sᴇ ɪʟ ᴛᴜᴏ sᴀɴɢᴜᴇ ғᴏssᴇ ᴜɴ ғɪᴜᴍᴇ ᴅ'ᴏʀᴏ, ᴠᴇʀsᴇʀᴇɪ sᴏᴛᴛᴏ ʟᴇ sᴘᴏɴᴅᴇ ᴏɢɴɪ ᴍɪᴀ ʟᴀᴄʀima

72 3 0
                                    

ᵘⁿ ᵍⁱᵒᵛᵃⁿᵉ ˢᵒˡᵈᵃᵗᵒ, ᵇᵒᶜᶜᵃ ᵃᵖᵉʳᵗᵃ, ᵗᵉˢᵗᵃ ⁿᵘᵈᵃ,
ᵉ ˡᵃ ⁿᵘᶜᵃ ᵇᵃᵍⁿᵃᵗᵃ ⁿᵉˡ ᶠʳᵉˢᶜᵒ ᶜʳᵉˢᶜⁱᵒⁿᵉ ᵃᶻᶻᵘʳʳᵒ,
ᵈᵒʳᵐᵉ; è ᵈⁱˢᵗᵉˢᵒ ⁿᵉˡˡ'ᵉʳᵇᵃ, ˢᵒᵗᵗᵒ ˡᵃ ⁿᵘᵛᵒˡᵃ,
ᵖᵃˡˡⁱᵈᵒ ⁿᵉˡ ˢᵘᵒ ᵛᵉʳᵈᵉ ˡᵉᵗᵗᵒ ᵈᵒᵛᵉ ᵖⁱᵒᵛᵉ ˡᵃ ˡᵘᶜᵉ.

