CAPITOLO XIX

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Prima di proseguire nella lettura del capitolo, vi consiglio di aprire la melodia sopra per accompagnarlo. 

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'Ahi!' esclamò la fanciulla tenendosi il capo nel pieno dolore dell'attimo infertogli dalla donna alle sue spalle che era intenta a sistemarle i lunghi capelli. La minuta ragazza si voltò giusto un attimo per saettarla per bene. 'Quante volte ti ho ribadito che sono abbastanza grande da acconciarmi da sola, madre?' chiese retorica la fanciulla non potendone più.

Era lì da quindici minuti buoni e la madre sembrava non voler smettere. 'Quando non sarai più la mia bambina.' Esclamò la madre con sguardo placido e un lieve sorriso divertito da quegli atteggiamenti così poco consueti. Erano così lontani ormai quegli atteggiamenti nella figlia ormai cresciuta troppo in fretta che quasi le mancavano e quando si riproponeva Agnese non poteva che sorridere.La ragazza seduta sotto di lei sbuffò esausta a quella tortura ma continuò a lasciarla fare. 'Tu non sai acconciarti per bene per la locanda, l'ultima volta che sei venuta ad aiutarmi i tuoi capelli erano tutti fuori posto dopo un po'.' Precisò la madre a mo' di leggero rimprovero. 'Oh, non è vero... è che... è che andavo di fretta e me li sono sistemata mentre ero in cammino.' Confessò la ragazza nascondendo il viso e vietando alla madre di guardarla negli occhi per evitare il suo stupore misto a quello che sarebbe stato un rimprovero palese.In locanda doveva sempre prepararsi in una certa maniera e acconciarsi nel modo adeguato in modo che i suoi lunghi capelli non le fossero d'intralcio mentre serviva e in modo da non destare troppa attenzione negli uomini che solevano frequentare il locale, perlopiù, anche se nascondere una simile bellezza era sempre tanto difficile. Esmeralda non sarebbe passata inosservata nemmeno volendo. Non che la madre non ne fosse fiera, ma non voleva preoccuparsi di chi potesse girarle intorno mentre era lì. La maggior parte degli uomini erano abbastanza balordi e stupidi per essere fini con lei e la locandiera non voleva destare ulteriori problemi, né tantomeno voleva che la figlia subisse del volgare interesse portato avanti dai modi poco gentili che li contraddistinguevano.'Sai che so cavarmela.' Le fece notare la fanciulla quasi leggendole il pensiero e guardandola attraverso lo specchio nei suoi stessi occhi.Agnese, che sembrava essersi persa nel vuoto per alcuni attimi, si ridestò a quelle parole dedicandole un sorriso. 'Certo che lo so.''E allora perché ti preoccupi?''Perché non vorrei farti vivere questa vita. Costringerti ad aiutarmi in quel postaccio fatto di gente depravata e ubriaca è una delle cose peggiori che potessi farti.' Sospirò la donna veramente dispiaciuta e quasi sulla soglia del pianto. Agnese non era mai stata una donna forte. In famiglia era sempre stata la più debole, vittima di un marito troppo autoritario e avaro. La donna di un tempo, in quel momento, giaceva sotto anni di sconfitte e delusioni, l'unica cosa a mandarla avanti erano i suoi figli e loro soltanto, a cui il suo cuore di madre non faceva che pensare. 'Lo vedo tutte le sere come ti guardano e come ti parlano... sei ancora una bambina e non dovrei permettergli di parlarti così... non dovrei farti venire con me.' Esmeralda si voltò verso di lei e le prese le mani levandole la spazzola che impugnava mentre risultava essere fortemente agitata.'Mamma.' La richiamò a sé affinché si calmasse e s'inginocchiò dinanzi a lei affinché la vedesse. 'Mamma, non devi preoccuparti per me. Non sono più una bambina e non sei tu a costringermi ma sono io a volerti aiutare perché in due possiamo farcela meglio e perché mi va. Perché ti preoccupi allora? Sono abbastanza grande per aiutarti e deciderlo di mia spontanea volontà, di quegli uomini poco m'importa e non serve che tu mi difenda. So sempre come riprenderli. Non saranno loro a minare sulla mia vita.' Disse infondendole coraggio e un sorriso che Agnese non sarebbe mai stata in grado di fare. Erano sempre state diverse quelle due. Così diverse, ma nonostante tutto così unite. 'E ora forza!' esclamò alzandosi e invitando la madre a fare lo stesso. 'Andiamo prima che Marine imprechi peggio di tutti gli uomini in locanda.' La madre rise di gusto immaginando quell'amica darsi alla pazzia perché non vedeva arrivare le sue aiutanti. Esmeralda si diede un'ultima occhiata veloce prima di sfrecciare fuori con la madre: era già tardissimo. 

Per tutta la sera era stato un combattimento in locanda per Esmeralda, mentre la madre svolgeva il suo compito da dietro il bancone ella non fece altro che servire ai tavoli. Chi l'aveva chiamata di là, chi di qua, chi l'aveva stordita con le troppe parole, chi l'aveva invitata a sedersi per unirsi al gruppo e chi invece aveva fatto degli apprezzamenti in modo poco carini che Esmeralda si era fatta scivolare addosso abbastanza in fretta senza che la madre potesse anche solo udirli. Avrebbe dato di matto ed era l'ultima cosa che cercava quella sera.Ora dopo quelle interminabili ore in cui le era sembrato di ballare una danza frenetica tra un tavolo e l'altro, la locanda aveva iniziato a sbollentarsi ed erano pochi i clienti che erano rimasti tra i tavoli a servirsi. Esmeralda ne approfittò giusto il tempo di riprendersi: era stanchissima. Un senso di sollievo la pervase quando decise di sedersi ad uno di quei tavoli ormai vuoti. Ella decise di accomodarsi e ponendo una mano sotto il suo capo decise di chiudere un attimo gli occhi prima di riprendere in quel lavoro che sarebbe durato ancora varie ore. Non si sarebbe ridotta a questo stadio se avesse dormito un po' di più, pensò. O meglio non si sarebbe ridotta così se avesse dormito nelle sere precedenti. Sì, perché erano vari giorni che in Esmeralda vorticavano pensieri, dubbi e paure in vista di quel nuovo incontro.Questa volta non era riuscita a fuggire davanti a quella nuova imposizione. Non aveva fatto in tempo. Questa volta era in trappola e in tale si sentiva e a Rafael cosa e quanto poteva importare di tutto ciò? Poco o niente, infatti. L'uomo non faceva altro che programmare alla figlia incontri con possibili e aspiranti uomini ricchi che avrebbero fatto la sua fortuna perché abbienti e dalla sua parte aveva combattuto il fato che gli aveva donato una figlia così dannatamente bella da far dubitare che fosse sua. Questa volta era il turno di un conte, un duca o chissà cos'altro che egli era riuscito ad adescare. Esmeralda non lo ricordava quasi più, sentiva solo quel peso costante ed enorme che gravava sulla sua testa perché tutto dipendeva da lei e quando le cose andavano male, perché quest'ultima partiva già maldisposta appositamente per far scappare il nuovo designato, i guai e l'ira del padre ricadevano su di lei come la peggiore delle tempeste. Cosa avrebbe dovuto fare quindi? Esmeralda non voleva abbassarsi a ciò che lui voleva per lei, ma desiderava da sempre incontrare l'uomo giusto per conto suo senza pressioni e senza che ci fosse necessariamente un cospicuo beneficio dietro. Esmeralda, quindi, se ne stava lì con aria sconsolata e infelice mentre tutti quei pensieri non facevano che attaccarla appena non era impegnata in qualcos'altro. Era uno strazio e se non fosse stato per i suoi piedi doloranti la fanciulla avrebbe continuato nelle sue mansioni tenendo la mente occupata e non avrebbe sfiorato per nulla l'idea e l'angoscia che le dava quel prossimo incontro. 'Ehi.' Fece Marine facendo capolino di fronte alla sua testa.'Marine.' La accolse lei con un sorriso greve ma gentile. Non voleva darle l'impressione che fosse scontrosa nei suoi confronti. 'Piccola, come stai? Non abbiamo avuto modo di parlare questa sera ma tua madre mi ha accennato. E' domani?' La ragazza annui alzando lo sguardo su di lei, del tutto abbattuta.Marine per empatia fece lo stesso. 'Questa volta non sei riuscita a sfuggire ai tuoi doveri!' tentò di scherzare ma il risultato fu vano, anzi Esmeralda ne usci ancora più irritata. 'Questo è un dovere, non quello che mi impone mio padre per un proprio capriccio.' Sbuffò. 'Ma potrebbe andare bene. Non partire già prevenuta. Potrebbe anche piacerti.' Cercò di tirarla su facendole notare una prospettiva diversa. Quella le dedicò uno sguardo truce.'Non è l'uomo in sé, è l'idea. Non l'accetterò mai.' Disse puntando i piedi e affermando le sue accese convinzioni. 'Io non mi vendo al miglior offerente. Non sono una merce di scambio per chi ha più soldi e poco m'interessa di mio padre e della sua cocciutaggine.' 'E se incontrassi ciò che cerchi, l'uomo della tua vita, il tuo principe azzurro, l'amore vero in queste circostanze? Non lo puoi sapere. Magari tra gli uomini che ti impone tuo padre si nasconde la persona con cui passerai il resto della vita.'Esmeralda continuava imperterrita nella sua idea senza smuoversi. A muoverla in essa era il suo completo ideale. Quello stesso ideale che si era costruito e si era instillato in lei sin da quando iniziò a capirne di più. Tutto ciò aveva immesso in lei delle radice difficili da estirpare: Ella era innamorata dell'idea dell'amore, e quell'amore fiabesco di cui sentiva parlare era ciò che desiderava più di ogni altra cosa. Ella era convinta che l'amore, una volta trovato, l'avrebbe chiamata a sé come un richiamo che non avrebbe confuso con altri. Esmeralda scosse violentemente il capo, contrariata. 'Non penso proprio.' Affermò ferma. 'L'amore vero si cela sotto gli occhi ed è quasi come un richiamo che senti distintamente. Non ha lo stesso suono di mille altri: lo percepisci, lo senti, e vieni mossa da lui in gesti e passi consapevoli e non costretti e imposti.' Marine sorrise a quella visione che aveva, così ingenua e così fanciullesca. 'Parli come se ne sapessi qualcosa.' Constatò l'amica attratta da quel suo ideale. 'Perché l'ho incontrato negli occhi di chi l'ha provato davvero e invidio quello sguardo. Vorrei un giorno averlo anche io.' Rivelò con il pensiero a quella possibilità che le faceva battere il cuore.'Ehi tu!' si senti tuonare tra i tavoli da un uomo abbastanza alticcio e paonazzo. Quella era il loro solito modo di richiamare le locandiere a loro quando avevano bisogno di un nuovo ordine con cui cadere ancora di più nel baratro.'Pensa se a richiamarti fosse uno di quelli!' canzonò Marine alzandosi per dirigersi da quel bifolco. Esmeralda finse un sorriso mentre decideva di stare al gioco, ma né Marine e né altri avrebbero capito il suo concetto e ciò che intendesse davvero ma andava bene così. Si fece forza e brandendo il vassoio che aveva poggiato sul tavolo, si rimise in piedi per tornare al suo lavoro che sarebbe durato ancora infinite ore prima di vedere quel suo nuovo incubo materializzarsi. Esmeralda sbuffò pesantemente e si preparò a servire i nuovi clienti che erano appena entrati in quella bettola. Sempre con il solito sorriso, sempre con la solita pazienza inconsapevole del fatto che alle sue spalle un uomo aveva ascoltato l'intera conversazione con l'amica mentre non aveva di meglio da fare. L'uomo si ritrovò ad ascoltare la conversazione nel più completo disinteresse mentre al suo tavolo, pieno di gente, era calato un silenzio stanco: la maggior parte di chi aveva intorno era già partito per bene tra donne e sbronze pesanti mentre lui, inaspettatamente, era ancora abbastanza lucido da ascoltare la cosa con un certo interesse. Il pirata dentro di sé sorrise a quelle idee. Ne venne attratto, quasi.



