7. Gatti, gatti e ancora gatti

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La prima cosa per cui rimango sbalordito è il caos che regna sovrano nell'abitazione avvolta nella penombra. Ci sono scatoloni aperti, vestiti, parrucche e accessori in ogni angolo, ma soprattutto, ci saranno almeno una dozzina di gatti. Grassi, magri, rossi, bianchi, grigi, neri; dodici paia di occhi mi scrutano incuriositi da dietro gli scatoloni, dal davanzale della finestra e dal pavimento. Alcuni perdono interesse per me dopo pochi istanti e prendono a gironzolare lì intorno o a leccarsi il pelo, altri mantengono lo sguardo fisso su di me.

Non so se sono più disgustato dal disordine stile "sepolti in casa" o dalla puzza di chiuso e di muffa. Per un attimo mi passa per la mente l'idea di chiamare un'ambulanza e finirla qua, ma poi ripenso alla reazione di Alex e decido di farmi forza. Lo trascino all'interno dell'abitazione e lo faccio stendere su una brandina sgualcita. Gli sistemo la testa su un cuscino dalla federa tutta bucherellata e mi guardo intorno, in cerca di un qualcosa per disinfettargli le ferite.

A fianco alla brandina c'è una toeletta la cui superficie è interamente coperta da rossetti, pennelli, boccette di profumo, ombretti coloratissimi e un'infinità di collane d'oro, d'argento, fini, grezze, di corda, con pendagli grossi come un pugno e con piume azzurre e viola. Dubito che qui in mezzo possa esserci del disinfettante.

Scorgo una porta alla mia destra, seminascosta dietro ad un paio di vestiti di tulle appesi ad una gruccia attaccata al bordo superiore della porta. La apro e tasto la parete per cercare l'interruttore della luce. Lo spingo in alto e una debole lampadina appesa precariamente al soffitto si accende.

Di fronte a me c'è uno specchio sopra a un lavandino di ceramica e lì accanto un armadietto che un tempo deve essere stato bianco. Quando lo apro, per poco non mi resta in mano la maniglia. I primi due ripiani sono zeppi di lacche, pettini e altri profumi, mentre nel terzo c'è una scatola con una croce rossa dipinta sul coperchio.

La prendo in mano e la apro, non trovando grazie a Dio altri trucchi o profumi, ma quello che cercavo. Trovo un asciugamano pulito su una sedia accanto al water e lo bagno con dell'acqua fredda. Tenendolo in mano insieme alla scatola, esco dal bagno e torno da Alex. Prendo la sedia della toeletta e la sistemo accanto alla brandina, poi mi ci siedo sopra e mi sistemo l'occorrente sulle ginocchia.

Gli passo l'asciugamano bagnato su tutto il viso per rimuovere la sporcizia. Procedo con calma, con delicati gesti circolari, poi passo al disinfettante. Imbevo un po' di cotone e inizio a passarlo sui tagli del volto e poi delle mani, e sento Alex sussultare ogni volta che lo sfioro.

- Brucia, cazzo.- impreca stringendo i denti e inarcando la schiena mentre passo al taglio sulla guancia.

Non dico niente e continuo in silenzio a disinfettargli tutti i tagli. Quando ho finito, valuto il risultato. Non mi sembra che siano così profondi da richiedere delle bende, e ora che il suo volto non è più incrostato di sangue e polvere sta già ricominciando ad acquistare una bella cera, relativamente parlando.

Certo, il volto è a posto, ma il resto non può essere lasciato così. La camicia rossa è tutta strappata e attaccata alla pelle sudaticcia. Se i pantaloni possono essere salvati, non si può dire lo stesso della camicia.

- Riesci a togliertela?- chiedo.

Alex prova a sollevare le braccia, ma emette contemporaneamente un rantolo di dolore.

- Lo prendo come un no.- sospiro.

Con la punta delle dita inizio a sbottonarla e a staccare il tessuto dalla pelle appiccicosa per il sudore e il sangue. La apro del tutto e poi la faccio passare dietro alle sue braccia, gettandola poi sul pavimento. Quando alzo lo sguardo, mi chiedo per la prima volta chi diavolo me lo fa fare.

All'altezza dello sterno e dello stomaco ci sono delle spesse strisce rosse, i cui bordi rialzati rivelano delle profonde ferite aperte. Tuttavia, a giudicare dalle smorfie di dolore di Alex quando lo disinfetto, credo abbia subito qualche trauma alla cassa toracica. Non saprei dire se ci sono costole rotte, ma se nel giro di poco tempo il dolore non si attenua, io lo porto in ospedale.

Una volta finito di pulirgli e disinfettargli le ferite sul petto e sull'addome, lo copro con un lenzuolo fino al collo.

- Dovresti provare a dormire.- lo rimbecco dopo averlo sorpreso a fissarmi mentre raduno tutto ciò che ho usato per buttarlo via.

- Perché l'hai fatto?- sussurra con voce rauca, mantenendo il contatto visivo con i suoi occhi cerchiati di viola.

- Perché...- inizio a rispondere, ma mi blocco.

Perché secondo uno stupido forum io mi sento solo. Perché voglio dimostrare a mia madre che si sbaglia. Perché la scomparsa di Millie, l'unica cosa che non avevo calcolato, mi ha scombussolato i piani e mi sembra di non riuscire più a rimetterli a posto com'erano prima.

- Non lo so.- mi limito a dire, voltandogli le spalle e facendo per tornare in bagno a risistemare al suo posto la valigetta del primo soccorso.

Sto per rientrare in bagno, quando con la coda dell'occhio noto un guizzo alle mie spalle. Mi volto di scatto e, compostamente seduta in un angolo della stanza, gli occhi di un'elegante gatta bianca molto familiare incrociano i miei, sgranati per la sorpresa e la confusione.

Catnapping [sospesa]Where stories live. Discover now