...-

Il ragazzo dagli eccentrici ed inusuali capelli viola lascia che la testa cada pesantemente all'indietro, per poi passarsi una mano sul volto stropicciato dalla stanchezza al sentire per la terza volta, provenire dal corridoio, il suo nome urlato da quella voce stridula e famigliare. Sa benissimo che dovrebbe alzarsi e andare a vedere cosa voglia Hoseok. In pochi minuti dal corridoio era sorto un trambusto tanto violento che penetrava facilmente dalla sua porta chiusa, artefatto nell'aria si diffondeva come un greve presentimento.
Il fatto è che Namjoon non sente di avere l'energia necessaria per poter fare anche un solo movimento.
Sospira e volge un ultimo sguardo al foglio sulla scrivania.
La lampada ad incandescenza posta nell'angolo del ripiano della scrivania non riesce a radiare una quantità sufficiente di luce, finendo per illuminare solo una parte limitata e circoscritta della stanza, lasciando il contorno sprofondare nel buio.
La superficie del foglio ancora perfettamente bianca sembra attendere annoiata una goccia d'inchiostro che finalmente cada a macchiare il suo disturbante candore.
Namjoon la guarda e la riguarda, e, in assoluto silenzio, il tempo scivola via dalle sue dita come sabbia. Non riesce a scrivere niente.
La situazione persiste così gia da qualche giorno. Le penne sparse disordinatamente sulla scrivania. Le matite dall'estremità totalmente mangiucchiata. I fogli accartocciati e buttati alla rinfusa sul pavimento. Le tapparelle abbassate lasciano penetrare all'interno della stanza ben pochi raggi solari e un insopportabile tanfo di chiuso e  angoscia pesante aleggiano nell'aria come un fantasma insistente.
Riesce ad udire la voce di quel fantasma, se si concentra attentamente e tende le orecchie. Gli si appoggia alla schiena e gli accarezza la nuca solo come una madre può fare. Non fa altro che sussurrare mormorii irriquieti e la sua voce è sorprendentemente simile a quella di Namjoon stesso.
Non mangia da due giorni, non apre le finestre da tre, passa tutto il tempo piegato su quel foglio bianco reggendosi la testa tra le mani.
Due mezze lune scure scavano come falci la pelle sottostante ai suoi occhi e i fini capelli viola posano perfettamente fermi sulla fronte, inumiditi da lucide perle di sudore. Indossa vestiti vecchi di giorni, l'odore lo lascia intuire a chiunque si avvicini a lui, la trapunta e il lenzuolo ridotti ad un ammasso sporco di biancheria da casa buttati alla rinfusa in un angolo buio della stanza.
Namjoom vorrebbe piangere ma non ci riesce.
Percepisce che sarebbe estremamente utile per sciogliere l'intoppo grumoso che si è andato a creare nella sua cassa toracica, soffocandolo. Vorrebbe essere in grado di esternare i suoi pensieri e le sue emozioni attraverso brillanti e affilate gocce di rugiada che, scivolando sui morbidi petali rosati delle sue guance, vadano sciogliere lettere disordinate ma sincere sul foglio immobile difronte a lui. Ma la realtà è che non ha nulla da esternare e dentro di sé è come un deserto arido senza la speranza di un'oasi all'orizzonte, dove tutto muore al tentar di nascere.
Si sente come una piante privata d' acqua, lasciata a dimenticare sull'elegante davanzale di una bella casa di lusso, dall'arredamento di alto desing e i mobili spolverati con un ossessione maniacale, tanto curata da poter finire in qualsiasi momento sulla copertina di un famoso settimanale.
E lui, immerso in quest'immota bellezza plastica e perfetta, lentamente marcisce nel suo solitario mutismo.
Se si concentra e chiude gli occhi riesce a vedere dietro allo spessore delle sue palpebre una distesa di erba verde e brillante. Alta. Si muove in un muto ondeggiare seguendo l'andamento sinuoso imposto dal vento.
Kilometri e kilometri di verde.
Il cielo è  privo di colore e lui in mezzo a un prato immenso, la schiena distesa al suolo e lo sguardo perso nel cielo.
Non riesce a muoversi, le articolazioni sono slogate e i muscoli liquefatti. Un fischio sottile proveniente da lontano, come l'arrivare di un treno remoto, tocca i suoi timpani provocandogli una leggera vibrazione alle gambe.
Il vento, soffice e costante, non produce nessun tipo di rumore, ma gli sfiora le guance e il bianco ormai gli fa solo girare la testa.
Per un attimo pensa che sia colpa di Yoongi. la parte più razionale della sua coscienza, però non può ammettere che la colpa del suo stato d'animo sia unicamente di Yoongi, e questo più per il suo solido orgoglio che per un'attenta analisi d'autocritica.
Gli manca veramente quel ragazzetto scheletrico, comprese tutte le esaurienti problematiche che porta con sé ovunque vada.
Se vuoi Yoongi devi sapere accettare il pacchetto completo, pensa Namjoon.
E i vetri rotti che Yoongi si diverte a lasciare sul terreno segnando la strada su cui  poggia i piedi, fin da quando avevano dodici anni e condividevano la casa, la famiglia e la vita stessa, li ha sempre raccolti Namjoon. Yoongi è egocentrico. Gli piace imporre la sua presenza anche dopo che se ne è andato. Come uno spettro ti tiene legato a lui, seminando i suoi ricordi in pezzi nei luoghi della sua vita.
Che sia stato proprio lui a prosciugare tutte le emozioni dalle fibre che tessono la pelle di Namjoon?
Che le abbia versate in un calice d'argento e le abbia sorseggiate, bagnandosi le labbra con quel pungente liquido venefico.
Arte Moderna.
Una tela dipinte nel caos della sua mente e del tempo, ferma immobile all'età di cinque anni, eppure seguente un movimento frenetico di pennellate pesanti e violente come era sta ala sua vita fino a quel momento. A Yoongi piace tanto il rosso ma ha sempre odiato i colori acrilici. Li trova finiti e fuori moda. Si è tagliato le vene ed ha intinto il pennello.

current mood- YoonminWhere stories live. Discover now