40. Genitori & "Smettila"

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Quando sabato mattina apro gli occhi dopo una settimana stancante tra lavoro e shopping pre-partenza, trovare già alle dieci e mezzo il telefono bloccato dai troppi messaggi mi irrita parecchio.
Giro il viso alla mia destra, notando Harry dormire incastrato come una salsiccia tra le lenzuola che si ostina a tenere nonostante il caldo di Luglio. Il suo petto nudo è esposto solo per la gioia dei miei occhi mentre mentalmente mi trattengo dal gettare uno sguardo sotto le coperte. Gli sposto i capelli dal viso, dandogli un bacio sulla mascella.
Sbuffo afferrando il telefono quando arriva l'ennesima chiamata, e accetto la chiamata rimanendo comunque in silenzio.

"Pronto? Ehilà, c'è qualcuno?" Louis, lo odio.

"Sì, per tua fortuna sono da questa parte del telefono perché se mi trovassi dall'altra, saresti un uomo morto. Si può sapere cosa vuoi alle dieci e mezzo del mattino?" Mormoro, cercando di non svegliare Harry.

"Abbiamo detto che sabato uscivamo, quindi si esce" urla quasi, costringendomi ad allontanare un po' il telefono e ad abbassare il volume della chiamata. "E poi perché rispondi nel telefono del mio migliore amico".

"È il mio ragazzo, e sì Louis, ma stasera usciamo. Harry ancora dorme, ieri sera è tornato tardi da lavoro e non lo sveglierò perché tu vuoi stare un giorno fuori" mormoro, abbassando il tono quando vedo il mio ragazzo muoversi, ma mi rilasso quando prende un respiro profondo cambiando posizione.

Sospiro continuando a far finta di ascoltare Louis, ma ben presto mi perdo nella bellezza del ragazzo al mio fianco: i suoi capelli sono schiacciati contro il cuscino, alcuni sembrano piume poggiate sul suo viso. Le sue labbra sono schiuse, il respiro esce in piccoli sbuffi leggeri, il suo nasino sembra più carino del solito. Ridacchio quando noto che fa un gesto strano con quest'ultimo muovendolo e facendo spuntare piccole rughe sul ponte.

"Louise!" Ritorno alla chiamata solo quando Louis urla nuovamente il mio nome, facendomi sbuffare. "Cazzo, dimmi almeno che hai capito un quarto del discorso che ho fatto!"

"Ehm..." lascio la frase in sospeso quando vedo la mano di Harry insinuarsi sotto il lenzuolo leggero, per darmi un pizzicotto sulla coscia, facendomi squittire quasi.
I suoi occhi sono ancora chiusi, ma so che è sveglio quando afferra il suo telefono dalle mie mani.

"Chiama un'altra volta alle dieci del mattino e giuro che Sophie non avrà più niente con cui divertirsi".

Dopodiché chiude la chiamata, lanciando letteralmente il telefono sulla moquette della sua camera da letto facendomi ridere.
Un sorriso spunta sulle sue labbra, mentre afferra la sua maglietta che copre il mio corpo per tirarmi verso di sé e posizionarmi il più comodamente possibile come cuscino.

«Lo odio, ha avuto il vizio di chiamare la mattina presto da quando lo conosco» mormoro con voce piccola, accarezzando i suoi capelli. Quando vedo che non mi risponde, sospiro continuando a parlare. «Hai fame? Preparo la colazione»

Sorrido quando si toglie da sopra il mio corpo, ricadendo tra le lenzuola, e mi spinge fuori dal letto con una pacca sul sedere e un sorriso pertinente sempre sulle labbra, ancora con gli occhi nascosti. Ricambio il gesto ridendo, dandogli una pacca sul sedere da sopra il lenzuolo per poi recarmi in cucina.
Accendo la macchinetta del caffè e il tostapane per farli riscaldare, mentre prendo due tazze e due piatti dalla credenza sopra il lavello.
Quando le luci segnano che i macchinari sono caldi, aggiungo il caffè in polvere in una macchinetta e la aziono, dopo aver messo sotto il piccolo boccale, e due fette di pane nell'altra.
In poco più di venti minuti, ho due tazze di caffè pronte, belle calde, e un piatto di pane tostato con marmellata e burro, proprio come piace ad Harry.

Poetry. » Harry Styles.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora