I came to save you

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- La prego! - esplodo in un momento di non autocontrollo. Il barista dalla voce grossa e i lunghi baffi mi guarda torvo, ma non pare sia intenzionato a cedere.
- Perché ti interessa tanto? - domanda senza smettere di pulire il bancone del bar. Ci ho messo un mucchio di ore per raggiungere la casa del biondo, per poi scoprire che era stata svuotata di quel poco che aveva dentro, molto probabilmente il giorno stesso in cui mi presentai a casa sua, ovvero ieri. Un altro paio di ore per fare il giro delle case vicine e chiedere informazioni e un'altra ora per raggiungere questo stramaledetto posto. Questi tempi per colpa del pick-up che si è rotto strada facendo. Dopo tutte queste avventure, il barista si permette di fare anche il prezioso e di non darmi le informazioni che voglio? Col cazzo!
- Questi sono affari miei, voglio sapere dov'è! - alzo la voce, puntandogli un dito contro. So perfettamente che dovrei aver maggior autocontrollo, che dovrei tenere tappata la bocca come sa fare benissimo Ennis...il problema? Semplice: non sono Ennis! E ringrazio il Dio di non esserlo dato che se fosse stato per lui, molto probabilmente, questi ultimi dieci anni li avrei passati interrogandomi su cosa il biondo provasse davvero per me. Quasi sicuramente non avrei tra i miei ricordi più preziosi il nostro primo bacio, la nostra prima notte di vero amore e non solo quella di puro sesso. Naturalmente queste cose non le posso dire ad un perfetto sconosciuto, quindi la mia unica soluzione é alzare la voce, puntare il dito contro e costringerlo a parlare a forza di occhiatacce e minacce.
- Senti...non lo so davvero! Faceva piuttosto schifo come cameriere e dopo un mese se n'è andato. Sparito. Da allora non l'ho più rivisto, credimi - cede. Faccio un sorrisetto falso: non me la bevo questa cazzata.
- Avanti. Sputa il resto - lo sprono senza distaccare lo sguardo. Poi ho l'illuminazione e proseguo - Sono anni che non vedo mio fratello - concludo, sperando che si beva questa balla. Dal cambiamento dell'espressione pare di sì: i suoi occhi sembrano tranquillizzarsi e i muscoli rilassarsi.
- Amico, potevi dirlo prima che é tuo fratello! Sai, appena ti ho visto credevo che fossi una specie di aguzzino, ma poi ti sei rivelato troppo impetuoso e senza un minimo di autocontrollo. E queste non sono di certo le doti tipiche di uno strozzino come si deve. Poi... -
- Arriva al sodo - cerco di tagliare corto. Il piccoletto pare non starmi neanche a sentire perché prosegue col suo discorso.
- Come dicevo...visto che sembravi preoccupato per lui e ansioso di vederlo, ho creduto che fossi un... - si blocca, poggia un gomito sul balcone e mi guarda da sotto il capello - Non sei un frocio, vero? -
Queste parole mi lasciano spiazzato: davvero ho la parvenza di un frocio? Oppure lo si nota solamente se penso ad Ennis? Mi sento raggelare il sangue e capisco che se voglio uscirne vivo devo calibrare bene le parole. Dalla faccia di disgusto e dall'espressione di odio del barista, intuisco che i gay lui non li accetta. Anzi, li odia! Faccio spallucce per guadagnare tempo.
- Non ho mai provato interesse per un cazzo diverso da quello che già conosco - rispondo grezzo. Se lui è volgare, allora lo sarò anch'io. Bastardo, come si permette di chiamare gli omosessuali froci?
Lo stronzo si mette a ridere e mi molla una pacca sulla schiena. A malapena riesco a sopportate questo contatto non voluto.
- Amico...tu sì che sai rispondere! Meglio non conoscerne altri da quello che si conosce già - sbraita scoppiando in una risata fastidiosa. Si tocca il cavallo dei pantaloni. Nessun altro uomo al di fuori di Ennis (e con uomo intendo tutto il pacchetto) mi ha mai suscitato interesse e, dato che lo conosco sotto tutti i punti di vista, io non ho mentito nel dire quelle parole. Se lui non capisce non è colpa mia!
- Ora dimmi dov'è mio fratello -
- Quand'é sparito ho sentito che era andato a lavorare in un fattoria... - stringe gli occhi come se si sforzasse per ricordare ancora, poi continua - Mi pare in un allevamento di vacche. Sai, quel posto dove un nato su tre muore nel primo anno di vita...povere bestie -
- E dove sarebbe questo allevamento? -
- In una cittadina poco fuori di qui, devi andare sempre dritto e quando vedi l'unico distributore di benzina che c'è prendi la strada a destra. É difficile che ti perdi: queste cazzo di strade sono sempre dritte. Comunque chiedi perché sono settimane, se non un mese, che non lo vedo. -
Lo ringrazio con un cenno della testa, dopo di che mi giro e scappo da questo bar lurido. In questi giorni pare che stia scappando da ogni luogo in cui mi trovo. Ridicolo. Comunque, come ha fatto Ennis a lavorare con quel tizio e per lui? Io l'avrei mandato a fanculo il primo giorno.
Passo altro tempo in macchina e credo che non sia lontano il momento in cui il mio culo e le mie gambe mi manderanno a quel paese. Le montagne si fanno sempre più vicine e nitide: ogni giro di ruota mi porta ad avvicinarmi di più ad Ennis.
Ho parlato col benzinaio circa quaranta minuti fa e devo dire che è stato molto più cortese e meno impiccione del barista. Le notizie però non sono state buone: devo viaggiare ancora e non per raggiungere la fattoria, ma un altro posto in cui Ennis lavora. La sorella del benzinaio si era fatta vedere mentre io e il fratello parlavamo di Ennis: i suoi occhi le si illuminarono nel sentire quel nome e cominciò a raccontare che si era fermato da loro qualche giorno, visto che affittavano anche camere. Da come parlava di lui e da quanto era agitata capii subito che, o si era innamorata, oppure aveva davvero ottenuto qualcosa da lui. Non potei fare a meno di sentire una fitta stringermi il cuore e il gusto amaro della gelosia farsi strada sfacciatamente. Preferii saltare la parte in cui spiegava minuziosamente quanto fosse gentile: la bloccai con la mano e con mia grande gioia suo fratello mi appoggiò. Mi dissero che non lavorava più in quell'allevamento malandato, ma che si era trasferito in una cittadina ancora più lontana per il nuovo lavoro. Nonostante sia passato solo un giorno da quando vidi i suoi misteriosi occhi marroni, ne sento già la mancanza. Ignoro completamente il mio corpo tutto indolenzito e proseguo per la mia strada. Ennis non è un tipo che ama viaggiare molto, ma a quanto pare è stato costretto a causa dei suoi lavori.
Dopo ore di viaggio, assai lento per colpa del pick-up e di alcune pause, arrivo alla cittadina indicatami dai due fratelli; però è tardi e di certo non posso presentarmi stanco morto. Devo essere in forze nel caso Ennis dovesse cedere o rifilarmi un'altro cazzotto. Così mi prendo una camera in un motel malandato e crollo subito in un sonno profondo.

