Suicidio Opinione

6 0 0
                                    

Nella nostra cultura tendiamo a pensare che tutte le depressioni se ne vadano via con qualche pastiglietta,  ma non è sempre vero. Talvolta il male di vivere non dipende solo dalla chimica, e non si riesce a risolverlo.
Quindi non semplifichiamo i maleasseri come semplici malattie .
Sto quindi dicendo che l’aiuto al suicidio va sempre bene, se la persona si vuole suicidare? No, neppure.
La verità, e scomoda perché impone il silenzio e l’ascolto (due modalità non molto diffuse nella nostra civiltà), è che ogni caso di desiderio di morte è talmente complesso che il commento che possiamo farne dal punto di vista etico rischia sempre di essere superficiale in modo intollerabile.
Ciascuno porta il peso della propria storia, e talvolta della storia della propria famiglia, solo avvicinandoci molto a lui possiamo, talvolta, comprendere.
Ora, è indubbio che il suicidio o il desiderio di morte di un uomo dipende nella maggior parte dei casi da una grande dose di infelicità, disperazione, solitudine, paura. E che...
il sentimento di umana  solidarietà dovrebbe imporci, se possibile, di soccorrerlo, aiutandolo non ad andarsene, ma a restare. Da questo punto di vista, occorre essere molto consapevoli del contesto in cui ci muoviamo: la nostra cultura individualista e egoistica , che ha come valori il successo e il denaro, il benessere e il piacere, non è la più adatta a risolvere il problema del desiderio di morire di alcuni suoi cittadini (desiderio che certo non riguarda la sola contemporaneità). Nella nostra cultura l’aspettativa sociale è che l’individuo risolva da solo i suoi problemi, la dipendenzada da altri esseri umani è considerata un disvalore, non ci sono strumenti per tollerare il dolore, si prova imbarazzo di fronte ai malati, ai morenti : quindi, inevitabilmente, parliamo di una cultura che ha in sé il germe della soluzione sbrigativa della sofferenza, attraverso la legittimazione dell’eutanasia e del suicidio assistito.
Tuttavia, è anche vero che esistono casi estremi, casi in cui la scelta di morire avviene con grande consapevolezza, e l’individuo che la fa è circondato da grande affetto e da amicizie profonde, e tuttavia il desiderio di morire prevale. Non giudicare, rispettare, è il primo imperativo etico.
Io penso che servirebbe un approccio molto lieve, che imponga di prendere in considerazione, da molteplici punti di vista, caso per caso, anche se ogni caso dovesse richiedere del tempo.
Togliersi la vita non dovrebbe essere reato, una vita dove si nasce senza volerlo come può essere imposta ?
yami.

Riflessioni IMPRESSIONISTICHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora