XIX

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Così passarono i giorni seguenti, tra letteratura e scrittura. Abel era davvero molto bravo come insegnante, paziente e bravo nelle spiegazioni. Ogni giorno, il buongiorno ci veniva dato con un bellissimo sole, ma ciò mi costringeva a non andare dalla mia famiglia. Abel voleva venire con me, aveva paura di qualcosa, forse di un mia possibile fuga.

William, suo fratello, non si era mosso da casa e ogni tanto assistivo ai loro lavori; erano diversi dai lavori di mio padre e dei miei fratelli, loro non lavoravano nelle campagne, lavoravano tra pile di fogli e quant'altro. Non ne capivo molto, ma mi sembrava un lavoro faticoso, di certo non ai livelli di quello di mio padre.

Ogni tanto beccavo Abel a leggere strani libri e di tanto in tanto mi osservava. Dopo una lunga mattinata passata a vedere lettere e imparare parole, decisi di uscire un po' all'aria aperta.

Per fortuna mi permettevano di uscire, seppur il castello fosse circondato da una spessa muratura, le guardie mi osservavano sempre. Camminai per l'intero giardino e aspirai l'odore dei fiori. Alzai il viso verso il cielo e permisi alla pelle di acquistare il tepore dei raggi solari. Mi fermai quando arrivai nel centro del giardino e mi sedetti ai piedi di un albero di fior di ciliegio.

Aprì il libro che mi ero portata, un libro infantile, e iniziai la lettura. Ci misi parecchio tempo per arrivare al quinta pagina, ma Abel mi diceva che era particolarmente dotata nell'apprendimento. Mi aiutava non solo nella letteratura, ma anche nella matematica. Era un ragazzo intellettuale, suo fratello lo aveva ben educato.

«Signorina Meredith, Sir Abel vi attende nelle sue stanze», mi disse una guardia.

Sorrisi e lo ringraziai, alzandomi e avviandomi nella stanza di Abel. Ero particolarmente agitata, non avevo mai visto la sua stanza e ultimamente la sua vicinanza mi creava agitazioni a priori. Bussai prima di entrare. Lo trovai alla sua scrivania, appena mi vide chiuse il libro che aveva in mano e si alzò.

La sua camera non era diversa dalla mia, stesse pareti, stessi colori dominati, stessi tappeti. «Volevate parlarmi?»

«Si, accomodatevi, ho fatto approfondite ricerche su ciò che è accaduto. Volevo chiedervi se conoscete vostra nonna materna.»

Mi sedetti sul divano accanto a lui, «mia nonna? Purtroppo no, è scomparsa poche ore dopo la mia nascita, mia madre non mi ha spiegato altro.»

Annuì, «sapete il suo nome?»

«Certo, Annie, perché?»

«Penso che la vostra famiglia non sia tanto poveraccia come vuole far credere, in passato di sicuro non lo era. Mi avete detto che la vostra famiglia odia particolarmente il paese e non conoscete la causa. Guardate questo piccolo dipinto, vi ricorda qualcuno?»

Mi porse il libro che era appoggiato sul divano. Lo presi tra le mani e ciò che vidi mi fece mancare il fiato: una donna dai capelli neri e occhi verde smeraldo, slanciata. «Santo Cielo...lei è mia madre!»

«No, è vostra nonna.»

«Perché avete un suo dipinto?»

«È all'interno del libro, quel libro. Forse a voi non è mai stata detta la verità, non è vero che è la vostra famiglia ad odiare il paese, è il paese ad averla bandita tanti anni fa.»

«Cosa?», scattai in piedi, «non è possibile! Mio padre vende il vino in paese.»

«Non ho detto che hanno bandito la vostra famiglia, ma quella di vostra nonna.»

«Non avrebbe senso...io, non ci posso credere; perché avrebbero dovuto bandire la famiglia di mia nonna?»

«Perché accusata di stregoneria. Il libro riporta che tanti anni fa vi erano tre famiglie nella quali erano presente tre streghe. Le prime due furono bruciate vive, ma la terza sopravvisse, perché nessun torto aveva fatto a causa del suo potere. Fu bandita dal paese, costretta a recarsi al sud, da lì nessuno ebbe più sue notizie. Questa è la spiegazione alle vostre stranità.»

«Cosa state cercando di dirmi?», strinsi le braccia al petto.

«C'è la probabilità che voi abbiate ereditato il suo potere», disse serio e tranquillo.

Mi passai una mano tra i capelli, «mia madre non mi ha mai parlato di ciò, ma il vostro ragionamento non fa una piaga. Non mi erano mai capitati simili incidenti.»

«Solitamente la magia si manifesta dall'età di diciassette anni, com'è successo alla donna che avete incontrato alla cerimonia.»

Camminavo avanti e indietro, nervosa e impaurita da me stessa. Improvvisamente ebbi un'illuminazione, mi voltai di scatto verso di lui e mi sentì tremare le mani. «Voi...se fossi realmente una strega, non lo direte a nessuno, vero?»

Rimase in silenzio e si sistemò meglio sul divano. «Voglio essere sincero con voi, nel nostro mondo le streghe vengono ben accettate, possono sempre tornarci utili, ma non nel vostro caso. Voi legami siete obbligate a sottomettervi a noi e se possedete troppo potere, dobbiamo eliminarvi. Non dovete azzardarvi a sentirvi superiori a noi. Voi streghe siete pericolose e più avete esperienza, più acquistate fiducia in voi stesse.»

A quelle parole avvertii un brivido lungo la spina dorsale e sentii gli occhi pizzicare. Mi avrebbe uccisa?
«Potete stare tranquilla, per ora.»

Si alzò dal divano e mi aprì la porta, invitandomi ad uscire. Una piccola parte di me ci rimase male, desideravo restare ancora un po' con lui, ma l'altra parte gioì, non dovevo abbassare le difese con lui; era stato chiaro, ero al sicuro per il momento, ma non mi promise nulla per il futuro. Avvertì una fitta al polso e poggiai la mano sul legame, ogni volta che ero accanto a lui pizzicava sempre e non ne capivo il motivo.

Spazio Autrice:
Secondo voi Alexandra Daddario potrebbe andare bene per il ruolo di Meredith? Personalmente ritengo sia perfetta.
PS: abbiamo superato le 400 visualizzazioniiii

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Sentimenti OscuriWhere stories live. Discover now