5. Umidi baci privi di menta e fumo, eh, volevate.

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Mi catapultai al banco dove chiesi a un cameriere tutto tatuaggi e muscoli la password per internet. Non mi degnò di uno sguardo, continuando a shekerare cocktail e servire shot a un gruppo di donne in minigonna e scollatura a V appostate nell'angolo.

Cercai nel locale un altro cameriere, ma proprio in quel momento le luci si spensero del tutto per illuminare il centro del palco, dove in bella mostra c'era un microfono e un mega schermo si illuminò sulla parete.

Era iniziata la gara.

Mentre continuavo ad alzarmi in punta di piedi per avvistare un cameriere, con il tablet in mano e il telefonino nell'altra, mi sentii afferrare per un braccio.

«Vieni a ballare!» Uraraka mi trascinò verso la pista. «Non posso.» mi dimenai finché non riuscii a divincolarmi. «È successo un casino.» iniziai ma stavo parlando da solo.

Uraraka e Iida avevano raggiunto Tsuyu, recandosi poi in pista applaudendo e incitando la prima vittima della gara canora.

Bene. Tutti sbronzi.

Ritornai al banco dove mr. bicipiti tatuati finalmente si degnò di calcolarmi e con cipiglio scocciato mi chiese cosa volessi da bere.

«La password.. Cioè un Martini e la password per il Wi-Fi.» balbettai nervoso.

Avevo uno strano presentimento sulla e-mail. Potevo essere così sfigato da non averla inviata?
Sì, dissero tutti in coro.

«Siamo senza internet questa settimana.»

Imprecai. Avevo beccato l'unico locale di tutta Barcellona senza accesso internet.
Ero proprio sfigato.

Guardai Tsuyu e Uraraka, che erano salire sul palco a cantare Like a Virgin di Madonna. Sarebbe stato impossibile farle uscire da lì.

Tornai al nostro tavolo e bevvi tutto d'un fiato il secondo Martini, cercando di allentare i nervi tesi.

Entrai nella mia casella di posta con il cellulare e lo trovai lì, quel maledetto messaggio che mi sarebbe costato il lavoro.

Impossibile inviare l'e-mail.

Volevo urlare.
Mi spostai per tutto il tavolo nella speranza di veder apparire il 3G sullo schermo.

Niente.

Alzai il cellulare verso il soffitto per trovare anche la minima tacca di campo.
Ancora niente.

Le mie amiche intanto avevano iniziato un concerto tutto loro: dopo Madonna avevano cominciato ad intonare Drunk in Love di Beyoncé.
E dai cori che sentivo, gli uomini di tutto il locale stavano apprezzando.

Se qualcuno che conoscevo mi avesse visto in quel preciso istante mi avrebbe preso per matto: in punta di piedi e con il telefonino in mano che manco la bacchetta di Harry Potter mentre mi aggiravo come un paziente affetto da disturbo ossessivo-compulsivo.

Menomale che nessuno stava prestando attenzione al sottoscritto, tutto troppo intenti ad ascoltare le due scatenate ragazze giapponesi sul palco.

Stavo per tornare sconsolato al tavolo, pronto a ubriacarmi e a festeggiare il mio stato nullafacente sotto la voce "lavoro" nel mio curriculum, quando in cima alla schermata comparve il famoso 3G.

Grazie, Dio.

Tenni il telefono sempre puntato verso l'alto, poi non ricevendo il segnale, verso il pavimento.

Che me lo fossi immaginato?

Dopo vari tentativi, tutti tristemente vani, mi girai per tornare verso il centro del bancone, l'unica zona che mi mancava da perlustrare.

out of my limits ✗ katsudekuWhere stories live. Discover now