CAPITOLO VII

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Note Autrice:
Ehilà!
Oggi, non mi dilungo tantissimo, vorrei solo farvi notare una piccola nota musicale per accompagnare la lettura del capitolo che spero possa piacervi, io come sempre aspetto recensioni e pareri in merito. Ve ne sarei davvero grata.

Alla prossima.

xoxo

- Elle.


CAPITOLO VII

Esm lo cercava da giorni. Interi giorni in cui si dimostrava assente e del tutto schivo nei suoi confronti, e fu come se i ruoli si fossero invertiti per una volta.
Killian si sentiva ferito.
Ferito da quell'essere tagliato fuori, ferito nell'averlo scoperto in quel modo da parte di terzi senza la minima considerazione.
Chi era lui per lei? Nonostante i secoli e tutto il resto possibile che non si fidasse di lui? Possibile che pensasse che avrebbe potuto fare del male a quella persona nella sua vita? Era assurdo. Assurdo anche solo concepire quel pensiero e Killian non riusciva a togliersi di dosso quella rabbia, e allora, piuttosto che inveire contro di lei. La evitava.
Dentro di sé quello era il modo più adatto per farle capire quanto si fosse sentito tradito, perché lei lo sapeva. Lei sapeva che Killian ne era venuto a conoscenza.
Belle gliel'aveva detto.
Le aveva parlato di quell'incontro avvenuto mentre era con Will ed Esmeralda si era tanto arrabbiata anche con lei perché non gliene aveva parlato subito.
Come doveva essersi sentito Killian?
Killian, il pirata che pur essendo cambiato in certi aspetti restava lo stesso in altri.
Riusciva solo ad immaginare la rabbia che si portava dietro e che non osava pronunciare, per paura, per orgoglio, o per chissà cos'altro. Non aveva imparato nulla dal passato: dal fatto che a tenersi dentro tutto ci si allontana soltanto. Ci erano passati infondo ma Killian sembrava recidivo a cambiare in quel senso e dentro Esm ribolliva quella paura nuova ad animarla.
Perché se avesse perso Killian, se avesse perso lui, avrebbe perso una parte di sé a cui non era disposta a rinunciare.
Killian, ascoltami. Ci vediamo per parlarne? So cosa stai facendo, e lo sai anche tu. Ti ricordo che se ci siamo allontanati la prima volta è successo a causa di un errore simile, non permettermi di perderti di nuovo, lo sai quanto tengo a te, e so... so di aver sbagliato io. Avrei dovuto parlartene, renderti partecipe di questa cosa, ma so come reagisci e sì, ho avuto paura... sono stata una sciocca ma dammi la possibilità di spiegarmi insomma. Ti prego.
Richiamami.

'Per quanto tempo hai intenzione di ignorarla?' aveva chiesto Emma facendo capolino con una tazza fumante di caffè in una casa vuota. I charmings erano usciti presto quella mattina.
'Non la sto ignorando.' Fece il pirata, sorseggiando cupo.
'Guarda che evitare ed ignorare sono la stessa cosa, Killian.' Le fece intendere la salvatrice.
Il pirata sbuffò.
'Non ho voglia di parlarle per ora, potrò averne diritto o no?'
'Non fin quando stai così: facilmente irritabile e con il musone.' Gli fece notare. 'Fatti qualche domanda sul perché i miei sono andati via presto stamattina.'
Uno sguardo ovvio attraversò i due sul divano. 'Andiamo Killian! Non è così che è successo tutto la prima volta? E se succedesse di nuovo? E se lei si allontanasse anche restando qui? La gente non ti viene dietro per sempre, e per quanto lei tenga a te un giorno si stuferà. Non fare il bambinone!' si burlò, la ragazza sorridendogli.
Killian si alzò stizzito da tutte quelle eventualità che la salvatrice gli stava inculcando.
'Stavolta è diverso, e lo sai!'
'Diverso perché? Perché ha trovato un altro con cui stare e tu sei geloso? Ora sai come mi sentivo all'inizio con lei almeno.'
'Sai che tengo a te...'
'... quanto tieni a lei. Lo so, e allora perché non trovi un modo per parlarle invece di farle pesare la sua relazione? E come se stando insieme a lui facesse un torto a te. Non porla davanti ad una scelta Killian, non lo vuoi nemmeno tu.'
'Sai che non è ciò che voglio. Sai che ce l'ho con lei perché non ha avuto il coraggio di dirmi il motivo per cui mi evitava, perché non mi ha detto che si è trovata qualcuno.'
'E perché non le dici a lei queste cose invece di tenertele dentro che fanno solo male? E' l'ennesimo messaggio che ti lascia a casa, non lasciare che una nuova incomprensione vi allontani. Non ci vivresti bene tu e nemmeno lei.' Consigliò la salvatrice, benevola.
Il buon cuore di Emma era sempre stato ciò che l'aveva contraddistinta anche quando certe situazioni potevano ritorcesi contro, a lei non importava. Indicava la strada giusta e lasciava che tutto andasse per il meglio, sempre. Non per niente era conosciuta come la salvatrice.
Era quello il suo compito, intriso in lei sin dalla nascita e Killian ogni volta ne restava colpito.
Sorrise fiducioso delle parole della donna che aveva accanto e decise di fare la sua mossa. Basta sotterfugi, basta evitarsi.
Compose il numero della ragazza con trepidante ansia fino a che non rispose.
'Pronto...?'

--

'Perché non mi hai detto niente? Perché mi hai tenuto all'oscuro di tutto quasi come se fossi un estraneo?' grignò Killian cercando di restare del tutto calmo di fronte a quella situazione assurda.
'Perché era esattamente questo che temevo – indicò la fanciulla indicando i suoi modi -. Tu che sbraitavi e mi urlavi contro...'
'Se me lo avessi detto, se mi avessi parlato dell'uomo che hai... accanto non starei facendo questo. Non sarei qui ad urlarti contro perché è l'ultima cosa che voglio!' affermò il pirata incapace di star fermo e seduto sul divano lì accanto a lei. Aveva bisogno di camminare, di prendere aria. Di non stare accanto a nessuno.
'E tu cosa hai fatto, Killian? Tu, che sei tanto migliore di me?' lo sfidò la zingara guardandolo dritto negli occhi. Sapeva quanto il pirata fosse esposto a quel contatto visivo.
Killian si senti mancare, messo alle strette e vulnerabile incapace di intendere cosa volesse dire.
'Quando sono arrivata qui mi hai fatto intendere che niente era cambiato, che tu eri quello che eri sempre stato. Che i tuoi sentimenti nei miei confronti fossero rimasti immutati. Che per secoli, per quanto fossi un rubacuori, mi avessi aspettato e invece? Sei finito con Emma Swan, la salvatrice. Allora ora, dimmi, Killian, perché non me ne hai parlato? Perché non mi hai detto come stavano le cose prima che lo venissi a scoprire in quel modo?' chiese Esmeralda mettendosi a un palmo dal suo naso, con gli occhi fissi nei suoi affinché non sfuggisse a quella verità.
Killian annaspò, nella sua mente quella scena gli tornò in mente e si sentì nuovamente in colpa come allora.
'E per questo che lo hai fatto? E' per questo che mi hai evitato, per farmi assaggiare la tua stessa pillola?' chiese per sviare ciò che davvero era vero e sincero.
Esmeralda scosse la testa e rise.
Killian non era mai stato capace di ammettere i suoi sbagli, specie quando la cosa gli veniva fatta notare palesemente.
Esmeralda camminò a passo lieve ma deciso verso quel divano, intenta a riprendersi la giacca.
'Se non hai voglia di chiarire, ne di sentire le mie ragioni. E se hai voglia di dare solo a me la colpa, io me ne vado.' Gli disse, decisa e irremovibile. Infilò la giacca con cautela e palese calma e andò per dirigersi verso la porta che dava all'esterno quando l'uncino di Killian le afferrò il braccio bloccandola.
