Domande mirate

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Sfruttare le debolezze degli avversari non è da cattive persone. Non quando rischi la vita e sai che il nemico farà lo stesso con te.

•••

Risi nel modo più convincente possibile. Con il sangue sul viso, i lividi, le ferite e il corpo che tremava dovetti sembrare un pazzo, oppure un grandissimo sciocco.
Ridere provocò ancora più dolore, e il dispendio di ossigeno causò un giramento di testa che per poco non mi fece fermare.

La mia risata produsse l'effetto desiderato: i mostri si fermarono e, come ebbi modo di controllare rapidamente, mi guardarono in modo confuso.
L'intelligenza non era il loro forte. Non in maniera particolare, almeno.

Mi sforzai di continuare a ridere fino in fondo. Strano a dirsi, ma la mia vita dipendeva da una risata.
Ebbi modo di sentire quanto rauca e malridotta fosse in quel momento la mia voce, fino a quando una delle due creature, con il piccolo e ottuso cervello stanco di stare ad ascoltare quell'idiota che aveva molto probabilmente perso il senno, non decise di interrompere la mia sceneggiata.
«Perché ridi, sssciocco? Ti diverte pensare che tra poco sssarai ucciso?»

Il quel momento, guardando quell'essere così mostruoso e crudele cadere vittima di un trucco banale, mi venne da pensare a una stupida scimmia arrabbiata. Per un attimo non mi spaventò più. Poi la sensazione di essere trascinato velocemente nel baratro della morte ricomparve.
«Sembrate due scimmie che si alleano per conquistare un casco di banane. Non sapete che sarà la vostra insaziabile fame a rovinarvi» commentai, scuotendo la testa e quasi sospirando.

Negli oscuri e neri occhi delle creature vidi accendersi lo stupore e la confusione. Sembravano davvero delle scimmie in quel momento. Delle grandi e letali scimmie, con due code di rettile al posto degli arti inferiori.

Poi feci una faccia stupita, come se fossi stato colpito da un lampo di genio.
«Oh, giusto, probabilmente non siete sufficientemente intelligenti da sapere cosa sia una scimmia. Beh, vedete, una scimmia è un primate, il più vecchio antenato dell'uomo, con una scatola cranica di dimensioni notevolmente inferiori a quelle umane e un'intelligenza decisamente ridotta» dissi, con un tono a metà tra il sarcasmo e la superiorità.
Le due donne-serpente, per la prima volta, ebbero reazioni diverse: una, quella che si trovava più sulla sinistra, fece una faccia totalmente confusa, segno che non doveva aver capito più di tre parole della mia precedente affermazione, mentre l'altra rimase impassibile. Dal suo volto non si potevano scorgere pensieri, l'unica emozione che si riusciva a distinguere nel fondo del suo sguardo era l'ira.

Non mi aspettavo un risvolto simile, avevo totalmente sottovalutato l'intelligenza dei due mostri, e in quel momento mi trovavo con un'avversario da rivalutare completamente.
Nonostante tutto, non disperai: la furbizia che aveva mostrato in precedenza era limitata, per cui era impossibile che fosse diventato un genio tutto d'un colpo.

Prima regola da applicare contro persone più forti di te: mai mostrarsi deboli o spaventati.
Tornai alla mia voce abituale: era necessaria fermezza per confondere la creatura, il sarcasmo non mi avrebbe aiutato.
«D'altra parte, vi siete uniti per riuscire a battermi, cosa che nessuna delle due sarebbe riuscita a fare da sola.»
«Forse non saremmo riusciti a batterti da sssole, ma non ti pare di essere in una sssituazione difficile per poter parlare con sssuperiorità?» ribatté.
«Io non finirò con l'uccidere il mio compagno pur di avere una preda tutta per me» risposi tranquillamente.

Finalmente, il serpente più sciocco, che fino ad allora aveva seguito il discorso spostando lo sguardo da me alla compagna come uno spettatore di un incontro di tennis, riuscì a capire qualcosa. Capì esattamente ciò che io aveva cercato di fargli capire.
«Uccidere? Tu vuoi uccidermi?»
Per un attimo, negli occhi dell'altra scintillò un "sssì" come risposta, ma la creatura riuscì a trattenersi.
«Io non voglio ucciderti. Il mezzosssangue sta cercando di ingannarti.»

La risposta sarebbe stata banale per chiunque, ma il mostro, rincuorato, la accettò serenamente.
«Certo, ascolta il tuo comandante, se pensi di poterti fidare, ma rispondi ad una semplice domanda» scandii bene le parole, fissandolo negli occhi «sei davvero convinto che, dopo avermi ucciso, tu e il tuo compagno riuscirete a dividere equamente la preda? Io ne dubito fortemente.»
La seconda donna-serpente, confusa, assalì il capo con delle domande. La più intelligente cercò di rispondere e di convincere l'altra, ma finirono per battibeccare.

Era stato fin troppo facile.
Adesso rimaneva solo una parte del piano.

Respirai profondamente, poi diedi il via all'azione. Afferrai gli oggetti più vicini a me, una fune e un'asse di legno, e cominciai a correre il più velocemente possibile verso le scale. Sperai che le gambe reggessero, nonostante le ferite e il dolore.

Quando i mostri si accorsero di quello che stavo facendo, era troppo tardi. Mi infilai su per le scale, sulle quali raccolsi lo zaino, e raggiunsi la stanza al primo piano.

Le gambe non riuscirono più a sostenere il mio peso e caddi a terra carponi. Esattamente come prima, piccole gocce di sangue colarono sul pavimento, ma, a causa degli urli dei mostri, non riuscii a sentirne il suono.

Angolo Autrice
Per una volta, una sola frase.
Buona Pasqua❤️
Ark

Cronache di un MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora