sᴇ ʟᴇ ᴍɪᴇ ᴏssᴀ ғᴏssᴇʀᴏ sᴛᴏғғᴀ ᴛᴇssɪʀᴇɪ ᴜɴᴀ ᴄᴏᴘᴇʀᴛᴀ ᴘᴇʀ ᴘʀᴏᴛᴇɢɢᴇʀᴛɪ ᴅᴀʟ ғʀᴇᴅᴅᴏ

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"ᵉ ᵗᵃⁿᵗᵒ ᵖⁱù ᵗ'ᵃᵐᵒ զᵘᵃⁿᵗᵒ ᵖⁱù ᵐⁱ ᶠᵘᵍᵍⁱ, ᵉ ˢᵉmᵇʳⁱ ᵒʳⁿᵃᵐᵉⁿᵗᵒ ᵈᵉˡˡᵉ ᵐⁱᵉ ⁿᵒᵗᵗⁱ"

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Sollevando il borsone da terra, Yoongi comprende finalmente la profonda verità che fino ad ora non si é risparmiata di filare il tessuto dei suoi organi interni: la sua vita è dettata dagli effetti dell' ira che scaraventa contro il mondo e l'odio che rigetta su se stesso.

Se non fosse per questi due imprescindibili fattori, é quasi certo la sua esistenza avrebbe preso tutt'altra direzione e non avrebbe mai vissuto lo stesso corso di eventi che lo hanno portato a trovarsi in un' umida mattinata di Marzo ad attendere su una banchina deserta che giunga il momento del confronto universale.
I pianeti allineati volteggiano all'impazzata in sfregio della gravità e la sua testa gira, gli provoca le vertigini.
Quando raccoglie la borsa a tracolla si rende conto di quanto sia pesante, dato proporzionalmente relativo a quanto lui sia debole. Percepisce la stanchezza sul suo corpo come fosse terreno bagnato e marcio in cui qualcuno ha preso la briga di seppellirlo.
Quella poca energia che gli era rimasta é stata ridotta in briciole di pane secco di giorni e dispersa su un campo arido come cibarie per cornacchie dal becco appuntito come aghi .

Nelle ultime settimane ha notato il contatore della bilancia scendere di tre chili. Ora è solo un ammasso scompigliato e informe di ossa scricchiolanti, dita scheletriche, chiazze di lividi che, come petali viole che si stagliano verso l'alto contro il cielo terso e freddo di un giorno di inverno, creano un bizzarro ma intenso contrasto cromatico sui dorsi bianchi delle mani, e rimorsi confusi.

Pioveva, quella mattina, quando ha aperto gli occhi e ha constatato di trovarsi realmente disteso su un materasso sporco di mesi in un polveroso e decrepito mono-appartamento poco fuori il centro affollato di Daegu.
Ogni mattina al suo risveglio lo attende puntualmente l'impressione di aver fatto un sogno nebuloso, lungo di decenni, e, se avesse disteso la mano avrebbe ritrovato al tatto le famigliari lenzuola morbide e pulite del bucato di cui sempre si occupava Namjoon, e magari sarebbe sceso all'abituale bar, appena sotto al palazzo, a prendere un caffé con Hoseok. Allora, gli avrebbe raccontato di quel sogno tanto lungo e diluito in un denso sonno, così strano e realistico.
Poi metteva a fuoco la stanza, si ricomponeva, e capiva di non aver fatto nessun sogno. Il suo sonno era stato breve e interrotto, e le ossa e gli occhi gli dolevano.

Quella mattina, aveva scrutato l'orario, emesso un grugnito primitivo notando che la sveglia a cristalli liquidi, posta in un precario equilibrio su un disordinato accumulo di vestiti, segnava le otto di mattina.
A svegliarlo era stato lo squillo del telefono che, come il macabro e sibilante fischio che una bomba in caduta libera produce, aveva preannunciato il disastroso impatto.
Dopo aver risposto al telefono, aveva scostato la trapunta cosparsa di macchie non ben riconducibili a una precisa sostanza e bagnata da gocce di un rimorso ininterrotto, sorpassato le innumerevoli bottiglie di birra sparse sul pavimento e, infine, si era affacciato sull'ampia finestra che dominava la stanza, scoprendo che le strade erano sommerse da una densa e corposa nebbia e affogate sotto lo scroscio rimbombante della pioggia. Quello che si poteva notare era limitato a qualche fioca luce in lontananza, un lampione dalla silhouette lunga e sottile, ricurva come la schiena di un anziano sopra la superficie di una panchina. Quadrati anonimi illuminati, sulle facciate gremite di edifici dalla corporatura tozza e sgraziatamente alta. Era l'orario in cui la città iniziava a muovere i primi passi dopo essersi con calma svegliata e sgranchita le ossa intorpidite.
Piú in la, sulla strada parallela, una fila di tubi fluorescenti di insegne al neon di alimentari e negozi aperti ventiquattro ore su ventiquattro, affiancavano e delineavano il marciapiede. Le luci smarrite e soffocate nel grigio.
Yoongi ancora non aveva assistito ad una tale discesa d'acqua sin dai mesi più umidi e niente la sera prima avrebbe fatto presupporre che il cielo si sarebbe trasformato in un pesante mantello di velluto grigio. Un freddo penetrante gli tagliava le ossa, gli ordinava di indossare una maglietta per coprire il suo torace nudo e livido.

current mood- YoonminWhere stories live. Discover now