'Pensi davvero che io possa dirti una bugia?' chiese Killian quasi indignato di fronte all'incredulità di Esmeralda. Come se le avesse mai mentito, come se la stesse prendendo in giro.
Quel sorriso sul volto della fanciulla durò il tempo di un fulmine prima che la consapevolezza e i dubbi le remarono contro.
'Credo che per come sei fatto, e per l'affetto che provi nei miei confronti. faresti di tutto per togliermi fuori dai guai in questo momento. Vuoi così disperatamente che io segua la via giusta che saresti capace di mentire.' Dichiarò Esmeralda restia a dargli fiducia questa volta. Restia a seguire ed accettare ciò che aveva appena asserito.
E se fosse stato un suo trucco? Un modo per farla uscire di lì illesa? Killian ne era capace eccome.
'Ti ho baciata Esm. Son stato io a risvegliarti.' Ammise, nuovamente cercando nel contempo di farla desistere da quell'azione malsana che aveva intrapreso e in cui sembrava perseguire. 'E lo ammetto ora perché non sapevo come dirtelo prima. Converrai anche tu che non eri nel giusto stato per accogliere una notizia del genere.'
Esmeralda ruotò gli occhi incredula. 'O forse converrai con me che per te era più difficile ammettere tutto ciò dato la relazione che ti lega alla salvatrice. Come l'avrebbe presa Emma? Come la prenderà ora?' chiese quasi acida colpendolo dritto in petto e incrociando le braccia al petto mentre attendeva una risposta dal pirata. 'Prima di includere me, ammetti che è per questo che non l'hai ammesso prima. Ora sei alle strette, non puoi più nascondere una cosa del genere perché sai che probabilmente è l'unico modo per farmi tornare indietro e hai sputato il rospo. L'avresti fatto altrimenti?'
Killian fremeva, oltre quella porta, perché sì in cuor suo sapeva che il motivo per cui non l'aveva detto né ammesso prima – nemmeno a sé stesso – era quello. L'aveva fatto d'istinto, senza pensarci due volte, e mai avrebbe immaginato un simile esito. Non che se ne pentisse, solo Dio – e tutta Storybrooke – sapeva quanto quel pirata tenesse a quella zingara, ma arrivati a quel punto che significava tutto ciò? Era Esmeralda ad essere destinata a lui, ad essere il suo vero amore? O era Emma, che continuava comunque ad amare? Killian ne era uscito confuso quel giorno al suo risveglio, senza darlo però nell'occhio alcuno, e una volta fatto ciò che si era sentito di fare non avrebbe voluto nessun merito anche per questo. Avrebbe preferito che fosse stato Pierre a prenderselo: era stato lui a baciarla sull'asfalto dopotutto, gli effetti erano stati tardivi ma c'erano comunque stati, ma Pierre aveva capito tutto troppo in fretta a l'aveva lasciata lì lo stesso giorno in cui ella tornò senza però rivelarle nulla però. Forse perché non ne era sicuro, forse perché lo era troppo ma non voleva altro dolore ammettendo ciò che aveva sempre sostenuto.
E se tutto fosse passato inosservato e Pierre avesse creduto di essere stato lui a riportarla in vita? Killian aveva pensato anche a questa eventualità e si era infastidito parecchio all'idea, ma avrebbe lasciato correre per renderla felice perché con lui sembrava esserlo davvero. O almeno sembrava sul punto di raggiungere ciò che le augurava da tempo anche senza di lui.
Eppure quel bacio aveva innescato delle conseguenze e li aveva posti tutti, inevitabilmente, di fronte al suo esito finale.
Un esito che non era facile.
Un esito abbastanza ambiguo e non sicuro.
Un esito che stravolgeva tutto ciò che era stato creato. Tutto era stato messo in discussione e tutto ora sembrava assumere un nuovo significato fatto di nuove domande a cui era anche difficile formulare una risposta forse fu anche per questo che Esmeralda, ancora scettica su quanto dichiarato da Killian, volle consultare l'acchiappasogni al banco dei pegni di Tremotino.
Voleva essere davvero certa di quanto Killian le avesse rivelato. Voleva averne la prova tangibile che ciò che aveva raccontato per tirarla fuori fosse la più completa verità perché sì, Esmeralda faceva fatica a credere che tutto ciò fosse vero, specie per la situazione che si era creata.
Killian, con la paura costante di vederla divorare dall'oscurità, le avrebbe detto di tutto.
