Vita in gioco

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Lottare per la propria vita è un procedimento molto simile a quello di negare l'evidenza: è impossibile non provarci anche quando ogni cosa appare perduta.

•••

All'inizio, il mostro sembrò rimanere spiazzato.
Evidentemente, il ragazzino impaurito e quasi tramortito non aveva mostrato niente di abbastanza aggressivo da farle prendere nemmeno in considerazione l'idea di un attacco.

Seguendo uno sconosciuto istinto di combattimento, portai la mano sinistra, quella in cui tenevo il coltello, all'altezza del petto, e incastonai gli occhi in quelli del mostro. Probabilmente, se avessi avuto una spada, quella sarebbe stata una posizione di guardia.

Per un attimo, il mostro non reagì in alcun modo al mio attacco, poi cercò di evitarlo.

Troppo tardi.

Riuscii a colpirla sulla spalla destra, nella quale si aprì un profondo taglio.
Il mostro non sembrò provare dolore.
Anzi, sorrise, guardando lo squarcio con espressione curiosa. Nel punto in cui pensavo sarebbero sgorgati fiotti di sangue, la ferita rimase aperta, ma senza alcuna traccia di liquido rosso.

Quella cosa non è umana, conclusi dentro di me, e non perde sangue. Un punto debole in meno.

In effetti, era uno svantaggio considerevole, visto che, al contrario di quel mostro, io potevo benissimo morire dissanguato.

Strinsi la presa sul coltello.

Questa volta, fu la donna-serpente a partire all'attacco. Tentò di sferrarmi un pugno, che riuscii a evitare.

Il mio corpo si muoveva praticamente da solo, con delle abilità che non avrei mai creduto possibili.

Rispose con una gomitata che avrebbe dovuto colpirmi alle costole.
Feci una giravolta su me stesso, poggiando prima il peso su un piede e poi sull'altro, e la pugnalai con il coltello, che le affondò in mezzo al petto.

Il cuore mi batteva a mille, pulsava nella gabbia toracica, allo stesso ritmo della ferita al fianco.

La creatura si immobilizzò. Poi, cominciò a ridere.
«Tu pensssi come un mortale.»

Sfilai il coltello dal suo petto, incredulo, e indietreggiai. Non aveva l'aspetto di qualcuno in punto di morte.

Spalancai gli occhi per lo stupore.
Quella cosa non stava morendo.
Nel mio piano c'era una grossa falla, che io non avevo nemmeno notato fino a quando la creatura non aveva pronunciato quelle parole. Era vero, stavo ragionando come un mortale. Del resto, il mio era un cervello umano. Avevo dato per scontato che quel mostro potesse morire, cosa che, evidentemente, non era così scontata.

Mi rimaneva solo una cosa da fare: scappare.

Ebbi a malapena il tempo di pensarlo, che la creatura smise di ridere e attaccò. Non riuscii a reagire, impietrito com'ero dallo stupore.

Mi colpì alla guancia e allo zigomo destro con il profilo della mano.
Venni scaraventato a terra sbattendo anche l'altra guancia. Persi sensibilità alla bocca per alcuni minuti, e il sangue che uscì dal labbro macchiò il terreno. Ci passai sopra una mano, col risultato di sporcarla nuovamente.

Il mostro emise un sibilo di soddisfazione.
O almeno, così sembrava.

Tentai di rialzarmi il più velocemente possibile. Osservai il mostro. Si stava preparando ad un altro attacco.

Dovevo scappare. Se davvero non potevo ucciderlo, quella era l'unica cosa possibile. Il problema era farlo.

Avevo delle forze inaspettate, ma non sarebbero bastate di certo per fuggire dalla donna-serpente. Ed io non ero abbastanza forte per mettere al tappeto il mio avversario, che non poteva nemmeno morire.

Avevo bisogno di un piano, e in fretta anche. Dovevo riuscire a distrarlo abbastanza a lungo da avere tempo per scappare.

Il mostro si avventò nuovamente su di me, sbattendomi per l'ennesima volta a terra. Atterrai nuovamente sulla schiena, che protestò inviandomi una scarica di dolore. Mille puntini luminosi mi esplosero davanti agli occhi, come una versione oscura di un cielo stellato.

Nell'esatto istante in cui rotolai a terra, sentii un suono, come di metallo che si spezza. In un attimo, capii cosa era successo: la catena con l'anello si era spezzata. Il panico dentro di me aumentò.

Quando riuscii di nuovo a vedere, cercai l'anello intorno a me.
Lo vidi, a circa un metro da dove mi trovavo.

La donna-serpente attaccò per la terza volta, ma, come già mi era successo, il mio corpo si mosse da solo.

Rotolai ancora una volta di lato, ignorando la fitta al fianco, e allungai il braccio per afferrare l'anello. Sapevo che avrei dovuto metterlo al mignolo: le dimensioni erano perfette. Infilai l'oggetto al mignolo della mano destra e mi rialzai, appoggiandomi al tronco di un albero.

Un'idea mi folgorò, e gettai la testa all'indietro, verso le cime degli alberi.
Non avevo nient'altro, tanto valeva provare.

Un attimo prima che la creatura mi colpisse di nuovo, mi voltai, il cuore che batteva all'impazzata, misi il coltello - che avevo ostinatamente stretto nella mano, in modo quasi compulsivo - tra i denti, e cominciai ad arrampicarmi sull'albero.

Sentii il mostro sibilare mentre salivo sempre più in alto e vidi il legno chiaro dell'albero tingersi di rosso nei punti in cui appoggiai i palmi delle mani. Sperando di Piccole schegge mi perforarono i polpastrelli, ma ero grato di provare dolore: la mia vita era ancora in gioco.

Angolo autrice
Ciao a tutti!
Siete tornati tra i banchi di scuola?
Io rientro a scuola tra due giorni.
Se siete già rientrati a scuola, come è andato il primo giorno?
Un saluto a tutti.

Cronache di un MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora