se volessi essere felice dovrei passare da te che sei il mio bene metafisico

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La notte di Seul é aspra e viscida e scivola nelle ossa di Yoongi.
L'aria é umida sul suo viso perlaceo, su cui si stendono finissime goccioline grigie.
Stringe le braccia al petto incavato e alza lo sguardo sull'insegna a neon che scandisce in blu cobalto il nome dell'ospedale. Nonostante l'orario c'é ancora un grande viavai di persone all'interno; entrano ed escono dalle anti girevoli, volteggiano confuse in una danza anonima e offuscata, e imperturbabili, placidamente avvolti nei loro sottili involucro di plastica sigillata, gli passano accanto come spettri. Agli occhi di yoongi sono presenze sterili e artefatte messe sotto vuoto.
-allora, entri?-
Gli domanda Namjoon austero, le mani nelle tasche del suo vecchio Calvin Klein, mentre troneggia su Yoongi.
Su yoongi, pertanto, troneggia anche la facciata principale dell'ospedale.
Non si era mai sentito piú piccolo e misero. La notte è immensa e lui irrilevante di fronte a quelle bianche fauci spalancate dagli aguzzi canini in vetro.
-tu vai avanti, io fumo una sigaretta e ti raggiungo-
Namjoon gli rivolge uno sguardo di ghiaccio e Yoongi si offende un po' per il fatto che si debba interrogare o meno se lasciarlo da solo sia una buona idea.
-spero tu non sia serio. Kim, fammi fumare una sigaretta, arrivo-
Namjoon con un velo di sospetto va avanti ed entra nell'ospedale.
Una volta solo Yoongi tira un sospiro di sollievo che va subito a condensarsi in una nuvola bianca. Si accende una sigaretta e ,aspirando a pieni polmoni, benedice l'esistenza della nicotina su questa terra.
Il ricordo delle serate a fumare con taeyhung sul balcone lo travolge in pieno.
Così si condensa l'immagine di quelle serate d'estate dall'aria secca e impenetrabile, foschiose, in cui lui e il suo amico taeyhung si dilungavano a fumare una sigaretta nel piccolo terrazzino dell'appartamento. guardavano calare il crepuscolo sulla silhouette sottile dei grattacieli in lontananza. L'aria stantia e immobile di luglio. Il ronzio continuo e rilassante del ventilatore portatile. La presenza rumorosa della dinamica attività umana per le strade.
Aveva conosciuto taeyhung grazie a jungkook che aveva iniziato a frequentarlo e a portarlo a casa.

Taeyhung, infatti, non abitava nè con loro nè con Jin, Jimin e Hoseok. Dove abitasse Taeyhung era un mistero. Più che dove abitasse ora, il vero ignoto era da dove provenisse. Gli unici indizi possibili da captare erano il suo accento particolare e il suo modo di parlare dalla caduta insolita per quei quartieri di Seoul (e per Seoul stessa), e il suo stile senza tempo, elegante e sofisticato che lo escludevano immediatamente da certe zone.
Yoongi era quasi sicuro che provenisse da una qualche famiglia borghese fredda e dislocata che lo aveva costretto a crescere in solitudine in un grande e spazioso appartamento, confondendo i rimproveri disinteressati della domestica per affetto. Portava sul volto una solitudine radicata nel tempo e scavata in profondità.
Vestiva modi troppo eleganti e raffinati per giustificarli con una semplice denotazione di carattere.
Taeyhung era posato, intelligente, perspicace, il tipo di persona che non dice mai nulla di fuori luogo e che anzi, sembra perfettamente calibrare ogni parola.
Lui e Yoongi si fermavano e parlavano di tutto, chiacchieravano come due vecchie anime riconciliate dopo un inverno particolarmente freddo.
L'ironia sottile di Taeyhung trovava appagamento nel sarcasmo spietato di yoongi e viceversa yoongi si sentiva confortato dalla silenziosa fredda complicità di chi é cresciuto velocemente e in solitudine.
I due erano legati da un dignitoso rispetto, un tacito accordo sottoscritto.
Come se il suo ricordo l'avesse inaspettatamente evocato, Yoongi vede uscire dalle ante girevoli proprio Taeyhung.
Per un istante non lo riconosce, abbagliato e stordito dall'ambiente luminoso che erompe dall'ospedale.
Taeyhung doveva averlo visto già attraverso i vetri della porta perché gli va incontro a passo lungo e deciso.
Non dice nulla, silenzioso come un ombra lo stringe a se in un abbraccio che sa di una notte priva di stelle e pesante aria d'estate. É un abbraccio lungo, in qualche modo morbido. In totale antitesi con le linee rigide e spietate della struttura che incombe difronte a loro. Non ha bisogno di parole per essere completato. Le parole sarebbero superflue, liquide come sono si scioglierebbero nell'istante stesso in cui vengono pronunciate, lasciando spazi bianchi incompleti fra quei due corpi scomposti. Nessuna parola può colmare quel divario invalicabile lasciato tra gli spazi. Nessuna parola riesce a raggiungere realmente l'altro. Un abbraccio, forse, potrebbe.
Quando si allontanano quel freddo tagliente torna ad insinuarsi fra le vesti di yoongi, gli ferisce la pelle del petto e scava fino a raggiungere le esili fibre muscolari.
Vorrebbe sapere se lo stesso freddo lo stia patendo ancheJimin.
-taeyhung-
Gli occhi di taeyhung sono limpidi come la neve che li avvinghia da ogni lato, ma non possiedono la stessa consistenza soffice, anzi, ora appaiono duri e affilati. A Yoongi sembra di notare un sottotono di apprensione in quello sguardo invernale.
Yoongi vorrebbe parlare ma taeyhung non glielo permette.
-non sforzarti di trovare giustificazioni, tanto meno con me. Entriamo, ci sono tutti gli altri. ti stavamo aspettando. c'è anche Hobi-
-Hobi non vorrà vedermi- le sua voce é secca nell'aria di marzo, si trasforma in vapore e sale e sale nel cielo scuro vuoto di stelle.
-smettila con queste cazzate infantili. Hobi vuole vederti, era preoccupato per te, come tutti quanti del resto-
Taeyhung fa cenno col capo a yoongi di seguirlo e il suo sguardo lascia intendere senza troppi giri di parole di lasciare fuori al freddo il vittimismo e la codardia e, senza aspettare una conferma, si avvia all'interno dell'ospedale.
Così yoongi lo segue e si getta volontariamente all'interno delle fauci.
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⏰ Last updated: Apr 09, 2022 ⏰

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