Killian chiuse gli occhi e sospirò.
'Ho sbagliato anche io.' Ammise.
Esmeralda, di spalle al pirata, sorrise della resa poi si girò più seria.
'Sai quanto tengo a te. Probabilmente tengo più a te che a chiunque altro in questa città. Sei la persona che più amo in questo mondo, e in tutti i sette reami messi insieme e per te farei di tutto. E te l'ho anche dimostrato...'
'E mi auguro tu non lo faccia più.' La ammonì severo.
'Potrei dirti lo stesso! Qualsiasi cosa accada ad entrambi, entrambi faremmo qualsiasi cosa per l'altro: io per te, tu per me. Abbiamo questo rapporto strano e speciale che ci lega oltre ogni cosa e mondo ma noi non stiamo insieme. Io non sono il tuo lieto fine, la tua anima gemella. Non sono tua amica, non sono tua sorella, cosa siamo noi Killian? Non potrai occuparti per sempre di me come vorresti. Tu hai Emma! Il tuo lieto fine, la tua anima gemella e a lei che dovrai dare il tuo amore e la tua protezione. Ed è con lei che vivrai la tua vita, ma non è questo il punto. Il punto è che anche se io ho un altro, anche se io passo le mie giornate con un'altra persona, rido con quest'altra persona non vuol dire che io mi dimentichi di te. Non vuol dire che io non ti ami più come ti ho sempre amato anche nei momenti peggiori. E se sono stata lontana da te in queste settimane è stato solo per permettermi di conoscerlo. Se non te l'ho presentato finora è perché è vero: ho paura di una tua reazione. Neghi forse che tendi ad essere troppo iperprotettivo con me?'
'Ho le mie buone ragioni.' Controbatté lui, fiero. 'A me non importa di avere Emma, perché pensi che sia un ostacolo? Pensi che un giorno ti accantonerò, che non avrò più tempo per te e che non continuerò ad amarti come ho sempre fatto? E per questo che ti sei trovato qualcun altro?'
'No. Assolutamente no! Io ho trovato Pierre per caso. E' tutto nato per caso in biblioteca, non me lo sono andata a cercare perché pensavo di essere d'intralcio a te. Killian, io amo Pierre.' E un sorriso del tutto naturale e ampio le si aprì sul viso etereo. 'E lui ama me. Mi rende felice come non sono mai stata, come mai nessuno mi ha mai reso. Stare insieme a lui, passare il mio tempo con lui mi riempie di una tale gioia mai provata. Lui è la cosa migliore che ho da quando sono stata messa al mondo, Killian.'
Killian provò una strana sensazione a quelle parole, a ciò che Esm gli stava raccontando, una sensazione strana e pungente che lo infastidiva e gli faceva mancare l'aria. Dovette alzarsi mentre lei continuava da sé a discorrere di tutti i pregi che quell'individuo sembrava avere: Le aveva dato felicità, l'aveva resa felice come mai prima d'allora. Nessuno l'aveva mai resa così felice in tutta la sua esistenza e poi? Poi cosa? Killian aveva smesso di sentirla da vari minuti ormai troppo preso da ciò che lo attanagliava: la gelosia. Per quanto cruenta fosse quella era la verità. Odiava quell'uomo al sol pensiero di ciò che riusciva a darle, ciò che lui a quanto pare non era mai riuscito a fare. Come poteva pretendere che l'avesse resa felice in qualche modo? Non aveva fatto altro che portarle infelicità nella sua vita. Prima il rapimento, poi l'allontanamento, i soldati, Frollo e chissà cos'altro, e come se non bastasse infine anche il tradimento della madre.
Lui non le aveva dato mai nulla di buono e quell'uomo entrato nella sua vita da poco, era già la sua felicità più immensa: la faceva ridere, non le dava pensieri o timori, non avrebbe complottato con la madre per farle del male. Quell'uomo era esattamente un angelo. La buona cosa di cui aveva bisogno, probabilmente.