Sono sveglio, carico dopo una notte di sonno sereno. Non ricordo i sogni fatti, ma almeno non sono stati incubi perché non mi sono svegliato di soprassalto nel cuore della notte.
- Per caso conosce Ennis Del Mar? - domando al proprietario del motel.
- Mai sentito, è uno nuovo qui? - chiede mentre sistema il conto.
- Si, è mio fratello -
- E com'è che avete cognomi diversi? -
Cazzo! È ovvio che conosce il mio nome e cognome visto che ho dovuto darglieli per la stanza. Muoviti Jack, trova una scusa plausibile. Ora!
- Fratellastro...è il mio fratellastro - balbetto, sperando che non si accorga della mia agitazione.
- Ah...comunque non lo so. Chiedi in giro. -
Quando esco mi ritrovo in una strada malandata, con gente che va da tutte le parti e un rumore di fabbrica assordante, ma ciò che mi colpisce sono alcuni cavalli chiusi in un recinto alla mia destra. Senza pensarci mi dirigo lì. Se Ennis ha trovato un lavoro in questo posto, quasi sicuramente si tratterà di un lavoro che prevede la vicinanza ai cavalli. Le mie ipotesi si fanno certe quando vedo un uomo dalla testa bionda, su un baio muscoloso e possente, che cerca di tenere a bada un cavallo impennato di fronte a lui. Non faccio nessun movimento: voglio vedere come se la cava. L'uomo tranquillizza lo stallone con degli "oh" che ricordano il vecchio west, narrato nelle pellicole di Hollywood. Il suo cappello non è caduto a terra grazie al laccio che gli circonda il collo muscoloso, mentre la camicia bianca a righe risplende sotto il sole. Il cowboy stringe più forte il lazo e si affretta a legarlo attorno al pomo della sella, in caso quella furia scatenata tentasse di farlo cadere. Il morello nitrisce e scalcia, incitando anche il baio a fare lo stesso. Ma a quanto pare quest'ultimo non è intenzionato a dare di matto e così se ne sta calmo, obbedendo ad ogni ordine che gli impartisce il suo padrone dalla groppa. Il biondo per sbaglio sfiora con un piede il fianco dello stallone, che stava iniziando a dare segni di resa. Sono pochi secondi: la furia si impenna nuovamente, spinge il baio, questo si spaventa e comincia a scalciare da dietro. L'uomo riesce a stargli in groppa per secondi, forse un minuto...poi cade a terra. Non c'è più alcun rumore: qualcuno deve avermi tolto l'udito perché l'unica cosa che riesco a fare è vedere lui, a terra e dolorante per il colpo. Mi precipito e con un balzo scavalco dei tronchi sparsi in giro, mi abbasso per oltrepassare il recinto e afferro con decisione le spalle dell'uomo. Lo volto e per prima cosa mi accerto che non si sia fatto neppure un graffio. Tiro un sospiro di sollievo nel vedere che è ancora tutto intero e splendido.
- Jack... - sussurra con un filo di voce, perplesso nello scoprire chi l'abbia soccorso.
- Ennis... - anch'io ho poco fiato, ma credo per motivi diversi dai suoi. Ci guardiamo, l'uno perso nell'altro, come se le nostre vite dipendessero da questo sguardo.
- Cosa ci fai qui? - chiede Ennis, non riuscendo a trattenere la mano, che si posa sulla mia guancia destra. Chiudo gli occhi per godermi la carezza tanto bramata e rispondo con la risposta più ovvia:
- Sono venuto a salvarti. -

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