Following footsteps

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Rimango a fissare l'orizzonte. Il sole sta tramontando, i suoi raggi non sono più caldi come quelli di qualche settimana fa e diventano ogni giorno più flebili. Le nuvole cariche di pioggia stanno prendendo piede rapidamente, portando il cielo a ingrigirsi ogni giorno di più. Ricordo con nostalgia i tempi estivi, le giornate calde passate tra le vie del mio quartiere a fare spese e i numerosi gelati gustati con gioia. Ora è freddo, la pioggia, che ben presto arriverà, annuncerà l'inizio definitivo dell'inverno. Nel frattempo osservo e sorrido nel notare quanto si stia divertendo a giocare con Max, il mio cane. Abbaiando e posizionandosi con il sedere per aria, drizzando la coda e fingendo un ringhio per niente pericoloso, Max finge di voler attaccare. Con il suo pelo grigio decorato da tonalità più scure lungo la schiena e il torace, Max è di certo un magnifico esemplare di husky. Vederlo giocare senza mostrare rabbia nei confronti del genere umano quasi mi si stringe il cuore. Ricordo il giorno in cui lo trovai per strada.
Era estate, una di quelle estati afose e insopportabili per il caldo soffocante. Camminavo su una via laterale, piccola e stretta, con le case così vicine da rendere difficile il passaggio della luce. Recarmi in quel quartiere povero e degradato della città era stato un obbligo di lavoro. Quando scesi dalla macchina e la parcheggiai in un luogo "affollato" per maggiore sicurezza, non mi sarei mai aspettata che la mia destinazione sarebbe stata nella zona più mal ridotta e povera. Ignorai le persone che mi guardavano con occhio interrogativo, come se si stessero chiedendo cosa ci facesse una ragazza come me in quei posti. Mi asciugai una goccia di sudore dalla fronte. Probabilmente era il caldo, ma un po' era di certo anche per la paura di essere avvicinata da qualche mal intenzionato. Fortunatamente passai l'intera zona senza troppi problemi e in breve mi ritrovai in quella viuzza così stretta e dall'odore nauseabondo. Volevo andarmene il prima possibile da lì, ma uno strano mugolio mi bloccò. Silenzio. Eppure avevo sentito qualcosa. Silenzio ancora. Feci un passo in avanti ed ecco che un secondo mugolio mi arrivò da dietro le spalle. Mi voltai e non vidi nulla. C'erano solo immondizia e qualche scatola buttata a caso. Mi tappai il naso e mi avvicinai il più possibile ad un gruppo di scatoloni posizionati, naturalmente, in mezzo alla sporcizia più maleodorante. Cercando di toccare il meno possibile ciò che mi circondava, cercai con impazienza di trovare il responsabile del mugolio. Dopo qualche minuto di ricerca, ecco che un musetto nero comparve davanti ai miei occhi. Restai in silenzio. Un cucciolo di husky si guardava attorno con la lingua a penzoloni. Un guaito e capii immediatamente che sarebbe stato il mio compagno di avventure. Senza esitare un attimo di più lo afferrai e lo presi tra le mie braccia. Fu in quel momento che mi resi conto della sua coda: verso la punta formava un angolo troppo netto e la cosa mi preoccupò assai. L'osservai attentamente e notai che anche la zampa posteriore destra era piegata in modo insolito.
- Al diavolo il lavoro! - mi dissi e corsi verso la macchina. Fu una corsa che ricorderò a vita: un cucciolo di animale se ne stava tra le mie braccia, con la coda spezzata e la zampa messa male e io sentivo dentro di me il dovere di fare qualcosa. Ero perplessa anche dalla tranquillità che mostrava il cucciolo nei mie confronti: avrà avuto circa sei mesi, ma non era per nulla spaventato da me sebbene leggessi nei suoi occhi il dolore che aveva vissuto. Raggiunsi il mio quartiere e cercai il primo veterinario. Restai in sala d'attesa per ben due ore, dopo di che una donna col camice verde prese il cucciolo e lo esaminò da capo a coda.
- Scusi per l'attesa, avevamo in corso un'operazione. Il cucciolo ha la coda spezzata e molto probabilmente una frattura alla zampa posteriore. Dovremo fare dei raggi per accertarci, ma le anticipo che zoppicherà a vita - annunciò.
- Non importa, lo terrò lo stesso con me. Mi dica ciò che devo fare e io lo farò - risposi, accarezzando il piccolo dietro le orecchie. Esausto e mostrando i primi segno di paura, il cucciolo leccò le mie dita e poi guaì.
- Lo terremo il tempo necessario per recuperare al meglio la sua zampa. Per la coda non c'è nulla da fare: bisogna amputare la parte spezzata. Fortunatamente è piccola l'area da eliminare quindi con il pelo che crescerà non dovrebbe notarsi molto. -
E con queste sue ultime parole la donna lo sedò. Ci vollero quattro mesi prima che lui potesse camminare nuovamente, ma al contrario di quanto detto dalla veterinaria, Max non zoppicava affatto. Questo fu il motivo per cui decisi di chiamarlo Max. Noi tutti avevamo fatto il massimo per poterlo guarire, ma anche lui non demorse e non si arrese mai. Parlando con la veterinaria e riflettendo sul fatto che era stato ritrovato in uno dei quartieri più poveri, non mi ci volle molto per capire quante sofferenze dovesse aver passato prima di essere gettato tra i rifiuti. Dovrebbe odiarci, dovrebbe ringhiare e mordere ogni qualvolta vede un essere umano e dovrebbe starmi alla larga perché anch'io sono umana; invece Max è uno dei cani più affettuosi e coccoloni che conosca. Il suo passato l'ha lasciato dietro di sé, senza rabbia e senza odio, fiducioso del nuovo futuro che lo attende. Quante volte noi essere umani proviamo rancore e rabbia, una rabbia così forte che ci porta persino a fare del male a chi ci è accanto e tenta in tutti i modi di aiutarci. Forse...forse dovremmo essere più come loro. Più degli spiriti liberi, più delle anime quiete e più persone vere. Perché l'uomo chiama l'animale "bestia", ma la vera bestia è l'uomo. E' bestia con gli animali, è bestia con gli altri umani e quel che è peggio è bestia con se stesso. Forse dovremmo chinare la testa e osservare: guardare le orme che gli animali lasciano sotto i nostri occhi e seguirle. E' un filo, una traccia che probabilmente ci lasciano perché in qualche modo tentano di aiutarci. Ma noi niente. Così si guardano indietro, ma non per ricordare il passato. Si guardano indietro per venirci a riprendere e mostrarci nuovamente la via. Alcuni di noi riescono a camminare accanto a loro per un giorno, e poi si perdono di nuovo; altri per un mese, altri ancora non riescono mai. Ma vale la pena tentare. Seguire le orme non è segno di essere inferiori, di non essere capaci nella vita, ma un gesto di fiducia nel prossimo. Un gesto di fiducia su chi, in questo caso, ne sa più di noi. Max ama l'uomo e lo dimostra, non teme e non si vergogna di ciò che prova. Vive delle cose essenziali della vita senza pretendere nulla in più. E' il "di più" che spesso frega l'uomo. Uno dei suoi tipici ringhi mi riporta alla realtà e vedo che corre con il suo nuovo amico. Fischio per richiamare la sua attenzione ed ecco che, senza aspettare un secondo di più, abbandona Jack per correre in casa.

Ritorno a Brokeback Mountainحيث تعيش القصص. اكتشف الآن