Esmeralda era esattamente come dicevano tutti quelli che l'avevano vista in seguito a quella relazione: bella e raggiante e stupenda come mai era stata. Capace di farlo invaghire ancora di più.
Killian sorseggiò il suo rum ancora una volta in tutti quei pensieri.
Odiava dal profondo del cuore quel tizio perché era stato in grado di darle tutto quello che voleva dargli lui da secoli prima. Perché quell'uomo era stato capace di amare lei e solo lei senza riserve o ripicche, gliel'aveva confessato sin da subito e lei era diventata sua in un batter d'occhio. Odiava quel tizio perché a differenza sua era stato in grado di averla dandole ciò che lei meritava: una felicità che lui, lo constatava ora, non le aveva mai davvero dato.
'... e poi me l'avevi promesso.' Esmeralda lo guardava attendendo una risposta. Una risposta che lui non aveva inteso perché non aveva sentito nemmeno una parola del suo intero discorso.
'Mmh?' chiese facendo il finto tonto una volta guardandola.
'Ti ricordi? Sulla Jolly Roger mi avevi promesso che semmai avessi trovato un uomo capace di rendermi felice mi avresti lasciata andare.'
Di nuovo quella promessa. Di nuovo a ripresentarsi infima e sfacciata alle sue orecchie, stavolta.
'Mentivo!' disse sorseggiando nuovamente il suo rum indifferente. Da quanto beveva rum? A causa dei pensieri aveva perso il conto. Scosse la fiaschetta: era mezza vuota.
'C-cosa?' fece perplessa la zingara.
'Non so se te l'ho già detto o meno. Non ricordo, ma nel momento stesso in cui ho pronunciato quelle parole mi sono pentito. Non ti avrei mai data a nessuno!'
Esmeralda era scioccata da una rivelazione così meschina.
'Quindi dicevi sul serio quando mi hai accennato che questo era il tuo vero piano?'
Killian asserì con una certa tracotanza, ancora più saccente nel farglielo notare.
'Allora perché l'hai detto? Perché mi hai mentito così spudoratamente mentre ti parlavo con il cuore in mano, Killian? Perché ti piaceva tanto accanirti su di me in quel modo?'
'Perché quella persona dovevo essere IO!' quell'ultima parola tuonò nella stanza, spinta ancora di più dall'alcol ora.
Esmeralda non sapeva cosa dire, completamente immobile e intenta ad elaborare il tutto nella sua testa.
'L'uomo capace di renderti felice dovevo essere io! Ma indovina? Ho fallito. Con te ho fallito in tutti i sensi. Ti ho amata in silenzio e ti ho fatto il dispetto di farmi vedere con Milah – che possa marcire all'inferno – e ti ho fatta vendere da lei ad alcuni soldati che ti hanno fatto del male e da cui sei dovuta scappare per finire in ancor peggio situazioni! Quindi indovina un po'? Io ho fallito con te nel modo peggiore quando per te volevo essere il migliore. Volevo essere la tua felicità ma a quanto pare tutto mi è stato tolto da Pierre che è l'unico in grado di renderti felice ed è l'unico che ti abbia mai reso tale! Lui è del tutto la mia controparte e sono sicuro del fatto che mentre io sarò sempre disponibile per te, pronto a proteggerti e a salvarti se fosse necessario lui ti allontanerà da me nello stesso modo in cui ti sei allontanata da me in queste settimane!' urlò diventando rosso in viso e cacciando tutto ciò che covava al suo interno.
'Pensi davvero che io con te non sia stata felice? Che tu per me sia stato solo fallimento e disperazione? Tu sei stato la mia luce nell'oscurità! Il mio cielo a cui confidavo tutto di me. Sei stato l'unico per anni mi ha tenuta al sicuro e mi ha fatto sorridere. Sei stato l'unico che mi ha dato la forza di affrontare ciò che avevo intorno quando non c'eri!'
