3 Corsa

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Dipper e Mabel sapevano che ce l'avrebbero fatta a correre dieci kilometri in soli trenta minuti; non con i loro bagagli in mano o usando la strada normale almeno. Ma chi ha mai usato la strada normale per raggiungere la propria meta? Di certo non i nostri due eroi.

Tuttavia un terzo buono della strada era tra le curve in discesa della montagna, che, in linea d'aria erano solo poche centinaia di metri. Quindi il piano venuto a Mabel era tagliare quel pezzo rotolando giù per la ripida fiancata del monte, con l'accelerazione di gravità dalla loro ce l'avrebbero fatta in pochi minuti. E correre sei kilometri e mezzo in poco meno di mezz'ora era fattibile, forse...

«tempo stimato per la discesa?» chiese Mabel al suo fidato fratello, aspettandosi una risposta abbastanza approssimativa «due minuti e trentuno secondi» fu invece la sua risposta, un numero stranamente preciso per un calcolo tanto veloce e senza misure precise, ma Mabel si fidava del gemello. Se non si fosse potuta fidare di lui di chi altri avrebbe potuto?

I due si abbracciarono sempre continuando a correre, sapendo che la cosa che stavano per fare era da folli. Ma non abbastanza da spaventare i due gemelli; che a confronto delle mille altre avventure che hanno vissuto questa impresa era un tranquillo picnic in riva al mare.

Si strinsero più forte di prima e si buttarono nella discesa, con Dondolo che li seguiva correndo sulle sue piccole e paffute zampette da maialino. I due risero per tutta la discesa, tutti i due minuti e trentuno secondi, anche quando la schiena di uno dei due sbatteva contro un sasso o la testa picchiava contro una radice sporgente; l'adrenalina era tale da trasformare il dolore in euforia.

Scesero tutta la fiancata della montagna, e quando la discesa fini fecero un salto riportandosi in piedi e riprendendo a correre, con Dondolo sempre dietro di loro. Mabel guardò il suo orologio, e noto che il calcolo del fratello aveva spaccato il secondo, come c'era da aspettarsi.

«usa questa» Dipper passò una borraccia a Mabel, al suo interno un liquido giallo fosforescente, che emanava un odore dolciastro. «cos'è?» chiese lei continuando a correre spalla a spalla con lui «una pozione magica energetica»

Dopo averne bevuta i due smisero di sentire stanchezza e dolore, i loro corpi erano pervasi da una strana energia, corsero i primi due kilometri tutti d'un fiato, ma guardando l'orologio e vedendo che ci avevano impiegato dieci minuti era chiaro che non ce l'avrebbero fatta, non in tempo.

«non fa niente» iniziò Mabel «non importa se l'estate inizierà in ritardo» a loro bastava arrivare in città, non importava se ci avessero impiegato anche cento anni, anche passarci un solo secondo li avrebbe resi felici. Ma si capiva che un po erano tristi di arrivare tardi al capanno del mistero.

Poi un lampo di luce dietro di loro, quattro parole gridate da una voce femminile «mandria di unicorni guerrieri!» stranamente nel grido c'era convinzione, non era un avvertimento, ma una sorta di evocazione.

E infatti quando i due si voltarono per vedere cosa fosse una mandria di unicorni guerrieri correva verso di loro; non erano gli unicorni che aveva già visto Mabel, questi non avevano niente di carino, con fisici scolpiti e muscolosi, alcuni di essi avevano anche delle cicatrici. Non sembrarono non notare i due nell'avanzare in linea retta per quella strada asfaltata, quindi la loro corsa non accennava fermarsi.

«Corri!» gridò il gemello, «sti già correndo» «allora corri più veloce» e i due accelerarono, raddoppiando la velocità. Si dice che la paura metta le ali ai piedi, ma visto che i Pines non spiccarono il volo ora sappiamo che può al massimo mettere il turbo.

Dipper e Mabel sapevano che potevano semplicemente saltare al lato per evitare gli unicorni, ma avevano avuto un'altra delle loro idee:
sia per scampare alla minaccia e contemporaneamente per arrivare in tempo al capanno del mistero. Non ebbero bisogno di parlarsi per intendersi, bastò guardarsi negli occhi.

«Mabel ora» gridò lui calcolando le distanze. Mabel si frugò in tasca e dopo pochi secondi tirò fuori il rampino regalatogli l'anno prima dal prozio Stan, unico adulto tanto irresponsabile da dare un oggetto tanto pericoloso a due bambini, ma i due non erano più bambini, ormai erano adolescenti.

Mabel sparò l'arpione del rampino contro un albero abbastanza robusto da reggerli, poi diede la mano a Dipper, che a sua volta aveva preso Dondolo sotto il braccio. Quindi premendo di nuovo il grilletto il rampino iniziò a riavvolgere la corda tirando tutti e tre verso l'alto, al sicuro dalla carica di unicorni palestrati. «Mabel, Adesso!» dopo che il fratello diede l'ordine Mabel presse il pulsante per sganciare l'arpione dalla corteccia lasciandosi cadere nel vuoto insieme a Dipper e Dondolo, un salto della fede, la sua fede verso l'intelligenza del fratello, che doveva essere assoluta; se avesse ritardato di un solo secondo sarebbero stati calpestati dalla mandria.

Ma Mabel non ebbe esitazione, premendolo il pulsante nel momento esatto in cui Dipper le ordinò di farlo, e insieme, caddero esattamente su uno di quegli unicorni. Quegli unicorni erano velocissimi, abbastanza da farli arrivare in tempo al regno del mistero...

Fu Dipper ad atterrare davanti, quindi passò il maialino e la sua borsa a Mabel per poter meglio manovrare l'unicorno.

«speriamo che non sia troppo diverso da una bicicletta» fu la speranza di lui mentre provava a pensare cosa fare

Angolo autore

Vi ho fatto aspettare un po ma anche questo capitolo è concluso, poverò a non farvi aspettare troppo per il prossimo.

Chi ha invocato la mandria di unicorni dopati? Perché lo ha fatto? Sarà una delle due figure oscure dello scorso capitolo? O semplicemente qualcuno di passaggio?

In ogni caso ci rileggiamo al prossimo capitolo

Gravity Falls la nuova estateWhere stories live. Discover now