'Oh, non dirmi che ti sei lasciata abbindolare dalle parole del pirata!' disse Tremotino una volta che vide entrare la zingara in compagnia del pirata verso il bancone e con fare deciso quasi volesse ucciderlo e fosse tornata in sé, alla vecchia Esmeralda. 'Ti ci è voluto poco per fallire.' Osservò l'Oscuro indignato dal suo tracollo mentre Killian lo guardava in cagnesco.
'Non perderti subito d'animo, Oscuro. Il fatto che io sia qui con lui non significa che non voglia perseguire nella mia missione iniziale: Frollo è ancora lì. L'ho lasciato in bilico tra la vita e la morte, ma prima voglio verificare se ciò che lui sostiene per salvarmi dall'imminente oscurità che mi sovrasta sia vero o meno.' fece con un tono greve nella voce impercettibile, mentre si muoveva sinuosa e felina. Killian, al suo seguito, risultò infastidito dal suo essere mal fidata. Insomma rivelando una cosa del genere stava solo complicando ancor di più una situazione che aveva cercato di mantenere sotto mentite spoglie. Una situazione che andava avanti da tempo e che ora sembrava sorgere e levarsi come la verità più assoluta.
Ciò che l'acchiappasogni avrebbe mostrato avrebbe rivelato le cose per come stavano senza più alcun velo.
'Lo sai che qualsiasi cosa ti abbia detto è solo un modo per salvarti?' fece l'Oscuro con il suo solito atteggiamento. Esmeralda con un balzo si sedette sul bancone rivolta verso Killian, scrutando ogni suo atteggiamento e sguardo che potesse tradirlo.
'E chi mi dice che ciò che mostrerai non sarà un tuo maleficio per farla perseguire nel tuo intento e non farla credere in ciò che dico?' ringhiò Killian, puntandolo con la mano buono.
'Il mio intento, dici? Non ho alcun ruolo o iniziativa in tutto ciò. E' stata la zingara a chiedere il mio aiuto e io non ho fatto altro che fare ciò.' Fece con aria innocente prima di porgere ad Esmeralda l'acchiappasogni che aveva richiesto. Esmeralda se lo rigirò tra le mani e lo guardò per bene prima di sbandierarlo davanti al viso di Killian Jones. 'Forse temi che ciò che dici non sia vero? Forse è per questo motivo che temi il mio intervento. Se ti senti più a tuo agio io andrò via e chiamerò qui gli eroi che son coloro di cui tu fai parte' propose furbamente affabile.
Killian serrò la mascella per il suo fare indisponente, quella con cui voleva farlo passare in cattiva luce senza sapere effettivamente cosa aveva da mostrare poi.
'Ciò che dico è verissimo e per quanto mi riguarda puoi chiamare chi vuoi, ma tra questi chiama anche Belle e mostrale ciò che hai fatto – per l'ennesima volta – alla sua migliore amica. Anche lei ti vedrà per ciò che sei. Di nuovo.' Fece inchiodandolo e irritandolo come sempre. Come di consueto voleva il loro rapporto con il loro continuo provocare.
Tremotino tornò sui suoi passi, subito dietro Esmeralda, dietro il bancone.
'Cosa devo fare?' chiese impaziente Esmeralda saltando giù dal bancone su cui era seduta. Tremotino afferrò il polso della mano in cui teneva l'acchiappasogni e lo mosse sulla testa del pirata affinché potesse acchiappare i ricordi che intendeva mostrare. L'acchiappasogni gli sventolò davanti. Quello iniziò ad illuminarsi facendo scaturire da sé una luce dorata.
'Cos'è?' chiese la zingara incantata da un simile sfavillio.
'Sono ricordi.' Spiegò Tremotino al suo fianco. 'Ricordi vividi, di un tempo appena trascorso o di un tempo lontano. Ricordi celati. Sta' attento a ciò che vuoi mostrare, pirata!' lo avvertì l'Oscuro, poi tornò su Esmeralda. 'La magia è già dentro di te.' Le sussurrò facendola sussultare. 'Non devi usare né quella buona, né quella cattiva. Usa solo della sana magia per attivare l'acchiappasogni e vedere i ricordi del pirata che ti interessano.'
La fanciulla si sforzò, aguzzò la vista per vederci attraverso e cercare ciò che voleva ma la nebbia non si diradava e quella luce dorata restava semplicemente... luce dorata senza mostrare nulla.
'Non ci riesco.' Esalò Esmeralda cercando aiuto. 'Non ce la faccio. Non vedo nulla.'
'Il tuo pirata esige che sia tu a farlo perché non si fida di me perciò devi essere tu a cercare. Devi volerlo. Cerca, tra tutti i ricordi che trovi, quello che vuoi e mostralo attraverso l'acchiappasogni.'
Esmeralda l'afferrò allora con entrambe le mani, provandoci nuovamente con più impegno e dedizione quando un ricordo riemerse tra tutti: Killian le carezzò i capelli per l'ultima volta. 'Ora potrai rincontrare Quasimodo, quell'amico che ha fatto molto più di quanto ho fatto io e che amavi tanto. Sarai una delle più belle lassù.' Rise immaginandola. 'Sappi che però non ti dimenticherò mai e che potranno passare i secoli ma tu resterai sempre la mia Esmeralda. Oltre l'eternità. Saremmo divisi fisicamente, forse, ma mai lontani. Tu sarai sempre qui al mio fianco e io sarò sempre qui a tenerti per mano. Ti amerò per sempre, mia Esmeralda.'
Si abbassò poi, e per un istante accostò le labbra a quelle di lei, con un gesto sereno. Quasi a salutarla in quel viaggio, dovunque ella fosse. L'avrebbe sempre amata, per l'eternità e forse anche dopo.Non ebbe nemmeno il tempo di reagire a quel ricordo, a quel momento che le era stato raccontato e di cui ora ne aveva la prova, che un nuovo ricordo avanzò prepotentemente di fronte ai loro occhi:


Esmeralda era ancora un tantino immersa in quelle idee e in quella conversazione appena conclusa per destare attenzione ai suoi piedi che si muovevano – ancora doloranti – uno dietro l'altro. Forse fu anche per questo che quando si ritrovò a terra se ne rese conto con pochi attimi di ritardo. Aveva sentito l'urto: qualcuno l'aveva spinta? Strattonata o cos'altro? Chi diamine era l'artefice di tutto questo e quanto aveva bevuto per non rendersi conto di lei?'Potresti anche guardare dove metti i piedi prima di avventurarti e muoverti così!' la voce infuriata di Esmeralda sovrastò persino il brusio che regnava come di consuetudine nel locale. 'Insomma tu vai in giro a questa maniera?' chiese irritata senza rivolgergli il minimo sguardo, troppo intenta a raccogliere i danni provocati. 'Quanto diamine sei ubriaco?' chiese infine alzando lo sguardo per esaminare lo quello del colpevole e constatare che avesse ragione. Quello doveva essersi scolato mezzo locale. Quando incrociò il suo sguardo, invece, si ritrovò del tutto disorientata. Lo sguardo di chi la guardava era un mare limpido e calmo che quasi non scoppiò a ridere per il suo essere tanto adirata. Quel limpido e calmo blu che di tutto sapeva tranne che di sbronza. O almeno non era fortissima.Voleva dire altro, e lo avrebbe fatto se solo le sue corde vocali non si fossero aggrovigliate.'Non sono affatto sbronzo, come puoi vedere.' Disse chinandosi per raccogliere i resti, ormai inutili, di un boccale andato in frantumi.'Beh, avresti potuto esserlo data la veemenza con cui son caduta.' Rimarcò una volta tornata in sé e aver rischiarato la voce mentre raccoglieva i cocci rotti con la massima attenzione. 'Da a me.' Fece l'uomo porgendogli le mani a mo' di cestino. Esmeralda lo rimirò guardinga, chiedendosi se facesse sul serio, prima di porgergli quei frammenti. Poi si rialzò con un balzo. Nessuno mai, tra tutti quegli uomini li aveva offerto aiuto. La fanciulla si batté le mani sulla gonna per togliere altre tracce che potevano esserle rimaste tra le mani. Marine, che aveva assistito all'intera scena, accorse in aiuto dell'amica con fare abbastanza furioso: 'Non state mai attenti a cosa fate voi!' inveii contro il pirata che la guardò stranito. 'Insomma potevi farle male!' Poi si rivolse ad Esmeralda scrutandola per bene e prendendole le mani nelle sue per constatare i danni arrecati. 'Stai bene?' le chiese premurosa. 'Marine, va tutto bene.' Chiari la fanciulla con un sorriso per tranquillizzarla. Quella tirò un sospiro di sollievo e ringraziò Dio tra sé e sé. 'Tua madre avrebbe dato seriamente di matto se fosse successo qualcosa.' 'Lo so.' Esmeralda guardò dritta al bancone per accertarsi in che stato fosse, ma per fortuna non c'era. Di sicuro, pensò Esmeralda, era sul retro a sbrigare altre faccende. 'Ora dai qua.' Disse al pirata facendogli cenno di buttare i cocci nel suo grembiule. In un gesto tutti i cocci finirono nel suo camice aggiustato a mo' di cestino. 'E la prossima volta sta' attento a dove metti i piedi, pirata!' chiarii con lampante disprezzo. 'Bada a camminare la prossima volta. Non vorrai investire qualcun altro.' Lo frecciò incamminandosi dietro Marine e lasciandolo lì senza la possibilità di controbattere. Quando alcune sere seguenti Esmeralda se lo ritrovò davanti, al momento dell'ordinazione, quasi le prese un colpo. 'Lieto di rivederti.' La salutò quello con un sorriso da fare invidia agli Dei. Esmeralda né restò quasi incantata e accennò un sorriso prima di tornare in sé. Insomma, cosa le prendeva? 'Io un po' meno, ma ditemi :cosa desiderate?' 'Il solito. Vostra madre ne è al corrente.' Chiarii il pirata senza smettere di guardarla. I suoi occhi blu l'avevano avvinghiata incapace di abbandonarla.Esmeralda asserì con il capo, senza aggiungere altro. Prese nota delle ordinazioni degli pirati seduti al tavolo, e filò via.I passi che la fanciulla udì poco dopo alle sue spalle le fecero intendere che non era finita lì. 'Siete venuto nuovamente per farmi cadere qualcos'altro questa sera?' disse senza nemmeno voltarsi e con gli occhi fissi sul taccuino. 'Aspetta almeno che prenda qualche boccale in mano.' L'uomo alle sue spalle sorrise divertito da quel suo piglio pungente. Non aveva ancora dimenticato quella sera e sembrava essersela segnata al dito. 'Vi ho chiesto scusa.' Le fece notare. 