'Ora però non lo sono più. Non c'è più posto per me nella tua vita, e quello che mi vuoi dare non mi basta perché ti ho già persa una volta a causa di qualcun altro, non lo permetterò di nuovo!' e tutte le sue paure vennero fuori. I suoi occhi languidi si scontrarono con quegli smeraldi incapaci di assumere un colore definito.
Ecco che tutte le sue paure, tutti i suoi timori riemersero a galla come spettri tenuti nascosti per troppo tempo.
'Ti sei chiesta perché io abbia dato via la Jolly Roger?' disse più calmo infrangendo il silenzio tra loro.
'L'hai data via per salvare Emma, ti ho sentito quella notte...'
'Non l'ho solo data via per salvare Emma dall'imminente pericolo. L'ho data via perché per secoli mi ha dato il tormento. In ogni angolo, in ogni anfratto vedevo te. Vedevo noi ed era la cosa più simile a una tortura che potessi avere, non perché non volessi ricordarmi di te ma perché riportava in me il mio continuo fallimento. Negli anni la Jolly Roger non era più tale, era diventata la mia Esmeralda.' Confessò il pirata carico di emozioni.
Esmeralda era interdetta, un nodo alla gola sembrava sopprimere ogni parola sul nascere. Mai nella sua vita le aveva detto cose simile, mai si era aperto in tal modo. Certo le aveva raccontato tanto della sua vita, della sua infanzia e di suo padre, ma mai le aveva confessato un simile sentimento a parole. Ella non sapeva come reagire, come muoversi o cosa dire di fronte a tutto quello. L'aveva spiazzata.
'Hai dato il mio nome alla tua nave?' chiese a metà tra lo stupore e l'interdizione.
Killian, gli occhi fissi dentro i suoi.
'Non ufficialmente, ma sì. È andata così. Con il tempo mi riferivo a lei come se fossi tu, convinto che in qualche modo tu mi ascoltassi.'
Quanto valeva una nave per un pirata? Killian gliel'aveva imparato a suo tempo. Una nave non era mai solo una nave per loro, era qualcosa più, diventava una parte di loro a cui difficilmente rinunciavano. Qualcosa che andava oltre ogni cosa.
Qualcosa che era anche difficile da spiegare pienamente.
'Killian, io non sapevo tutto questo. Io... certo non è da questo che dovrei intendere il tuo affetto, ma è una cosa che mi spiazza.' Chiarii impacciata guardandosi le mani, incapace di guardarlo negli occhi. Quante volte l'aveva fatto sentire in colpa per lei? 'Mi dispiace. Mi dispiace non avertene parlato e di averti fatto credere che non tenessi a te, e so che magari rimediare ora non è la stessa cosa. Che in qualche modo ti ho deluso, ma potrei presentartelo... potrei.'
Killian scosse la testa quasi infastidito da quella proposta.
'Niente affatto.' Asserì. 'Non voglio assolutamente conoscerlo.'
'Ti ho chiesto scusa. Voglio renderti partecipe...'
'Non ce n'è alcun bisogno. Per ora meglio che resti all'oscuro.' Sentenziò Killian, duro. Ancora recidivo nei confronti dell'uomo che le stava portando via la sua Esm.
'Potremmo essere io e Pierre, e tu ed Emma.' Suggerì la ragazza intenta a farsi perdonare. Con l'aiuto di Emma, le cose potevano cambiare.
'Ho detto di no, Esm! Non parliamone più.' Il solo sentirlo nominale gli provocava l'orticaria, quasi come un allergia. Quasi come una repulsione: non sopportava sentirlo nominare, figurarsi conoscerlo. Facendo così però non dimostrava la tesi di Esm secondo la quale lui avrebbe avuto una brutta reazione? Gliela stava dando vinta? Forse sì, perché in fondo a chi voleva darla a bere? A lei che lo conosceva da secoli? Non avrebbe mai tollerato quella presenza al suo fianco. Con la coda dell'occhio Killian vide il suo dispiacere farsi strada nel suo animo.
Era delusa.
Aveva gli occhi bassi e gli angoli della bocca all'ingiù, le mani incrociate sulle gambe visibilmente dispiaciuta. Magari dopo avergliene parlato e chiesto scusa si aspettava qualcosa di diverso, si aspettava davvero che Killian avrebbe conosciuto quell'essere senza niente da obiettare? Niente da dire? Non poteva andare così, e non sarebbe mai andata così.
Esmeralda aveva preso la sua strada e aveva deciso di percorrerla già da prima del suo consenso e approvazione, quindi quanto poteva importare per lei che i due si conoscessero? Magari li avrebbe visti per strada, li avrebbe incrociati da Granny o in biblioteca dove lui soleva darle una mano ora, ma nessuna presentazione formale sarebbe avvenuta tra loro. Nessuna chiacchierata o scambio di idee. Per lui quell'uomo sarebbe rimasto un enigma, era meglio così.
Esmeralda si alzò infine dal divano, su cui erano stati seduti per tutto il tempo. Fuori la notte iniziava a calare con timide nuvole all'orizzonte.
Afferrò la giacca, lo sguardo basso e quel nodo alla gola incapace di fare andare oltre il discorso. Certo conosceva Killian e riconosceva il suo sbaglio, glielo aveva anche ammesso, ma mai avrebbe pensato ad una cosa simile. La sua reazione era al di fuori di ogni sua aspettativa.
Le aveva chiesto di scegliere, certo non l'aveva espresso a parole, ma cosa avrebbe dovuto fare una volta che si sarebbero incontrati? Poteva accadere. Storybrooke non era enorme. Dovunque ti giravi conoscevi e incontravi tutti, come poteva pretendere che tra loro non accadesse? Quando sarebbe stata insieme a Pierre cosa avrebbe dovuto fare, salutarlo? Scansarlo?
Le sembrò per un momento di rivedere quel pirata egoista che era stato sulla nave. Di nuovo pronto a rindossare quella maschera.
'Mi stai chiedendo di scegliere, Killian?' chiese sforzandosi.
Gli dava le spalle, era anche troppo osservarlo ancora mentre asseriva a quella domanda e confermava la sua intuizione.
'Sai che non te lo chiederei mai.'
'E allora cosa vuoi? Vuoi che allontani questa persona dalla mia vita o che allontani te?'
'Voglio che tu stia attenta a chi introduci nella tua vita, solo questo.'
'Ma tu non l'accetti.' sostenne incolore.
'Lo ami? Allora che importanza ha che io non lo accetti? Che io non lo conosca?'.
Esmeralda continuava a non guardarlo, sapeva quanto Killian influisse sul suo stato d'animo in quel momento.
'M'importa nello stesso modo in cui a te importava farmi conoscere Emma, e nonostante sia stata ostile all'inizio, con il tempo mi sono resa conto di quanto sia speciale cosa che evidentemente tu non vuoi fare per me. Far conoscere due persone che sono nella mia vita è qualcosa che per me significa tanto, ma evidentemente devo lasciar perdere.' Esalò esasperata aprendo la porta d'uscita. 'Ti chiedo ancora scusa per ciò che ho fatto.' E chiuse la porta alle sue spalle lasciando Killian lì, sul ciglio.
Killian non poteva capacitarsi, non poteva sbollire la sua rabbia in un attimo. Era un atto egoista e forse proprio per le sue azioni l'avrebbe persa, ma doveva concedergli quel tempo. Quel tempo utile a rigenerarsi, ad accettare la cosa e a renderla reale. Ora come ora l'idea di conoscere quell'uomo non era nei suoi piani, magari con il tempo... magari con il tempo... magari mai.
Ecco cosa gli suggeriva la sua mente oltre che al suo cuore. Non le avrebbe mai chiesto di scegliere, quello no. Non l'avrebbe sopportato lui stesso, ma non avrebbe accettato quell'uomo. Mai.

You'll never lose meWhere stories live. Discover now