04│the hill of memories

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❝ The sunset's longerwhere I am fromwhere dreams go to diewhile having fun ❞。suburbia,, Troye Sivan

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❝ The sunset's longer
where I am from
where dreams go to die
while having fun ❞
。suburbia,, Troye Sivan

« Tyler, dove stai andando? » chiese con voce sorpresa, mia madre, seduta sul divano, vedendomi prendere la felpa dall'appendiabiti vicino la porta, con l'intento di uscire fuori con la bici « vado a fare un giro, ho finito di fare i compiti » le risposi, mentre infilavo la mia felpa, passandomi una mano nei capelli, arruffandoli « da solo? » sussurrò, con un fil di voce, sapendo quasi quanto me che la mia mente avrebbe potuto farmi immergere in quei soffocanti ricordi « no, con un compagno di classe »

« davvero? chi è? lo conosco? » chiese, un'espressione stupita e sollevata si fece spazio sui suoi dolci lineamenti, sapevo che fosse felice del fatto che avessi fatto nuovamente amicizia, la partenza del mio migliore amico e le conseguenze, che erano crollate su di me senza alcuna pietà, non erano di certo passate inosservate alla donna che in quel momento si era alzata dal divano, venendo verso di me.

« no, si è trasferito qui qualche giorno fa » spiegai frettoloso, con lo sguardo che vagava ovunque, dal pavimento al mio trasandato look, le mie affusolate mani si intrufolarono nelle larghe tasche della mia felpa alla ricerca delle cuffiette, mia madre sapeva che quello fosse un gesto che stava ad indicare la mia poca voglia di parlare dell'argomento, così mi si avvicinò, posando una mano sulla mia spalla « sta' attento e non fare tardi, okay? » disse, con voce dolce, la guardai, sorridendole a labbra strette, annuendo nel mentre « d'accordo, ti voglio bene » le lasciai un bacio sulla guancia, prima di uscire di casa.

La sensazione del vento che percorreva il mio viso, il fresco che avvolgeva il mio corpo, così come l'aria, e la libertà che provocava il vedere il paesaggio mutare in continuazione, restando tuttavia nei parametri della città, con elementi ricorrenti, era qualcosa che da molto non sperimentavo. Sfrecciavo sulle strade del mio quartiere con la mia bicicletta un po' impolverata e con una ruota leggermente sgonfia. Ero uscito prima per potermi concedere un po' di tempo da trascorrere con la mente impegnata a riportare alla luce ricordi che ormai appartenevano al passato « Tyler! »

Mi voltai, sterzando con la bicicletta quando riconobbi la persona che mi aveva chiamato, nel mio petto sbocciò un calore sconosciuto che in breve tempo si espanse in tutto il mio corpo, mi raggiunse con il suo skateboard, il suo abbigliamento era quasi lo stesso, tuttavia la t-shirt era stata sostituita da una felpa nera « Ehi » mugugnai, a disagio, una volta vicini abbastanza da poter parlare senza alzare il tono di voce « facciamo un giro? sabato ho visto una specie di collina, non molto lontana, ti andrebbe di andarci? »

La conoscevo, era una collinetta dalla quale si aveva una perfetta vista del tramonto, Louis ed io c'eravamo stati poche volte dato che sua madre non voleva che ci spingessimo così oltre, soprattutto la sera tardi « non è poi così tanto vicina come credi ma va bene, andiamoci » feci un piccolo ed impercettibile sorriso a cui lui rispose con un "si" con il capo.

Il paesaggio attorno a noi, illuminato dai tiepidi raggi solari, immerso in un cielo dal colorito arancione, andava a farsi sempre più campestre, le curve si facevano più strette, le salite più faticose, le discese percorse con più velocità, ci lasciavamo alle spalle le case silenziose, i giardinetti verdi dei cittadini, inghiottiti da una quiete che più volte mi fece chiudere gli occhi, mentre il sole accarezzava il mio viso, beandolo del suo tocco delicato.

« eccola lì! » annunciò, Ethan, un braccio si protese verso la collinetta, il suo piede prese a battere sull'asfalto con forza e fretta crescente, pedalai con tenacia, affiancandolo con la mia bicicletta. Giungemmo alla meta e, lasciando a malincuore i nostri mezzi di trasporto, andammo su uno dei versanti tondeggianti, abbandonando i nostri corpi all'abbraccio del fresco prato, coperto a tratti di brina. L'erba mi solleticava il viso, il mio sguardo era puntato al cielo e il respiro era un po' irregolare per la corsa, Ethan non sembrava stare in una situazione migliore, eppure anche il più piccolo ed impercettibile dei suoi sospiri, rendeva il groppo nella mia gola sempre più stretto.

Mi sentivo a disagio, ma solo a tratti, dato che la mia mente per qualche secondo si concentrava su particolari come il fruscio delle foglie, il fresco vento che ci accarezzava i corpi stesi e accaldati, i colori del cielo che si scuriva sempre di più « sai, in realtà mi aspettavo che buttassi il biglietto » disse ad un tratto facendomi sussultare, il suo corpo si sbilanciò sul lato e in breve tempo fu steso sul fianco sinistro, il gomito poggiato a terra e il palmo della mano a fare da sostegno al suo capo corvino « stavo per farlo, in realtà, ma mi hai fatto cambiare idea »

Dissi, mentre mi stendevo a mia volta sul fianco, in modo da far scontrare le nostre iridi, lui rilasciò una piccola risata che provocò la semi-chiusura dei suoi occhi « scusa, non avevo intenzione di fissarti ma stavo cercando di non farti gettare il foglio » rivelò, confermando una delle mie teorie, sorrisi a mia volta, a labbra strette, per poi grattare la punta del mio naso che, a causa di un filo d'erba smosso dal vento, aveva iniziato a prudermi.

« ci sei riuscito » aggiunsi, arricciando il naso, mentre Ethan seguiva con lo sguardo i miei movimenti, potei giurare per un attimo di aver visto il suo sguardo posarsi sulle mie labbra e il suo viso farsi più vicino « volevo parlarti, non so bene perché, forse ero curioso di sapere chi fosse quel ragazzo che con tutta la tranquillità del mondo ha risolto un problema di trigonometria su due piedi » terminò la frase con un piccolo sorriso, i suoi occhi incontrarono i miei prima che alzasse il busto per mettersi seduto, con lo sguardo rivolto verso il lontano orizzonte.

« non era nulla di così difficile! » uno sbuffo di protesta varcó le mie labbra e il mio corpo imitò i movimenti del suo, affiancandolo, con le mani strette ai fili d'erba « chi è il vero Tyler? il genio in matematica o il ragazzo silenzioso che nasconde i suoi sorrisi tra i libri di biologia? » mi chiese, la sua voce viaggiò come una melodia nell'aria e il mio cuore perse molti battiti, non solo a causa del modo con cui pronunciò quelle parole ma anche a causa della sorpresa che queste mi provocarono. Quindi mi ha visto?

« Oppure è il ragazzo che piange in silenzio con le cuffie nell'orecchie? » continuó, voltando il suo sguardo in modo che potesse raggiungere il mio « chi sei? » chiese, in un sussurro, lo guardai esitante, non sapendo bene come rispondere ad una domanda del genere che mai nessuno aveva osato pormi. Chi è che conosce veramente se stesso? Schiusi le labbra, decidendomi a parlare per non fare scena muta, il suo sguardo si ammorbidì, facendo perdere altri battiti al mio organo che batteva già furiosamente « non credi che sia più entusiasmante scoprire da solo la risposta? »

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FRAGOLE & SIGARETTEWhere stories live. Discover now