'No, non l'avete fatto.' Chiarii lei, irremovibile e senza rallentare il passo mentre raccoglieva le stoviglie lasciate in giro da clienti ormai andati. Lui non la mollava e continuava ad essere un ombra imponente e a tratti fastidiosa per la fanciulla che conseguiva le sue normali mansioni.'Allora ve lo chiedo adesso: scusatemi!' e fu un grande sforzo per lui. Per lui che non aveva mai chiesto scusa a nessuno anche quando la colpa era totalmente sua. Di solito lasciava correre e lasciava che le cose andassero da sé, ma in quella situazione no. In quella situazione lo sentiva quasi come un dovere.La ragazza ruotò il capo facendo sventolare i suoi lunghi capelli mossi color dell'ebano e lo squadrò per bene per notare quanto e se fosse davvero sincero. La sua espressione e il suo sguardo le avrebbero rivelato se fingeva e si prendeva gioco di lei per accalappiarla o se era davvero lì con l'intento di scusarsi dal profondo del cuore. Perché i pirati erano sempre così ed Esmeralda lo sapeva bene. La madre l'aveva messa in guardia da loro: persone spregevoli e dedite solo ai soldi e alle ricchezze. Persone a cui non importava nulla. Si ubriacavano fino a perdere il senno. Si circondavano di donne per solo divertimento e per il proprio sollazzo e poco importavano i sentimenti. 'Perdonami se l'altra sera ti ho fatta cadere, ma credimi sulla parola quando ti dico che pensavo ad altro. Perdonami.' Ed era tutto nei suoi occhi: quella sincerità che Esmeralda cercava era tutta racchiusa lì ed Esmeralda volle credergli. 'Va bene. Voglio credervi.' Acconsentì facendo illuminare il suo volto. 'Non ti serbo rancore, se è quello che volete sentirvi dire.''Non è quello che voglio sentirmi dire, è ciò che vorrei davvero: che voi mi perdonaste perché lo sentite davvero e non perché io vi faccio pressione...''Okay, okay...' dichiarò la fanciulla quasi esausta e alzando la mano libera in segno di resa. 'Vi perdono perché lo voglio davvero e perché mi sembrate sincero... solo perché?'Il pirata ne uscì confuso da quella domanda. 'Perché cosa?' domandò.'Perché tanta insistenza?' chiese cauta con gli smeraldi limpidi che tanto incantavano il pirata. 'Perché per la prima volta, da quando sono in mare, sento di voler conoscere qualcuno in maniera disinteressata.' Rivelò il pirata senza troppi indugi e ammiccando in modo spudorato. La ragazza arrossì di fronte ad un tale interesse che non pensava di poter provocare, ma non lo diede a vedere. Non voleva sembrare una di quelle ragazze a cui tremavano le ginocchia di fronte alle lusinghe di un avvenente uomo che sembrava avere occhi solo per lei.Esmeralda prese il vassoio con entrambe le mani così da porre una certa distanza con l'uomo che le era dinanzi. 'Quindi è questo che volete da me? E' così che abbindolate le donne che vi portate a letto sulla vostra imponente nave? Beh, mi spiace informarvi che qui non troverete nulla di tutto ciò.' E fece per andarsene, quasi indignata.Il pirata, repentino, l'afferrò per un gomito costringendola a voltarsi e non finire in quel modo quella conversazione.'Niente di tutto ciò.' Disse svelto con lo sguardo mesto. 'Se avessi voluto far di voi la mia compagna per una notte avrei usato altri metodi, ma i miei intenti sono distanti da ciò che credete e dai vostri pregiudizi su noi pirati. Se fosse così non vi direi il mio nome, il mio vero nome: sono il capitano Killian Jones e tutto ciò che vi chiedo è il vostro nome e il permesso di scambiare qualche parola con voi, nulla di più.' Spolmonò con un gran sorriso, uno di quelli che avevano incantato Esmeralda sin dal primo momento e che rendevano facili i suoi coinvolgimenti.'Esmeralda.' Fiatò, completamente presa da chi non mollava la presa dal suo braccio che aveva iniziato ad ardere. 'Mi chiamo Esmeralda.' 'Un nome che vi si addice perfettamente.' Fu l'unica cosa che disse Killian prima di lasciarla andare, prima di essere totalmente affascinato da quella fanciulla che iniziava a prendere vita nella sua esistenza. 

L'acchiappasogni cadde fragorosamente a terra quando Esmeralda mollò la presa in modo brusco.
Era ancora lì, in piedi, mentre con occhi vitrei e confusi guardava Killian senza comprendere il senso di ciò che aveva appena visto. Dall'altra parte Killian non era da meno: guardava Esmeralda fisso negli senza comprendere cosa e da dove fossero scaturite tutta quella serie d'immagini che fino a quel momento gli erano sfilati davanti.
'Cos'era... cos'erano quelle immagini?' chiesero quasi all'unisono con lieve timore.
Timore per ciò che non si conosce. Timore per ciò che non si comprende.
'Sei stato tu, coccodrillo?' ringhiò Killian in preda allo sgomento mentre Esmeralda attendeva risposta in maniera impaziente.
Tremotino, in tutta risposta, reagì con una smorfia alquanto eloquente: non sapeva nulla di ciò che aveva appena visto e non era opera sua. 'Di tutto ciò che avete appena visto, e che ho appena visto, non ne so assolutamente nulla. Perché avrei dovuto creare qualcosa del genere?' chiese indicandolo con un certo ribrezzo. Non era da lui.
'E allora cos'è stato?' chiese Esmeralda con una punta di isteria nella voce.
'E' un ricordo. E' ovvio.' Fece Tremotino del tutto indifferente e per niente scosso. 'E' un ricordo del nostro capitano.'
