che non voleva riportare alla luce, così come lo era anche quella che Loki aveva tirato fuori alla festa. Stava perdendo il controllo della sua vita e temeva che non sarebbe mai riuscita a recuperarlo.
«Purtroppo credo che non accadrà. Comunque cercherò di non darti fastidio, andrò via non appena mi sarò ripresa del tutto. Mi sento ancora un po' stanca.» gli confessò e anche questo per lei era strano: non l'essere stanca, ma esserlo per così tanto tempo.
«Nessun disturbo, lo sai. Ti devo praticamente tutto quello che ho. Ma ancora non posso credere che tu sia uscita di lì senza dare nell'occhio.»
Iris non poté fare a meno di pensare che lui la stava aiutando soltanto perché si sentiva in dovere di farlo, in qualche modo, ma ricacciò questo pensiero. Non era il momento.
«Era l'orario delle visite, per cui c'era abbastanza gente. L'importante è che ora sia fuori di lì.»
«Pensi che ti stiano cercando? Voglio dire, pacificamente cercando...»
«Sono sicura che mi cercheranno, ma non so dirti se lo faranno pacificamente. Anche per questo non posso restare a lungo qui.»
«Questa casa non è intestata a mio nome, se anche ti collegassero a me, qui non ti cercherebbero.» le spiegò lui «Comunque, se vuoi sapere la mia, se Bucky ti sta cercando non lo sta facendo per riportarti alla base con la forza.» continuò. Voleva davvero tirarla su di morale.
«Diciamo che gli ho giocato un brutto tiro. E se proprio devo essere onesta, non è solo lui a preoccuparmi, anzi, temo più per la reazione degli altri.»
«Non ti manca? Voglio dire... quando me ne hai parlato credevo che tu..»
«È così.» ammise, senza essere troppo esplicita. Sarebbe stato troppo strano dire a Trevor quello che provava per Bucky, anche se lo reputava un suo amico, non si erano mai lasciati prendere dai sentimentalismi o dalle confessioni.
«Ma sono confusa adesso...»
Ed era vero. Non confusa su quello che provava per il soldato, era certa di amarlo, ma tutto quello che stava succedendo la stava destabilizzando. Non poteva conoscere le sue intenzioni, le sue reazioni se l'avesse vista. L'avrebbe trattata come una criminale? Le avrebbe fatto del male? O avrebbe provato a parlare e a capire cosa stava succedendo? Le aveva mentito quando le aveva detto che la amava? Forse voleva far in modo che non scappasse e glielo aveva detto perché così sarebbe stato tutto più facile.
Non lo sapeva, non poteva saperlo e più ci pensava più non faceva altro che procurarsi un gran mal di testa.

[...]

Era stata indetta una riunione degli Avengers per decidere come sarebbe stato meglio procedere nei confronti di Iris. La riunione sarebbe iniziata di lì a poco e Bucky non era mentalmente pronto per affrontare gli altri. Sapeva come si sentivano tutti, per quanto si sforzasse di non pensarci anche lui si sentiva come loro.
Quando Iris si era risvegliata la prima volta, quando le aveva detto che la amava e l'aveva baciata, aveva creduto che in un modo o nell'altro tutto si sarebbe risolto, per questo le aveva mentito dicendole che non importava a nessuno quello che aveva fatto, che doveva solo pensare a guarire.
I primi tempi nella torre sono stati duri, soprattutto quando lei era stata ricoverata in clinica e sedata per restare in coma farmacologico. Lui andava lì praticamente ogni giorno e al suo ritorno doveva affrontare gli sguardi di tutti che lo accusavano e lo colpevolizzavano per tenere a lei, perfino quelli di Natasha e Steve.
Qualcuno bussò alla porta, risvegliandolo dai suoi pensieri. Era la Romanoff.
«La riunione sta per iniziare, andiamo insieme?» gli chiese.
«Va bene» si limitò a dire semplicemente lui, anche se gli sembrava strano.
«Perché credi che lo abbia fatto?» gli chiese la rossa e questo confermò la tesi di Bucky: c'era qualcosa sotto.
«Credo che abbia avuto paura. Ci hanno detto che lei era stata avvisata della perdita dei suoi poteri e tutto il resto. Sarà stato un brutto colpo.»
«Quello che è successo non è colpa tua. Non potevi prevederlo.» tentò la rossa.
Lei e Bucky non avevano mai avuto un vero e proprio rapporto, ma aveva imparato a conoscerlo tramite quello che le raccontava Iris, e in parte anche lei si sentiva responsabile di quello che era successo. Le aveva voltato le spalle e anche se Iris aveva sbagliato nei suoi confronti, lei meglio di chiunque altro sapeva quanto poteva essere difficile raccontare a qualcuno il proprio passato.
Se fosse stata più presente, se avesse lottato per far restare la corvina alla torre, forse le cose ora sarebbero state diverse.
Non si era comportata da amica.
«Se fossi stato lì questo non sarebbe successo.»
«E che cosa avresti fatto? Glielo avresti impedito con la forza?» chiese lei ironicamente, ma in fondo pensavano la stessa cosa.
Già, che cosa avrebbe fattore fosse stata lì? Non lo sapeva. Ma non c'era stata.
Forse neanche Bucky sarebbe riuscito a farle cambiare idea, o forse lei non avrebbe nemmeno pensato a scappare, vedendoli al suo fianco. Il punto è che non erano lì quando lei ne aveva più bisogno.
Bucky non le rispose, anche perché ormai erano tutti riuniti per decidere che cosa fare.

It cannot be all there | Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora