Dreaming Brokeback

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Se di giorno mi capita di riuscire a non pensare ad Ennis, non posso dire lo stesso per la notte. I sogni, che siano tali o siano incubi, coinvolgono sempre me e lui. E adesso guardo Ennis e Jack di dieci anni fa, ancora ignari di tutto ciò che li attendeva e felici di aver trovato un amico in quella desolata montagna. Vedo gli avvenimenti come se fossi fuori da tutta questa storia, come se fossi solo uno spettatore. Mi lascio trasportare: questo deve per forza essere un bel sogno.
Ennis se ne sta quasi sdraiato a terra con un bicchiere di whisky in mano, lo sguardo rivolto verso il basso e la mano non occupata infilata nella tasca del giubbotto. Il suo cappello beige è conficcato bene in testa, tanto da non permettere a Jack la visuale sul suo volto. Mi vedo cercare in tutti i modi di scorgere il suo sguardo, ma il biondo pare non sia d'accordo ed evita apposta di alzare la testa. Alle loro spalle c'è un cavallo: quella puledra che cercavo di domare, ma che non sono mai riuscito a fare. Una specie di impalcatura di legno mostra i pezzi di carne di cervo che il giorno prima Ennis era riuscito a cacciare. La sua mira era - e credo lo sia ancora - quasi perfetta, mentre la mia faceva e fa piuttosto schifo.
- Dove hai imparato a sparare così? - domanda Jack per rompere il ghiaccio. Ci sono momenti che ricordo perfettamente, ma alcuni, quelli che sbiadiscono sempre di più di giorno, si rifanno vivi durante la notte. Non vedo l'ora di dormire perché così posso rivedere i momenti che consideravo oramai sfocati.
- E' stato mio padre, poco prima che morisse - risponde a bassa voce. Jack sorride e lancia un pezzetto di legno nel fuoco quasi spento. Scuote la testa e si alza in piedi, mostrando il suo fisico da cowboy. Credo di averlo fatto apposta: già nei primi giorni cominciavo a provare qualcosa per lui e di certo mi divertivo a stuzzicarlo con battutine o movimenti del corpo abbastanza sensuali. Lui non si muove, si stringe ancora di più nelle spalle e scosta alcuni sassolini con la punta del piede. Allora non lo sapevo, ma ora che sono passati dieci anni e che posso assistere alla scena come spettatore, riesco ad intravedere il suo imbarazzo. A confermare le mie ipotesi è Ennis stesso, che non la smette di giocherellare con i sassi. Lo fa sempre quando si sente estremamente a disagio ed in imbarazzo.
- Allora? - aggiunge Jack.
- Allora che? - ribatte il biondo alzando leggermente lo sguardo. Tombola! Mi basta posare gli occhi nei suoi per capire che vuole qualcosa: i suoi occhi sono spalancati, la bocca leggermente aperta e, ora che ci faccio caso, le sue pupille sono leggermente dilatate. Il Jack di dieci anni fa non pare accorgersi di tutto quello che invece sto notando io; infatti rivolge le spalle al ragazzo e osserva il paesaggio che li circonda. Ennis gli fissa il fondoschiena e si lecca le labbra. Si alza a sua volta e calcia via un sasso, dopodiché si pulisce la bocca con la manica come per cancellare il gesto fatto pochi istanti prima. Sparisce dentro la tenda. Jack rimane immobile, chiude gli occhi e borbotta qualcosa tra sé e sé. Ricordo quel momento: avrei voluto entrare in tenda con lui, avrei voluto sdraiarmi accanto al mio compagno e accarezzarlo. Desideravo posare la bocca sul suo collo morbido, sentire le sue labbra sulle mie e magari anche spingerci un po' oltre. Ma sono certo che in quel momento non desideravo fare l'amore con lui: era troppo presto, non capivo bene cosa mi stesse succedendo e non ero certo delle intenzioni di Ennis. Poi tutto cambia. Mi sento come precipitare nel vuoto, tutto diventa buio, mi manca l'aria e...la luce! Brillante e potente, quasi da accecare. Sono costretto a stringere gli occhi a fessura e, poco a poco, le immagini si fanno più nitide. Imponenti montagne si ergono silenziose e innevate di fronte a me, alcuni uccelli volano in cerchio a caccia di qualche animale e delle nuvole bianchissime risaltano nel cielo sereno. Mi volto e vedo un ragazzo biondo, con la testa china che tormenta con un piede i sassi a terra. Non mi ci vuole molto per capire che si tratta di Ennis. Sta fermo, in silenzio. Un treno passa velocemente, ma lui non pare nemmeno accorgersene dato che rimane immobile come una statua. È un pick-up scuro che lo costringe ad alzare lo sguardo: un ragazzo dal cappello nero scende dal veicolo e si appoggia ad esso. Sono io. Jack gli fa un cenno di saluto, ma il biondo non risponde. Ricordo che pensai fosse un gran maleducato, poi lo scruta per qualche istante. "Meraviglioso" fu il primo pensiero che mi balenò in testa. Due occhi profondi, penetranti e delle labbra così sottili ed aggraziate da poter far invidia ad una ragazza. I lineamenti dolci e proporzionati. Mi vedo girare e cercare qualcosa nel sedile anteriore. Una lama da barba e poi eccomi lì a tagliarmela il meglio possibile. Penso di averlo fatto non solo per sembrare più in ordine, ma anche per apparire più carino e meno rozzo. Di certo il mio datore di lavoro non l'avrebbe notato, ma con soddisfazione vedo che Ennis invece lo sta facendo. Mi analizza da cima a fondo senza farsi notare. Dopo dieci anni non so che darei per poter essere scrutato di nuovo così meticolosamente da lui. Una vampata di calore mi avvolge e sento una reazione del mio corpo. Ma non è nel sogno, sono io, l'io di adesso. Mi sveglio.
- Cazzo! - ringhio nel vedere la patta dei pantaloni abbastanza tesa. - Fanculo Ennis! - continuo, mentre scendo dal letto e mi faccio strada verso il bagno. Fa piuttosto schifo e cerco di posarmici il meno possibile. Della doccia, poi, non ne parliamo; me la farò a casa mia se non voglio correre il rischio di prendermi qualche malattia. Riempio il bicchiere del lavandino con acqua ghiacciata, mi tolgo pantaloni e boxer e mi getto addosso quella "cascata" gelata. Perfetto! Il mio corpo ha reagito come previsto. Perché non mi sono soddisfatto da solo? Semplice: il tempo è poco e la voglia scarsa. L'alza bandiera c'è stata solo per colpa del viso di Ennis. Esco dal bagno, raccolgo la mia roba, scendo per pagare l'affitto e svignarmela il prima possibile.
Nel pick-up ripenso ai sogni, ai dettagli che ho notato grazie ad essi e, ovviamente, penso lui. Giro la macchina a destra per imboccare la strada principale che mi condurrà al confine col Messico.
Alcune montagne cominciano a farsi vedere e sento un tuffo al cuore: sono le montagne tipiche del Wyoming. Devo aver viaggiato per ore senza nemmeno accorgermene e ora sono ad un bivio: a sinistra per Wyoming, a destra per Texas. Mi fermo, tanto dietro non ho nessuno. Mi strofino gli occhi con la mano sinistra e penso. Penso a cosa scegliere: se ritorno a casa sicuramente passeranno mesi, se non anni, prima che possa rivedere Ennis; se invece me ne torno nella "terra del dolore" sono più che certo che lo rivedrò, ma non sono certo della sua reazione. Pugno o bacio? Destra o sinistra? Wyoming o Texas? Metto in moto e faccio la mia scelta.

Ritorno a Brokeback MountainWhere stories live. Discover now