'Un mio... un mio ricordo? No. Io non ho mai incontrato Esmeralda in locanda. Io ed Esmeralda non ci eravamo mai incontrati prima che sua madre non me lo chiedesse.'
'A quanto pare non è così.' Osservò l'Oscuro scuotendo il capo. 'L'hai appena visto: tu e la tua zingara vi siete incontrati prima del rapimento e a quanto pare ti sei fatto avanti come tuo solito, con il tuo charme.'
Esmeralda lo guardò senza comprendere, o meglio con l'aria di chi non vuol comprendere come stiano le cose. Un'altra bugia? Killian la conosceva dapprima e l'aveva rapita? No. Non poteva.
Era assurdo.
Killian, leggendo nei suoi occhi i dubbi che le si andavano creando, cercò di rimediare. Di parlare anche se non ce la faceva. Come doveva sembrare ai suoi occhi tutto ciò? Un ennesimo inganno?
'Esm... credimi. Non ne so nulla. Non so cosa sia...'
'E' un tuo ricordo, Killian. E' un tuo ricordo che... come puoi non sapere cos'è?' La sua voce più alta del solito iniziava a dar sfogo ai suoi sospetti. 'Mi hai di nuovo ingannata? Sapevi tutto? Tu e mia madre?'
'NO! Non so... non so nulla. Non so cosa sia. Non so nulla!' urlò, quasi esasperato.
Tremotino assisteva alla scena da spettatore mentre qualcosa, dentro sé, iniziava a prendere vita. Qualcosa dal passato. Qualcosa di simile che aveva già visto e che aveva provato a fare lui stesso.
'... qualcuno ha cancellato i vostri ricordi.' Disse, più tra sé che per tranquillizzare i presenti.
'Cosa?' entrambi si voltarono verso di lui.
'Qualcuno non voleva che ricordaste quel momento. Qualcuno ha cancellato quel momento di tutto punto. E' stato fatto di proposito.' Osservò l'uomo come un lampo di genio.
'Quindi è successo davvero?' chiese Esmeralda ancora intenta a riprendersi.
Tremotino la osservò con sguardo ovvio. 'Tutto ciò che mostra l'acchiappasogni, tutto ciò che fa vedere è pura verità. Son ricordi. Ricordi veri, presenti, passati e anche celati. Il suo, è uno di questi.'
Entrambi a quella notizia, per Tremotino lampante, si guardarono e ancora più increduli su quanto accaduto. Cos'era quel ricordo? E quando era accaduto?
'Deve esserci un'informazione, un qualcosa che chi ha fatto questo voleva che restasse nascosta. Deve essere uno stregone molto potente, e arrivati a questo punto mi chiedo chi sia.'
'Non sai chi sia?'
'Vi pare che ci sia qualche firma? Una qualche traccia? E' un lavoro pulito, netto senza alcun indizio e chi l'ha fatto è qualcuno da temere perché potente. Anche più potente di me, perché credetemi, ho provato a fare qualcosa di simile e non ci sono mai riuscito con questi risultati.' Dichiarò l'Oscuro impensierito e irritato all'idea di essere surclassato da qualcuno che non conosceva e di cui ignorava persino l'esistenza.
Esmeralda si allontanò da quei pensieri, da quelle idee che Tremotino formulava per sé più che per gli altri. Si era prodigato a recarsi dietro il bancone tirando fuori un grosso libro su cui diceva di avere tutti i più grandi stregoni di ogni regno. Era intenzionato a cercarlo, più per se stesso che per loro. Che per lei.
Esmeralda era completamente sommersa di tristezza, e di rabbia, ma di una rabbia diversa. Non gridava vendetta, non voleva sangue e non voleva porre fine ad alcuna vita: voleva solo spiegazioni.
L'oscurità che sembrava averla avvolta fino a poco prima, andò dipanandosi lasciando il posto alla vecchia luce che adornava Esmeralda: una luce cupa e triste che entrava nuovamente a farle da padrona.
Perché se quella vita, quell'incontro era vero Esmeralda voleva sapere fino a che punto era arrivata e che svolta aveva preso la sua vita prima di essere spazzata via in un gesto, per chissà quale motivo. In chi si era imbattuta e chi aveva tolto la vita, quella vita che andava sbocciando per entrambi?
Un nuovo pretendente, un estraneo che per chissà quale voglia e con chissà quale intento aveva giocato con le loro vite o qualcuno che aveva fatto arrabbiare? Possibile che avesse fatto e incrociato qualcuno tanto da adirarlo in questa maniera? E se invece lei non c'entrasse e i conti in sospeso li avesse avuti Killian con qualcuno? D'altronde si era messo contro anche Tremotino quindi perché non pensare che fosse stato lui ad inimicarsi qualcuno di potente che ora nemmeno ricordava?
Se c'era stata la possibilità di stare con Killian prima di tutto quel che era accaduto perché poi tutto era svanito? Cos'era accaduto e chi era l'artefice?
Esmeralda si strinse le braccia intorno mentre mille pensieri la incupivano e la rendevano assente.
Troppi perché, come e cosa l'avvolgevano in mille possibilità senza sbocco.
La sua testa parve scoppiare nell'intraprendere quelle mille strade che le venivano in mente.
'Scopriremo cosa è accaduto.' Le promise Killian avvicinandosi e prendendole la mano senza che lei se ne rendesse conto. Esmeralda gli dedicò un cenno debole con il capo prima di fiondarsi tra le sue braccia per stringerlo forte. Per rifugiarsi in un posto senza pensieri.
Affondò la testa nell'incavo del suo collo e si sentì al sicuro non appena senti le braccia di lui dietro la schiena che la stringevano ancora più forte. Si aggrappò forte alla sua giacca di pelle nera mentre inspirò forte il suo odore fatto di salsedine e sale che le pizzicò quasi il naso.
Killian era questo: la sua ancora da sempre, fatta di passato, presente e futuro. Sapeva di infinito.
Voleva sentirsi al sicuro. Ne aveva urgente bisogno. Voleva sentirsi al riparo ancora una volta mentre si sentiva quasi mancare. E non erano i poteri ad averla sfiancata, come l'ultima volta, ormai con loro ci aveva fatto il callo. Erano quelle novità, quei ricordi che dovevano essere anche i suoi e che ignorava. Cercarli in testa l'aveva sfiancata ulteriormente.
Come quando Frollo le aveva fatto il lavaggio del cervello e lei si sforzava di ricordare il volto di Killian. Si sentii nella stessa maniera e le sembrò di essere tornata ad un punto morto con un rebus ancora più grande da risolvere: Come aveva fatto a dimenticare una parte della sua vita? Specie quella in cui aveva incontrato l'amore di un'esistenza che avrebbe potuto essere diversa? Come aveva fatto a dimenticare i suoi occhi gettandoli nell'oblio?
Killian scostò il capo da lei e con l'uncino le sollevò il mento per scrutarla per bene: Esmeralda era tornata Esmeralda e più nessuna traccia di quell'oscurità risiedeva in lei. Killian fu sollevato da tutto ciò, per quel piccolo punto che sembrava essere sparito e tornato alla normalità, ma dentro di lei la confusione e l'angoscia erano più vivi che mai e al pirata non sfuggiva.
Esmeralda tirò su con il naso e levò via una lacrima, sorridendo o almeno si sforzò di farlo. 'E' così che deve andare, giusto? Un altro tassello che si aggiunge alla mia lista di infelicità. Pensi davvero che io sia maledetta o che siano le cose intorno a me ad esserlo?' chiese con voce roca.
'Mai pensato che tu sia maledetta.'
'Io sì. Valico tra "Sono maledetta o sono le cose intorno a me ad essere maledette?"' disse ironizzando. Killian non faceva altro che carezzarle le spalle senza saper bene cosa dire, cosa aggiungere per rincuorarla e per tirarla su. Anche lui era confuso e anche lui non sapeva come uscirne, forse perché questa volta anche lui era coinvolto più del solito e forse perché gli stessi interrogativi che premevano in lei erano gli stessi in lui.
Anche in lui vigeva quella voglia di sapere, di conoscere quella parte nascosta che pendeva sulle loro vite.
Tutto poteva cambiare. Tutto poteva essere decisivo ma da dove dovevano iniziare?
Com'era andata? Come aveva dimenticato un simile viso, una simile gioia, dei simili occhi? Quegli stessi occhi che gli avevano bucato il cuore e in cui si era ritrovato? Quando tutto questo era successo?
'Scopriremo tutto ciò che è accaduto e chi ha fatto tutto questo.' Ed era una promessa che era deciso a mantenere, per lei, per lui. Per entrambi.
'Non finirà mai.'
'Tutto avrà fine, puoi credermi.'
'Chi ti da questa sicurezza? Insomma Killian, guarda! Niente finisce mai. Le cose accadono una dietro l'altra e a me sembra quasi di non respirare, di non riuscire a metabolizzare niente. Non ne ho il tempo. Tutto succede e mi crolla addosso mentre io sono ancora a terra incapace di rialzarmi.' Si scostò da quell'abbraccio per sfogarsi altrove senza colpirlo, perché quando Esmeralda si agitava era solita muoversi senza star ferma un momento con le mani. Sbuffò, passandosi una mano nei capelli.
Le sembrò di soffocare per davvero.
'Noi. Il fatto che siamo insieme e che la supereremo insieme. Ci siamo dentro entrambi, e anche io voglio sapere cosa è accaduto. E poi, anche se ci fossi stata solo tu dentro, pensi che ti avrei abbandonato?' chiese palesando l'ovvietà della risposta.
Esmeralda sorrise di rimando al suo sorriso facendo intendere di aver capito l'antifona, prima che Killian la tirasse nuovamente a sé.
'No. Tu non mi abbandonerai mai.' Disse chiusa nel suo abbraccio mentre i suoi occhi balzarono sull'acchiappasogni ancora a terra, scatenando in lei un'idea.






ANGOLO AUTRICE:

Bentornati lettori/lettrici,
Una nuova svolta prende piede nella vita di Esmeralda e questa volta coinvolge anche Killian in modo più diretto: qualcosa si cela nel loro passato. Un passato che li vede insieme, ma fino a che punto? Tutto accade per un motivo, sappiate solo questo e tutto assumerà un nuovo significato sconvolgendo un po' le basi e le vite di tutti.
Verranno poste nuove domande e tutto verrà messo in discussione.
E' una svolta su cui ho ponderato abbastanza prima di mettermici su per davvero, perché non sapevo che reazioni avrebbe potuto portare: inizialmente volevo concludere la storia con questo capitolo ma poi non ce l'ho fatta. Perché non ce la faccio ad abbandonare Esmeralda e non ce la faccio a dirle addio per ora, perciò continuerò fin quando lei mi racconterà la sua storia e perché sì, ho ancora mille idee su cui scrivere a riguardo e non posso tenerle tutte per me.
Alla fine ho optato per l'introduzione di questa svolta che porterà con sé nuovi enigmi e un nuovo, inaspettato, personaggio.




Alla prossima.




- Elle.

You'll never lose meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora