sᴇ ᴀᴠᴇssɪ ɪ ᴘᴇɴɴᴇʟʟɪ ɢɪᴜsᴛɪ ᴛɪ ᴅɪᴘɪɴɢᴇʀᴇɪ ᴅɪ ɪɴᴅᴀᴄᴏ

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Yoongi é ritto in piedi in camera sua. Guarda le pareti come se su di esse fosse in corso la proiezione di un film muto. Su ognuna una scena diversa della sua vita si svolge con la tenera naturalezza dell'esistenza. La stessa con cui si soffiano le candeline sulla torta di compleanno, in una stanza illuminata solo dalla calda luce soffusa delle candeline. Nella parete alle sue spalle l'immagine è difficile da guardare perché la risoluzione va e viene, i colori sono sbiaditi e la scena è interrotta da fastidiose interferenze che mischiano i pixel in un vortice di sabbia. Inizialmente la ripresa si apre con un campo lungo che inquadra un giardino spazioso e assolato, pieno di bambini, sudati e sporchi di terriccio nelle ginocchia e nelle mani, con le guance rigate e il naso incrostato di muco. Giocano a rincorrersi. Ogni tanto qualcuno cade e qualcun altro si arrampica sullo scivolo. Poi, l'inquadratura zooma delicatamente sul fondo, ai limiti del giardino, fino a chiudersi con intimità su due bambini distesi l'uno accanto all'altro nell'ombra di un faggio. Guardano aprirsi i ricami azzurri del cielo, mossi dalle mani di un venticello gentile che scosta appena le foglie. Uno dei due indica il cielo e dice qualcosa, l'altro gira la sua piccola testolina, invasa da lucenti filamenti di capelli neri che sembrano alghe portate dalla mareggiata e depositate sulla banchina bianca e opaca della sua fronte, e guarda l'amico. Allunga di un poco il braccino piccolo quanto un ramoscello, fino a sfiorare con le dita quelle dell'altro. L'altro apre il palmo graffiato ma morbido come la mollica di pane immersa nella marmellata che hanno mangiato per colazione, e accoglie la sua mano in un rovo fitto fitto di dita. L'ombra del faggio si allunga lentamente sul prato puntellato di margherite e le nuvole corrono come cavalli imbizzarriti. Quei due bambini portano il nome di Jung Hoseok e Min Yoongi.

Sulla parete di destra l'immagine è sgranata ed é cinta da pareti, chiusa dall' ambiente interno di una piccola e graziosa cucina di una casa di periferia dall'intonaco grigio. lui ha tredici anni ed è tavola con quel suo nuovo fratello che è Namjoon. è più grande di lui e nettamente più alto e gli ha prestato una bicicletta per girarci assieme con l'arrivo del bel tempo. é simpatico e sembra un tipo a posto. Forse é un po' ingenuo. Stanno facendo colazione e Namjoon lo studia attentamente. Non ha fatto altro da quando Yoongi é arrivato. Nel suo sguardo però non c'é ombra di sospetto, non sono occhi malfidati, più che altro discretamente curiosi. La donna sconosciuta, che a suo discapito lo amerà come un figlio, gli versa il latte nella tazza dei cerali. Dagli occhiali spessi e rotondi dell'uomo, che ha la pelle dal colorito verdognolo del tipico impiegato d'ufficio privato di vitamina D e che gli è seduto difronte e continua a dire certe battute che fanno ridere solo lui, appaiono i suoi occhi scuri, pieni di entusiasmo e bontà, che brillano della luce dorata del mattino. La donna gli appoggia una mano sulla testa e Yoongi ne sente il peso. Sulla sua pelle si diffonde un disagio scomodo, un sentimento inquieto e sospettoso, ma che poi inizia a sciogliersi quando si sente accarezzato.

Sulla parete di sinistra, invece, è a Daegu, nell'aula magna di uno degli atenei artistici più famosi della Corea. Ad occhio non lo si troverebbe mai dato il numero di presenti che occupano l'aula, formando un onda crescente, variopinta di teste. Fortunatamente la macchina da presa si muove spontaneamente verso l'epicentro dell'onda. Ed eccolo lì. Piagato sul piccolo banchetto incorporato alla sedia, è intento ad appuntarsi con impaziente frenesia tutte le parole, persino le virgole, come se dovesse affrettarsi per acchiapparle come cerchi di fumo prima che si dissipino. Escono come un soffio di vento caldo dalla bocca di quel professore dalle labbra sottili e dagli occhi affilati come rasoi, oscurati da un'ombra inquieta che cala ogni tanto a offuscargli le palpebre e a fargli increspare la fronte. Yoongi nota sempre il passaggio di quella nuvola nefasta, a volte riesce pure a prevederne l'arrivo, e il sapere che nessuno di quei cinquecento ragazzo seduti accanto a lui riesca a fare lo stesso, gli inebria le narici e il petto di un pungente piacere lascivo. Sa che a fine lezione, quando tutti quei ragazzi mediocri e vanagloriosi se ne saranno andati, sa che quel professore aspetterà proprio lui, sicuro nel suo stadio vuoto, come una rockstar alla fine del concerto, a braccia aperte, assorbe l'eco sfumato degli applausi, mentre attende che la ricompensa si posi sulle sue labbra sottili. Yoongi vive per quel privilegio che gli brucia nel petto come una ferita aperta. Ma sa anche che, a fine giornata, infilerà gli auricolari nelle orecchie e prenderà la metro da solo. Da solo arriverà a casa, dove accarezzerà quel gatto randagio e che ogni tanto si presenta sul davanzale della finestre della cucina. Gli butterà un po' di mangime in una ciotola e si butterà un po' di cibo precotto nel piatto. accenderà la tv e metterà il notiziario della sera, ma a un volume talmente basso da non poter afferrare di cosa stiano parlando. Con quel vago brusio di sottofondo, mangerà da solo con il gatto randagio mentre quel suo professore dagli occhi come lame starà cenando con la sua famiglia, con i suoi bambini, una femminuccia e un maschietto, nel torpore di una sala da pranzo curata da un'attento e. amorevole occhio femminile.

current mood- YoonminWhere stories live. Discover now