8. La lettera

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In preda all'incredulità più totale mi avvicino con passo incerto a Millie. Le giro intorno più volte, la osservo da tutte le angolazioni, ma in realtà non ne ho bisogno per riconoscere che questa è la mia gatta, quella che sto cercando da giorni e per cui mi sono rivolto ad Alex, senza sapere che per tutto il tempo ce l'ha avuta sempre lui.

- Che diavolo significa questo?- la voce mi vibra dalla rabbia mentre torno da Alex con Millie stretta al petto.

Lui sussulta, probabilmente si stava per addormentare. Non che in questo momento il suo sonno di bellezza mi importi.

Mano a mano che lo sguardo di Alex si sposta più volte da me alla gatta che tengo in braccio, sul suo volto si dipinge un'espressione sempre più meravigliata.

- Dunque eri tu il proprietario!- sorride, come se fossimo vecchi amici che si ritrovano dopo molto anni.- Devo dire che hai proprio un bell'appartamentino, anche se cambierei il quadro in soggiorno con qualcos'altro, come una gigantografia di Madonna, per esempio.

- Sei stato tu ad entrare in casa mia e rubare Millie!- inizio ad urlare. Sento il mio volto iniziare ad accaldarsi, ma non ho intenzione di chiudere gli occhi e provare a calmarmi come faccio di solito. No, stavolta lascio che l'adrenalina mi invada ogni fibra del corpo, mentre mi avvicino con aria minacciosa al letto.

- Dammi un buon motivo per non denunciarti seduta stante. Mio padre è un avvocato e troverà sicuramente il modo per prolungarti il più possibile la pena, razza di vigliaccio che non sei altro.- sibilo.

L'espressione sul volto di Alex muta repentinamente.

- Amico, calmiamoci, d'accordo?- balbetta.- Ora hai ritrovato la tua gatta, devi esserne contento. Non le ho fatto niente, anzi, devo dire che l'hai cresciuta bene, visto che si è comportata da principessina con gli altri gat...

- Dammi un buon motivo per non denunciarti.- ripeto, scandendo bene ciascuna parola.

Alex deglutisce e mi guarda dritto negli occhi, cercando di capire se faccio sul serio.

- Andiamo, è solo un gatto.- esclama.

Senza pensarci due volte, estraggo rapidamente il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e lo sblocco per comporre il numero della polizia.

- Sono Alexander Clark.- esclama disperato.

- Ecco il buon motivo. Sono Alexander Clark.- ripete, fissandomi disperato.

- Come ti aspetti che io ti creda?

- Chiedimi qualunque cosa.- si affretta a rispondere Alex.

Lo guardo un attimo rimanendo in silenzio. Come può questo ragazzo allampanato, che vive con un numero imprecisato di gatti in un mini appartamento sotterraneo in una discutibile zona della città, essere il famosissimo e pluripremiato figlio del rettore della mia università?

- Mi stai facendo perdere tempo.- scuoto infine la testa, tornando a rivolgere lo sguardo sullo schermo del cellulare.

- Almeno provaci, per favore. Chiedimi qualcosa che secondo te solo Christopher Clark sa.- mi implora.

- D'accordo.- accetto con aria di sfida.- Quanti manoscritti del suo libro di fisica comparata sono stati venduti nel mondo?

- Nessuno, perché non ho mai scritto un libro del genere.- risponde prontamente.

- Non vale, magari hai avuto il tempo di informarti.- replico dubbioso.

Alex alza gli occhi al cielo e sbuffa.- Fammi altre domande, allora.

- A che pagina del tuo ultimo libro c'è la dedica a tuo padre?

- Pagina 351.

- Il primo Paese fuori dagli Stati Uniti che hai visitato?

- L'Uganda, all'età di tre anni.

- Un buco nero ha massa 2060 chilogrammi. Determina la distanza dal suo centro alla quale la sua velocità di fuga è uguale alla velocità della luce.

- Facile, sono tre chilometri.

Rimango un attimo in silenzio per fare i calcoli a mente, che non fanno altro che confermare il risultato di Alex.

- Dimmi a cosa servono i coefficienti di dilatazione lineare e volumica.

- Per calcolare la variazione di entropia di liquidi e solidi.- risponde tranquillamente Alex.

- Come sai tutte queste cose?- sbotto spazientito.

- Perché sono Alexander Clark, quante volte ancora te lo devo ripetere? Anzi, fammi un favore. Apri il primo cassetto della toeletta.

Appoggio Millie per terra e faccio come mi ha detto.

- Prendi la lettera che trovi sotto alla palette di illuminanti.- continua Alex. La sua voce ora è quasi rotta.

Sposto qualche scatoletta e trovo una busta. Estraggo la lettera al suo interno e la spiego. Alex mi fa segno di leggerla.

La lettera di per sé non è molto lunga. La calligrafia è molto spigolosa e minuta, estremamente regolare negli spazi. Appartiene al signor Clark, ne sono sicuro perché ho già visto alcuni suoi manoscritti e mi ricordo che ero rimasto molto colpito dal suo modo di fare la lettera "A" come un quattro, caratteristica che ritrovo mano a mano che leggo la lettera.

Il contenuto, però, mi mette i brividi. A quanto pare il signor Clark, non avendo accettato l'omosessualità del figlio, che lui definisce "un irreversibile squilibrio ormonale", ha scelto di allontanarlo dalla sua famiglia e di piazzarlo in una casa di cura in Svizzera. Inoltre, mentre il figlio veniva relegato dall'altra parte del mondo, il signor Clark ha assunto un ragazzo per qualche comparsa pubblica che fingesse di essere Alex. Il piano del padre, insomma, era quello di sostituire il figlio con uno sconosciuto che rilasciasse qualche intervista.

- È disumano.- è l'unica cosa che riesco a dire dopo aver riletto la lettera almeno tre volte.

- Ora capisci perché vivo nascosto e perché non posso andare in ospedale? Se scoprissero la mia identità io finirei in guai seri.

- Perché ci finiresti tu e non tuo padre?

- A chi pensi crederebbero, a uno stimatissimo scienziato o a un ragazzino che è poco più di un barbone? Inoltre, se i miei genitori sono riusciti a spedirmi dall'altra parte del mondo, pensi che non mi eliminerebbero direttamente se sapessero che costituissi una minaccia per loro?- singhiozza Alex, sbattendo in fretta le palpebre per ricacciare indietro le lacrime.

- Allora perché sei tornato, se non vuoi che la tua identità venga scoperta?- domando legittimamente.

- Perché vogliono fare lo stesso a mia sorella.

Catnapping [sospesa]Where stories live. Discover now