XX

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Tornai nella mia camera e mi sdraiai a letto, ammirando il lampadario al soffitto. C'era qualcosa di strano in me, mi sentivo stranamente osservata e in pericolo. Un senso opprimente mi pressava il petto e dovetti fare profondi respiri per non soffocare.

Mi misi seduta e sciolsi la treccia, lasciando cadere i ricci sulle spalle. Mia nonna era davvero una strega e io avevo ereditato il suo potere? Mia madre ne era a conoscenza?

Volevo vederla, volevo chiedergli la verità, non che non credessi ad Abel, ma tutto mi risultava assurdo.
Vidi il sole tramontare dalla mia finestra e, afferrando un manto nero e indossandolo, uscii fuori dalla stanza. Sapevo che il cambio guarda si verificasse prima di cena e colsi al balzo l'occasione.

Andai nelle scuderie e presi il cavallo bianco di Abel. Quel cavallo era silenzioso come la notte e sicuramente non mi avrebbe creato problemi. Riuscii a portarlo fuori senza essere beccata, dopodiché montai su e velocemente sfrecciai via per le terra.

L'unica pecca era non sapere la strada, ma in lontananza vedevo il paese, poiché il castello era situato su una collina, da lì ricordavo la strada per arrivare a casa. Passai velocemente per il bosco, ignorando gli ululati e i gufi. Quel cavallo era velocissimo e non ci misi molto a passare il bosco e il paese.

Quando vidi in lontananza la mia terra, mi salirono le lacrime agli occhi, mentre il cavallo trottava, mi voltai verso il castello, non vedendolo più; la vegetazione che lo circondava faceva da scudo protettore. Cercai di ricordare la strada del ritorno, poiché non avevo intenzione di fuggire.

Quando arrivai a casa mia, mi fermai accanto ad un albero, togliendo poi il cappuccio dal capo. Mi avvicinai lentamente alla casa, che mi fece salire una nostalgia impossibile da descrivere. Bussai alla porta di legno e sorrisi quando vidi ancora la finestra rotta.

Ad aprirmi fu mio padre, con un fucile in mano. Feci un basso indietro senza pensarci due volte. «Meredith? Dio Santo, sei proprio tu!», gettò il fucile a terra e mi corse incontro.

Lo abbracciai stretto e aspirai quel profumo tanto familiare; mi era mancato così tanto. Mi fece entrare in casa, dove tutti i miei fratelli mi accolsero con le lacrime agli occhi, mentre mia madre restava in silenzio.

«Ti abbiamo cercata per giorni! Ti prego non scappare più», disse Luna, piangendo. La abbracciai quanto più forte potevo, cercando di farle capire che stavo bene.

«Ragazzi potete andare in camera?», disse mia madre a Luna e Willy. Questi, piagnucolando, andarono in camera e rimanemmo solo noi. «Meredith», disse lei abbracciandomi.

«Madre sto bene, non mi è successo nulla.»

«Bene, signorina, perché sarai in punizione a vita dopo quello che hai fatto. Dove sei stata per tutto questo tempo?», prese parola papà.

Lo guardai, «voi non potete nemmeno immaginare cosa mi sia successo. Non so quanto tempo potrò restare qui, ma devo assolutamente parlarvi di una cosa.»

«Che stai dicendo? Certo che resterai qui, non ti permetterò di andare via ancora una volta!»

«Padre devo tornare lì, non posso non tornare.»

«Questa è casa tua!», cominciò ad alterarsi.

«Madre, ti scongiuro di parlarmi della nonna, devi dirmi tutto quello che sapevi di lei.»

Fece un passo in avanti, «perché vuoi parlare della nonna? Cosa c'entra?»

Mi salirono le lacrime agli occhi e non seppi nemmeno il motivo. «Perché è stata bandita dal paese?»

La vidi sbiancare, «chi...chi te l'ha detto?»

«Questo non ha importanza! Dimmi solo il motivo», mi impuntai.

«Lei veniva accusata di stregoneria, ma non c'erano fondamenta per dimostrarlo, le streghe non esistono; ecco perché odiamo il paese, hanno bandito la nostra famiglia per una leggenda!», rispose seria.

Mi sentii svenire. Ciò che stavo provando in quel momento mi stava spezzando nell'anima, era vero: ero una strega. Ciò che credevo leggenda, adesso era realtà. Io ero una leggenda che si raccontava ai bambini per spaventarli, ero qualcosa a cui nessuno credeva, nemmeno io.

«Meredith», mi chiamò lei, «hai ereditato qualcosa di molto speciale da tua nonna, vero?»

Il mio viso era un libro aperto, aveva capito che c'era qualcosa che non andava. «No», scossi la testa, «mi è stato detto che la nonna era stata bandita e sono venuta qui per sapere il perché. Sapete benissimo che mi sono sempre chiesta il motivo del vostro profondo odio, ma non c'è nulla di più», dovevo mentire.
«Devo tornare al castello, si saranno accorti della mia sparizione.»

Feci un passo in avanti, ma mio padre mi afferrò il braccio, «dove credi di andare? Da qui non ti muovi.»

Provai a liberarmi dalla sua stretta, ma non ci riuscii, finché non udì un voce: «vi consiglio di lasciarla andare, immediatamente.»

Spalancai gli occhi, mentre tutti ci voltammo verso la porta, trovando Abel appoggiatoci su. Aveva le braccia conserte e lo sguardo puntato su di me. Abbassai il viso colpevolmente. Non me l'avrebbe fatta passare liscia.

Fece un passo in avanti e all'unisono si udì un tuono in lontananza. «Meredith andiamo.»

Non me lo feci ripetere due volte e mi avvicinai a lui. «Io...ti conosco! Sei quello delle campagne del nord», disse Harry, mio fratello.

«Ci conosciamo?», chiese, inarcando un sopracciglio.

«Cosa volete da mia figlia?», si intromise mio padre.

«Non fate il finto tonto, non vi si addice, sapevate benissimo che un giorno sarebbe venuta da me e non le avete detto nulla. Avete idea di come si sia spaventata quando l'ho portata nel mio castello?»

Guardai sbalordita Abel e subito dopo mio padre, cosa stava succedendo? «Che...che intendete? Padre...», mi voltai verso di lui.

Questo abbassò il viso e non disse nulla, il resto della mia famiglia fece lo stesso. «Voi...tutti voi lo sapevate!»

«Certo che lo sapevamo, come potevamo non saperlo! Una bambina del sud nata nello stesso giorno del principe dal sangue marcio, entrambi con la particolarità della stella. Non eravamo in contatto con la sua famiglia, ma le voci giravano e conoscendo le tradizioni di quei...quei mostri, sapevamo che un giorno sarebbe accaduto. Volevamo proteggerti figlia mia, essere un legame non è una cosa di cui vantarsi», rispose mia madre e poi aggiunse, «tua nonna lo aveva previsto sai? Una sua nipotina sarebbe andata incontro ad un terribile destino.»

«Voi conoscete...tutto?», mi voltai verso Abel che annuì. «Come avete potuto non dirmelo?!»

«Che dovevamo dirti? Che un giorno saresti diventata il pasto dei quei cosi

Feci un passo indietro e mi morsi il labbro per non piangere come una bambina, «andiamo via Abel, prima che inizi a piovere», dissi con voce tremante.

«No, aspetta, ti prego!», disse mio padre. Abel non gli diede il tempo di afferrarmi, mi prese e in un nano secondo eravamo entrambi sul suo cavallo.

«Un giorno verrò a trovarvi», dissi mentre sentì delle lacrime scendere. Indossai nuovamente il cappuccio, mentre il cavallo si inoltrava nel bosco.

Sentimenti OscuriWhere stories live. Discover now