Capitolo Venti

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Venerdì, 4 agosto 2017

📍LA, 🇺🇸

I due giorni successivi passarono in fretta e ad Evelyn ancora sembrava strano svegliarsi in quella stanza che le era appartenuta fino a 6 anni prima. Le mancava vivere lì: il piacevole clima di Santa Monica, le spiagge, il mare, le passeggiate estive con le amiche di un tempo che ormai non sentiva da quando se n'era andata. La cosa che più le mancava era proprio svegliarsi lì, aprire le porte del balcone e vedere in lontananza il molo, il Santa Monica Pier. In quel momento, alle 8:34 di quel venerdì di agosto fece esattamente ciò: aprì le porte del balcone, uscì nell'aria fresca del mattino, si appoggiò al parapetto e restò ad ammirare, sempre da lontano, la ruota panoramica del molo.

Sorrise pensando a tutte le volte che, quando era poco più che un'adolescente, il padre la portava in giro, poi passavano davanti al Santa Monica Pier e contemplavano le luci colorate dell'immensa ruota panoramica.

Poi i bei ricordi furono affiancati da quelli brutti, quelli che Evelyn sperava di dimenticare, come il fatto che la madre non la chiamasse nemmeno nel giorno del suo compleanno, o il fatto che, quando chiamava, passasse tutto il tempo a litigare al telefono con il padre anche per i motivi più futili.
Erano piccoli episodi  che avevano segnato la sua adolescenza, e anche la sua infanzia, e che non riusciva a cancellare dalla mente. Sua madre ormai non esisteva più per lei, non sapeva dove fosse, nemmeno se fosse ancora viva. Non la sentiva né vedeva da poco più di sei anni e come se non fosse bastato, anche il fratello era andato via e, a quanto lei sapesse, si trovava in Germania, a Berlino.

"Tesoro?" Sentì la voce bassa di suo padre chiamarla. Era abituata al fatto che lui non bussasse prima di entrare.
"Papà." Mormorò ancora un po' assonnata. "Che cosa ci fai qui fuori?" Andy la raggiunse sul balcone e si appoggiò anche lui al parapetto.
"Stavo solo ammirando questa fantastica città."

"Lo sai, ti vorrei più spesso qui con me." Andy allungò le braccia agganciandole dietro il collo della figlia, poi la tirò a se, tra le sue braccia.
Quello era il primo vero momento padre-figlia che avevano da un po' di tempo.  "Lo so, anche io vorrei essere qui più spesso, ma è complicato." Aveva il viso schiacciato sulla spalla sinistra del padre.

"Credo solo che dovresti pensare un po' meno al lavoro e di più alla tua famiglia." "Pensandoci, tu e Kate potreste benissimo venire a trovarmi qualche volta, il mio appartamento è abbastanza grande da contenere tutti e tre." Propose.
"Oh andiamo, lo sai che a me Londra non piace, fin troppo caotica e poi il clima fa schifo lì."
"Anche Santa Monica è abbastanza caotica, papà. E poi non è che fa schifo, il clima lì è proprio così." Evelyn si sentì in dovere di difendere quella era ormai diventata la sua città.  "Beh, diciamo che potresti fare un piccolo sforzo per la tua adorata figlia."

"Ti ricordi quando mi chiedevi, con molta insistenza, di portarti in braccio in giro per la città?" Disse Andy tutt'a un tratto. "Sì, stavo pensando proprio a questo, prima." Gli sorrise.

...

Alle 11 il padre di Evelyn era andato a lavoro; lavorava al Providence, un lussuoso ristorante nel centro di Los Angeles. Anche Kate era a lavoro ed Evelyn si ritrovò tutta sola in quella casa così grande. Prese il suo computer dalla stanza e controllò velocemente le mail. Era in vacanza da meno di una settimana ma comunque le piaceva avere tutto sotto controllo.

Da: Rose, 11:14

Mi sono appena resa conto del fatto che non staremo insieme per il tuo 25esimo compleanno...:(

A: Rose, 11:16

Cosa ci fai sveglia a quest'ora? A Londra dovrebbe essere l'una.

Da: Rose, 11:16

The interview||L.H.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora