11. Jessica Clark?

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Poco prima che me ne andassi, Alex mi ha rivelato che non ha mai mostrato quella parte di sé a nessuno prima d'ora. Ciò mi lascia un po' perplesso e intimorito, perché ha aggiunto che quello è il vero "lui", e non sono forse intenzionati ad ucciderti i ladri che mostrano il proprio volto togliendosi il passamontagna?

Una volta tornato a casa, ripasso davanti allo specchio il discorso con cui approcciarmi alla sorella di Alex, ma ogni volta mi dimentico una frase diversa. Riprovo più e più volte, ma c'è sempre qualcosa che mi sfugge.

Alla fine, verso le dieci di sera, ci rinuncio e decido che domani improvviserò. Oppure leggerò dagli appunti sul palmo della mano.

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Mi sveglio circa un'ora prima del solito con una strana e improvvisa voglia di cereali al muesli e frutti di bosco, ma oggi è il giorno della barretta energetica alla banana. Fisso combattuto la credenza aperta, quasi aspettando suggerimenti da qualcuno dall'alto.

Potrei sgarrare solo per oggi, una sorta di ricompensa per aver riportato a casa Millie, che ora ha ripreso ad abitare le stanze altrimenti vuote del mio appartamento.

Quasi sentendomi in colpa, afferro la scatola di cereali ai frutti di bosco, una tazza e il bricco di latte. Mentre faccio colazione, con la mano libera sorreggo il foglio su cui ho trascritto il discorso che dovrebbe garantirmi la buona riuscita dell'impresa.

Mano a mano che scorro gli occhi sul foglio, mi sento sempre meno sicuro. Perché non riesco a memorizzare queste semplici righe?

Le ripeto anche mentre mi lavo i denti e mentre mi vesto. Saluto così anche la mia gatta prima di uscire di casa, controllando i lucchetti che ho accuratamente attaccato alle maniglie delle finestre. Dopo quello che è successo con Millie, la prevenzione e l'accortezza non sono mai abbastanza.

Quando scendo in strada e salgo sul taxi che ho chiamato poco fa mi sento un groppo in gola a causa dell'ansia. Ho paura di rovinare tutto, di non riuscire a spiegare bene la gravità della situazione alla sorella di Alex, ma soprattutto di deludere lui stesso.

Il tassista, un omuncolo dai folti baffi neri, mi sta fissando da dietro i ray-ban a specchio, in attesa di indicazioni sulla destinazione. Gli mostro il foglietto su cui ho scritto l'indirizzo, che per puro caso è anche dove c'è il discorso che in teoria dovrei sapere a memoria, e così noto che il tassista sbircia anche quello. Mi affretto a ripiegare il foglio per poi infilarmelo in tasca, mentre il tassista annuisce e inclina gli angoli della bocca all'insù nel sorrisetto di chi la sa lunga.

- Che c'è?- domando innervosito mentre il taxi si immette nel viale alberato.

- Problemi con la ragazza?- chiede di rimando il guidatore.

- No.- rispondo evasivo.

- Se vuoi posso darti qualche dritta. Si dà il caso che io sia stato un gran...

- Non mi serve il suo aiuto.- lo interrompo, più bruscamente di quanto volessi.

Mi volto verso il finestrino, mentre il conducente prende a borbottare qualcosa fra sé e sé. Non per molto però, perché la via è più vicina di quanto credessi. Dopo dieci minuti massimo sono già accucciato dietro a un cespuglio di fronte all'enorme villa bianca della famiglia Clark. Non mi sento propriamente a mio agio, qui nascosto come un malfattore, ma ogni volta che la voglia di scappare si fa sentire ripenso alla delusione sul volto di Alex se tornassi da lui a mani vuote.

Quando inizio a sentire una fitta al piede destro a causa della posizione scomoda, noto finalmente dei movimenti dietro al cancello dorato dietro cui si cela il villone con piscina dei Clark.

Sposto il peso sull'altro piede e strizzo gli occhi per cercare di scorgere meglio chi sta uscendo dalla porta di legno bianco. Capelli rosa, un vestito leggero azzurro smanicato e stivaletti viola: deve essere per forza la sorella di Alex.

Mi sposto dietro al cespuglio a fianco, seguendo a distanza la figura che ora sta attraversando il prato all'inglese del giardino e si sta dirigendo verso il cancelletto, sormontato da un arco di rose.

Non appena la sorella di Alex si chiude il cancelletto alle spalle e si incammina sul marciapiede verso l'incrocio alla fine della via, io mi alzo, mi spolvero i pantaloni e mi sgranchisco le gambe, il tutto senza mai staccare gli occhi da lei. Dopodiché inizio a camminare dall'altro lato della strada per non insospettirla. Conto circa una cinquantina di passi prima di attraversare la strada e salire sul suo marciapiede. Allungo il passo e la raggiungo, fino a trovarmi al suo fianco.

- Ciao.- la saluto, sforzandomi di sorridere.

Lei sobbalza e si volta di scatto nella mia direzione. Per un attimo penso a cosa fare nell'eventualità che si metta ad urlare.

- Ciao.- mi saluta di rimando, con tutta tranquillità.- Posso aiutarti in qualche modo?

- Sì, ecco...- balbetto, colto alla sprovvista. Possibile che non mi abbia riconosciuto?- Ho notizie da tuo fratello. Il tuo vero fratello.- aggiungo abbassando la voce e guardandomi intorno circospetto.

Lei aggrotta le sopracciglia e mi guarda confusa.- Non so di che parli. Alexander è a casa in questo momento.

- A casa? No, senti, io so la verità.- insisto, sempre più preoccupato. C'è qualcosa che non va.

- Quale verità? Scusa, ma non capisco cosa intendi dire.

- Ti ricordi dove ci siamo già visti?- provo a chiedere, colto da un bruttissimo presentimento mentre scruto con attenzione il volto della ragazza, che non mi è sembrato così paffuto poche settimane fa.

- No, io...- lei sembra in difficoltà.- Ad una conferenza, forse? Accompagno spesso mio padre, quindi forse...

- No, all'università.- la correggo.- E ti ricordi perché abbiamo litigato?

Lei rimane in silenzio e si limita ad accelerare il passo.

- Tu non sei la vera sorella del vero Alex.- mormoro, dando voce ai miei pensieri, che vengono confermati quando la ragazza che viene spacciata per Jessica Clark si scusa prima di iniziare a correre via, con uno scatto tale che per poco non le si stacca una extension.

Dove diavolo è finita la vera Jessica Clark?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 09, 2018 ⏰

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