sᴇ ғᴏssɪ ʀᴇ ᴅɪ ᴜɴ ɢɪᴏʀɴᴏ ᴄʜᴇ ɴᴏɴ è ᴍɪ ᴛʀᴀsғᴏʀᴍᴇʀᴇɪ ɪɴ ᴜɴ ᴀʟʙᴇʀᴏ ᴇ ᴛɪ ᴘʀᴏᴛᴇɢɢᴇʀɪ

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ₗ'ₐₙᵢₘₐ ₑ' ₗᵤcₑ, ᵢₗ ᵣₑₛₜₒ ₚᵤₗᵥᵢₛcₒₗₒ

...

Jeon Jungkook focalizza la sua attenzione sul panino imbustato, un istante dopo aver inserito il quantitativo di monete necessarie per permettere al meccanismo di far scivolare il prodotto.
il panino non é caduto dal rullino della macchinetta automatica come da copione.
Jeon Jungkook lo osserva nella sua statica posizione. Perfettamente immobile in mezzo a cibi conservati che, giurerebbe, siano li da settimane.
A dir la verità non ha neanche fame, ma vuole disperatamente che qualcosa vada per il verso giusto.
Afferra i fianchi squadrati e metallici del distributore e lo scuote leggermente, non ottenendo però nessun risultato. I secondi passano lenti e la sua pazienza si assottiglia. Pensa con quale gioco perverso l'universo si stia intrattenendo a sue spese. Scuote ancora la macchina, ma questa volta con più vigore, dato dal fastidio crescente. Se si conosce bene Jeon jungkook si può riscontrare nel suo gesto un profondo turbamento. Sente delle urla rugginose graffiargli la gola, se solo potesse, manderebbe all'aria qualsiasi forma di contegno ed griderebbe a pieni polmoni. è tutto il giorno che continua a covare quelle urla nel petto, per poi ricacciarle velocemente giù quando minacciavano di erompere nell'aria. Ormai sono state troppo tempo esposte all'umidità e si sono inevitabilmente ossidate. All'improvviso il suo campo visivo è invaso e sfocato da lacrime pesanti come macigni. Avrebbe voglia di buttare a terra il distributore e tirargli dei calci fino a spaccarla del tutto, domandando disperatamente a un oggetto inanimato perché non funzioni, perché, lui, un ragazzo assennato e a modo, si sia ritrovato a piangere e ad urlare contro ad un oggetto nell'asettico corridoio di un ospedale.

Lascia che fuggano dalle sue labbra giovani insulti di ogni genere, finché anche le parole non servono più a nulla, si fanno vuoti contenitori d'aria compressa.
Le sue emozioni tramutano rapidamente da una rabbia intercostale, alimentata da cherosene e viscere, al più gelido e crudele dei rimpianti.
Forse, é troppo giovane per vivere sulla sua pelle il peso grave della morte, e si rende conto che é troppo giovane anche per assegnare un senso concreto alla vita. Tutto ciò lo ha fatto precipitare nel baratro di consapevolezza della sua infinita ingenuità. La concretezza dell'esistenza lo ha investito in pieno, come fosse un camion uscito di colpo fuori strada e lui un bambino distratto.
Si sente sospeso sul limbo delle scelte, un passo a destra ed irrompe nell'emisfero buio, dalla corrente elettrica limitata, fatto di preoccupazioni e consapevolezza. Un passo a sinistra e precipita nell'abisso dell'incoscienza.
Ha sempre rimandato questa scelta al più tardi possibile, ma ora sa che qualcosa è stato guastato in modo irreparabile e non ci sono più direzioni in cui voltare il capo.
Prima di quella mattina attribuiva la definizione del senso della vita, allora per lui dall'andamento assolutamente lineare, alla quotidiana tranquillità creatosi con Taehyung. Al forte aroma di caffè che aleggiava nella grigia aria mattutina di Seul. Le trapunte nuove di bucato, profumate e confortanti, divise la sera assieme a Taehyung.
Le serate passate a giocare ai videogiochi con Jimin. I rimproveri severi ma di buon cuore di Namjoon.
Non poteva che avvolgersi candidamente in quel soffice sottofondo di pace e colori tenui che era stata la sua vita fino a quel giorno.
Ora, invece, si sente totalmente perso e disorientato.
-cosa ti ha fatto di così orribile quel distributore?-
La voce pacata di Taehyung gli sfiora le orecchie come una folata di vento di inverno. Si volta e osserva la figura elegante e slanciata del ragazzo illuminata dalla luce dalla sfumatura di un blu sterile. Sotto quelle luci persino lui perde bellezza, la sua pelle si fa gommosa e tirata, non più umana ma sintetica.
Gli occhi di Junkook corrono su quel viso affilato, cercando un qualche segno di famigliarità tra le pieghe agli angoli della bocca o nella fronte appena appena corrugata. Infine incontra gli occhi stanchi di Taehyung che lo invitano come d'abitudine a mantenere la calma e ad affidarsi a lui. La schiena appoggiata alla parete di cartongesso incolore. Le braccia saldamente incrociate al petto. La schiena diritta. Ha l'aspetto della millenaria colonna dorica che sorregge l'imponente trabeazione del Partenone. Jungkook, ogni mattina quando si svegliava e posava gli occhi sul viso e sul corpo del ragazzo steso accanto a lui, rimaneva stupito e ammirava in silenzio la sua straordinaria bellezza senza tempo, come se fosse stato il perfetto e armonico soggetto di un quadro rinascimentale fuggito temporaneamente dalla tele.
Ha l'impressione che, se si lasciasse cadere a terra intento a frammentarsi in mille piccole schegge di vetro opache, non piú capaci di riflettere la sua stessa immagine, Taeyhung sarebbe subito pronto a raccoglierlo e, con tutta la cura possibile, ad assemblarlo pezzo per pezzo come un Iside, dalle braccia tese di sorella e le labbra socchiuse di una moglie. Vagando per tutto l'Egitto con la pazienza della notte, cerca le membra disperse di Osiride per ricucirle amorevolmente insieme.
-la macchinetta mi ha mangiato i soldi-
Borbotta fra i denti Junkook, facendo scivolare il suo sguardo sul pavimento traslucido. Sente le mani di taehyung spingere leggermente il suo corpo di lato. Jungkook lo osserva mentre preme il bottone in rilievo appena sopra la tabella dei numeri, per poi rivolgersi a lui:
-qual'é che vuoi?-
-il 64-
Cerca con il lungo e affusolato dito indice i numeri richiesti dal ragazzo per poi schiacciarli e vedere come il prodotto abbia recepito alla perfezione l'ordine imposto.
Taeyhung si piega sulle ginocchia e cerca con la mano il panino nell'incavo interno della macchinetta. Si rialza e lo porge a Jungkook.
Jungkook non lo prende e non lo guarda nemmeno. I capelli castani ricadono sul suo volto.
Taehyung nonta che distinte gocce d'acqua bagnano il pavimento. Sembra stia piovendo al suo interno e lui é uscito scordandosi a casa l'ombrello, finirà per infradiciarsi e di conseguenza ammalarsi.
Allora, Taeyhung appoggia il panino a terra eprende fra le mani il viso morbido di Jungkook. I suoi palmi si inumidiscono leggermente.
Gli occhi di Jungkook sono gonfi e rossi. stanchi. Sfiniti. "É troppo giovane", pensa Taeyhung, "é troppo giovane per tutto questo", non facendo caso che fra loro due vi sia solo un anno di differenza.
Ma il suo pensiero non é da ricercare nell'età anagrafica.
Gli accarezza le guance con i pollici provando a infondergli il sostegno di cui ha bisogno. Cerca il suo sguardo ma il ragazzo piú giovane non sembra intenzionato a offrirglielo.
-andrà tutto bene Kookie-
É una melodia, la voce di Taeyhung, una melodia profonda e dolce suonata al pianoforte in una solitaria notte di gennaio, quando il gelo ricopre il cemento, la neve riposa assonnata sui tetti dei palazzi, il buio incombe sugli animi e la legna posta nel camino scricchiola e saltella sollecitata dalla fiamma. Le sue parole sono fiocchi di neve d'inverno.
- vorrei poterti credere. Vorrei, lo giuro. Ma non so più cosa pensare. Hai sentito i medici, ha perso molto sangue. Taehyung come faremo ad andare avanti?-
Articola faticosamente tra i singhiozzi e abbandona la testa sulla spalla di Taehyung. Tutto il suo corpo é diventato dieci volte piú pesante.
Jungkook Lascia che il ragazzo lo avvolga fra le sue lunghe braccia .
Non si è mai sentito tanto vulnerabile e piccolo. Ha perso tutta la robustezza di cui si é sempre fatto vanto, tutta la virilità e la compostezza che lo contraddistinguono. Non servono a nulla la dedizione e l'impegno se poi non si riesce nemmeno a reggere il peso delle propie emozioni.
Taehyung si accorge di essersi sbagliato, perché non sta solo piovendo, dentro di lui é incorso una vera e propria tempesta, con i tuoni, i lampi e i fulmini.
Non puó permettere che anche Jungkook si ammali.
-Sai più di me quanto Jimin sia testardo, non ci abbandonerà tanto facilmente quella testolina asfissiante. Devi credere in lui, Jungkook, soprattutto quando si risveglierà-. Lo conforta Taeyhung, sapendo che la parte difficile sarebbe arrivata da li a poco.
Jungkook ha sempre visto Jimin con indosso le vesti del suo migliore amico. Lo conosce fin da quando era piccolo e avevano condiviso la vita e la crescita assieme. Jungkook si era trasferito a Seul un anno dopo che lo aveva fatto Jimin, per frequentare una famosa academia d'arte e aveva avuto la fortuna che nell'appartamento accanto al suo c'era un posto libero. Non conosceva nessun'altro in quella città disorientante, solo Jimin, e gli era bastata come motivazione per raggiungerlo. Più i mesi e gli anni passavano e più succedeva qualcosa in loro, una metamorfosi che non poteva svolgersi per uno se non in stretta relazione all'altro. Mentre Jungkook, arrivato come bozzolo grumoso e inespresso di passioni e progetti confusi, lentamente sbocciava e assumeva una forma adulta, conosceva Taeyhung che lo ispirava ogni giorno, facendolo crescere e scoprire il mondo con piccoli gioielli da collezionare avidamente, Jimin era arrivato come una farfalla dalle bellissime ali spalancate sull'onda della vita, la borsa di studio dei suoi sogni, l'indipendenza tanto agognata, l'energia e la felicità di chi ama assaporare la propria giovinezza a grandi sorsi. Poi, però, Jimin aveva iniziato a cambiare fino ad essere quasi irriconoscibile per jungkook. Jungkook era sicuro di poter inquadrare il momento esatto dell'inizio della discesa di Jimin nell'arrivo di Yoongi.
-Tutto ciò è colpa di Yoongi. Gliel'abbiamo detto tutti che dovevano lasciarsi, ma Jimin preferiva ascoltare quel' egoista pezzo di merda!-
Lo sguardo apprensivo e desolato di Taehyung fermano Jungkook dal continuinare la sua invettiva carica di disprezzo e insulti verso il suo coinquilino.
Taeyhung risponde che Yoongi è uno stronzo, sì, ma Jimin è un adulto, e non può decidere per lui cos'è meglio. Jimin è abbastanza intelligente per fare le sue scelte, e fin da subito aveva dimostrato di essere un ragazzo precipitoso e avventato, che si lasciava trasportare dai sentimenti piuttosto che ragionare razionalmente su quale sarebbe dovuta essere la soluzione migliore. In fin dei conti lo si può consigliare, ma più di così non può fare. Yoongi ha avuto la decenza di capire che gli stava facendo del male e se ne è andato per lasciare spazio a Jimin. Era stato l'unico modo che conosceva per recidere quel cordone che li teneva legati.
Jungkook sa che un giorno probabilmente la faccenda gli sarebbe apparsa chiara e distante, e magari sarebbe riuscito a comprendere anche la controparte di Yoongi come ci riesce Taehyung, ma ora gli è impossibile.
Si allontana lievemente da Taehyung e accosta il viso al suo più maturo.
Si sporge e cerca le labbra di Taehyung. Le cerca con timore. È un bacio dalle sfumature di un blu sterile. Taehyung negli attimi di quel tenero bacio tremolante trova la forza di voler ricostruire una casa, questa volta dalle fondamenta solide a prova di terremoto, il tetto ben fatto perchè non ci piovesse dentro e non si inumidisse e marcisse negli angoli senza che nessuno se ne accorgesse come la precedente. Pensa già a come smussare gli spigoli e attutire le pareti per il ritorno di Jimin. Come creare una fortezza di gommapiuma e cotone che li proteggesse dai mali del mondo esterno.

current mood- YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora