XLV

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Abel

Ciò che vedevo dinanzi a me erano due occhioni azzurri, che mi fissavano con curiosità e disprezzo. Il solo pensiero di lei era bastato a risvegliare quella piccola parte di legame ormai spenta, ma le parole che aveva pronunciato contro di me, mi avevano ferito nel profondo.

Mi allontanai leggermente da lei e la fissai. C'era qualcosa di strano nel suo sguardo, era freddo e distaccato.

«Chi sono? Meredith...non mi riconoscete? Sono Abel!»

Abbassò il viso e potei vedere la sua concentrazione su ciò che le avevo chiesto. Improvvisamente sgranò gli occhi e fece un passo indietro. Mi fissò impaurita e boccheggiò, prima di urlare: «voi...voi siete colui che mi ha rapita! Come avete fatto ad entrare nella mia mente? Anzi...aspettate, Caleb mi aveva informata di questo vostro potere. Non riuscirete a soggiogarmi nuovamente, questa volta non ve lo permetterò, sono migliorata molto con la magia!»

Alzai le mani, «non era mia intenzione soggiogarvi...io, non vi ho rapita!»
Possibile che si ricordava che l'avevo costretta a venire da me e non si ricordava me?!

«Siete un bugiardo! So tutto di voi e della vostra parte demoniaca, così come so che siete bravo con le menzogne!»

Che cosa le aveva fatto Caleb? Non la riconoscevo più! «Deduco sia stato Caleb a dirvi tutto questo, ed ha ragione: sono un demone, ma anche un vampiro e vi assicuro che non vi ho mai mentito, anzi.»

Si tappò le orecchie, «non voglio ascoltare mai più il suo della vostra voce! Uscite dalla mia mente.»

«Meredith, vi prego, non dite così. Non siete in grado di ragionare lucidamente, non dovete dare ascolto a Caleb!»

«Perché non dovrei dare ascolto a mio fratello?!»

Sobbalzai, «vostro fratello? State scherzando? Avete tre fratelli e due sorelle, ma lui non lo è!», non ci stavo capendo più nulla.

Si tolse le mani dalle orecchie e si morse il labbro inferiore. Vidi un luccichio nei suoi occhi, un luccichio verde ed ipnotizzante. Feci un passo in avanti e velocemente le afferrai il mento, alzandolo verso il mio viso.

I miei poteri vampireschi cominciarono a fluire velocemente in me ed i miei occhi tramutarono il proprio colore. «Shh...», dissi, mentre lei cercava di dimenarsi.

Mi concentrai su questi e vidi e una miriade di immagini che si susseguivano velocemente: tutti ricordi che lei ignorava a causa della magia. Vidi come Caleb e la strega l'avevano legata al letto e di come quest'ultima sapesse usare la magia oscura.

Mi allontanai da lei e sospirai, era inutile cercare di ragionare con una persona che era stata stregata. Era sotto il loro comando e non esisteva modo, che io conoscessi, che potesse riportarla al suo stato naturale.

«State tranquilla mia piccola Meredith, vi giuro su ciò che ho di più caro che voi tornerete da me», le sfiorai la guancia con i polpastrelli e lei non si sottrasse, piuttosto rimase in silenzio.

Quando riaprii gli occhi, mi alzai dal letto e mi passai una mano tra i capelli. Avevo un indizio in più, ma in quel momento volevo vedere mio fratello e accettarmi che stesse bene e che la colpevolezza non lo assorbisse.
Lo conoscevo bene, sapevo che si sarebbe sentito in colpa, se Leila non avrebbe accettato la sua nuova natura.

Aprii la porta della camera di quest'ultima e, con mia grande sorpresa, la trovai seduta sul bordo del letto. Il nonno era lì e anche William.

Mi fermai sullo stipite e osservai i suoi occhi color del tramonto; i neo vampiri, ma anche quelli più esperti, avevano per natura il colore degli occhi rossi, tendente all'arancione. Doveva imparare a farli tornare normali, ma c'era tempo.

«Leila, che bello rivedervi qui e sorridente», dissi, chiudendomi la porta alle spalle.

Le mi sorrise ed abbassò il viso. Stringeva tra le mani un bicchiere contenente del liquido rosso e, tramite il gradevole odore che vi era in camera, capii fosse sangue. William aveva prevenuto un imminente attacco di sete, i neo vampiri non erano abituati a contenersi.

«È un piacere, Abel.»

«Pensavamo fossi uscito, sei sparito per quattro ore», disse mio nonno.

«Quattro ore? Sembravano di meno. Vi spiegherò cosa è successo, ma prima, concentriamoci su questa graziosa neo vampira.»

Lei sorrise radiosa, «mi sento così strana.»

«È normale, ti ci abituerai», William le stampò un bacio sulla guancia.

Mi avvicinai ulteriormente a loro, ponendomi proprio di fronte, e fu allora che Leila perse il sorriso e mi fissò intensamente. «Abel...avete un odore paradisiaco.»

Aggrottai la fronte, «come?»

«Il vostro sangue è...gustoso.»

«Sangue? Noi vampiri non abbiamo sangue in corpo, Leila», William passava lo sguardo da me a lei.

Il nonno si avvicinò a me e mi annusò il collo. Ebbi un fremito mentre lo faceva, era una situazione imbarazzante, fin troppo. «Ha ragione, nel tuo corpo c'è sangue, ma nessuno di noi ha mai sentito l'odore perché siamo abituati a frenare gli istinti. Evidentemente, lei che non ha ancora imparato a farlo, ha un olfatto più sviluppato del nostro.»

«È impossibile!», esclamò William.

«No, non lo è, ricordiamo che è metà demone e i demoni possiedo sangue...seppur marcio e maledetto.»

Osservai le mie vene, possibile?
Vidi Leila tapparsi il naso con le mani e deglutire. «Abel perché non vai nelle cucine? Annabelle e le altre sono appena tornate, faresti meglio a speliegare loro cosa sta succedendo», disse William

Annuii ed uscii dalla camera.

Spazio Autrice:
Perdonatemi se concludo così il capitolo, ma oggi è una giornata piena di impegni!
Cercherò di aggiornare domani, vi mando un bacione😘
-Angel ❤️

Sentimenti OscuriWhere stories live. Discover now