«E-cco, i-io..! S-subito?»

«Voglio solo due coccole, Eren, nulla di più. Sentirti accanto a me. Mi basta solo questo.» mi sorride.

A quelle parole mi si scioglie il cuore.

Mi libero velocemente dei vestiti, trattandoli con molta meno cura di quanto abbia fatto lui coi propri. Poggio un ginocchio sul letto, prendendogli il volto tra le mani e Levi si abbandona al mio tocco. È surreale come ogni cosa, ora, abbia il giusto posto. Come tutto abbia un senso.

«Mi sei mancato, Levi.»

«Anche tu, Eren...» sospira, guardandomi negli occhi. I suoi sono stupendi, esattamente come ricordavo, ed in questo momento brillano come quelli di un bimbo che ha appena ricevuto un regalo. Quasi io fossi un dono. Il suo dono.

Delicatamente lo faccio distendere tra le lenzuola, beandoci del calore che la nostra pelle emana. Lo accarezzo piano indugiando sulle escoriazioni più recenti e in via di guarigione, le cicatrici che si sono aggiunte a quelle già presenti, le vene prominenti dei suoi avambracci. Uguale, eppure diverso in qualche modo.

Levi ricambia le mie attenzioni. I suoi palmi freschi percorrono le mie spalle, la mia gola, i suoi polpastrelli sfiorano le mie labbra schiuse e le sue dita scorrono tra i miei capelli. Li osserva, come rapito.

«Sono cresciuti molto.»

«Sì. Sono strani?» gli chiedo.

«Affatto, ti stanno molto bene. Come mai questo cambio di look?»

«Una sorta di fioretto. Ho promesso di non tagliarli fino al giorno in cui tu non fossi tornato.».

La sua mano si ferma. Mi fissa intensamente per poi concentrarsi sul piccolo neo sul mio collo, evitando il mio sguardo.

«Hai rischiato di diventare un capellone anni '80.»

Ridacchio immaginandomi cotonato come una rockstar dell'epoca, ma il significato di quella frase è ben più profondo. La sua battuta nasconde ben altro.

«Stavo per lasciarci le penne e, se non fosse stato per la mia squadra, sarei morto col tuo nome sulle labbra ed il tuo sorriso a guidare la mia anima dall'altra parte.»

Sento il gelo scorrere al posto del sangue, rendendomi conto di come la mia più grande paura sia stata pericolosamente sul punto di avverarsi.

Mi avvicino maggiormente a lui, talmente tanto da percepire il suo respiro sul mio viso, e lo stringo a me.

«Vorrei conoscerli e ringraziarli. Devo loro più di quanto credano.»

«Anche io.»

La chiave sul suo petto, accanto la piastrina, è fresca a contatto con la mia pelle.

«L'hai indossata tutto questo tempo?»

«Non l'ho tolta nemmeno un attimo.»

La mia bocca, timidamente, incontra la sua. Un tocco fugace, quasi timoroso. Non resisto al bisogno di farlo ancora e lui mi viene incontro, trovandoci a metà strada. Numerosi piccoli baci risuonano nella stanza, mentre percorriamo il corpo dell'altro senza sosta col solo scopo di sentirci. Lì, carne e ossa, pronti a riprendere la nostra vita dove si era interrotta mesi addietro.

Abbiamo tempo.

«Ehi Levi!»

«Mh?»

«Ricordi questo negozio?»

Il corvino si volta ed osserva la vetrina, sorridendo e sbuffando subito dopo.

One Last NightOnde as histórias ganham vida. Descobre agora