Suore e fiammiferi

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È la capacità di rialzarsi ogni singola volta a darci delle speranze di continuare a combattere.

•••

All'inizio, nella mia mente ci fu il vuoto più totale: nero ovunque, come se avessi appena spento la luce e i miei occhi dovessero ancora abituarsi a scorgere almeno le sagome di ciò che avevo intorno. Rapidamente, dal buio cominciarono ad apparire sagome di colori sfavillanti che esplodevano, per poi sparire e lasciare il posto ad altre, ancora più brillanti di prima.

In seguito, cominciò a formarsi la sagoma di qualcosa dalla forma vagamente umana, di cui non riuscivo a distinguere bene né i colori né i dintorni. Sembrava lontana e al tempo stessa vicina.
Dall'iniziale forma abbozzata, la figura cominciò a formarsi pienamente in tutte le sue caratteristiche: capii ben presto che si trattava della donna-serpente.

Ma questa dannata cosa deve venire a rompere anche nei sogni?, mi chiesi, quasi spazientito. In quel momento non ne avevo paura: non poteva farmi alcun male. O almeno, la sensazione era quella.
Ma, mentre si definivano a poco a poco i dettagli, il corpo prese a mutare nuovamente. Divenne più basso, meno longilineo, il viso più tondo e al posto delle code spuntarono due gambe umane.

Conoscevo molto bene la persona - se così si poteva definire - che avevo davanti: con il crocifisso al collo e i soliti c'era suor Cristina. Aveva lo sguardo puntato su di me, gli occhi acquosi e gentili che sembravano cercare di penetrarmi l'anima. La bocca era piegata in un sorriso. La suora non si mosse di un passo. Notai vagamente che si trovava esattamente al centro del grande spazio che, dedussi, rappresentava la mia mente.

La donna spostò lo sguardo verso il basso, ed io seguii con gli occhi il suo movimento. Si chinò a raccogliere qualcosa da terra che io non avevo nemmeno notato. Prese fra le mani una piccola scatoletta di cartone.
Non vidi la sua espressione, ero stato catturato dalla cosa che suor Cristina stava facendo ruotare come soprappensiero. Pochi secondi dopo, aprì il pacchettino.

Sapevo già cos'era, l'istinto - o forse il mio cervello - mi aveva già fornito la risposta, perciò, non rimasi per niente sorpreso quando la donna tirò fuori un fiammifero, che si accese in un attimo, come per magia.

La scena, o il sogno, cominciò a tremolare e a vorticare sempre più velocemente. L'ultima cosa che sentii fu la voce pacata e bassa di suor Cristina che diceva: «Brucia i tuoi peccati, Gabriel. Bruciali.»
Sentii la frase ripetersi all'infinito, come in un disco rotto, mentre tutto girava.

Riaprii gli occhi. Il mondo era ruotato di circa novanta gradi mentre sognavo. Sentii dei brusii indistinti e insistenti insinuarsi dentro le orecchie. Gli occhi ancora non riuscivano a mettere a fuoco perfettamente la stanza.

Improvvisamente ricordai il motivo per cui mi trovavo sul pavimento: due serpenti brutti e cattivi stavano cercando di uccidermi. L'adrenalina mi snebbiò i sensi e misi a fuoco la stanza: uno dei due mostri si trovava vicino a me, a meno di un passo dalla mia testa, mentre l'altro si stava avvicinando pericolosamente.
Dovevo fare qualcosa immediatamente, o le due si sarebbero ben presto divertite a passarsi il sale da spargere sulle mie gambe tagliate e bollite.

Uscire non sarebbe servito a nulla: avrei avuto ben due creature con un alto potenziale omicida alle calcagna, e dubitavo di riuscire a seminarle in un vicolo senza una vicina uscita. Per cui dovevo bloccarle, o almeno rallentarle abbastanza. Decisi intanto di raggiungere le scale: al resto avrei pensato dopo.

Mi rialzai da terra con una velocità incredibile, tanto che rischiai per un attimo di rimanere lì impalato con la testa che girava, per afflosciarmi al suolo un secondo dopo, e cominciai a correre verso le scale. Mi trovavo all'incirca al centro della stanza, e l'anticamera non era molto lontana.

Il mostro più vicino a me cercò di afferrarmi, e ci sarebbe riuscito se non gli avessi tirato una gomitata dritta alla tempia. Raggiunsi l'inizio delle scale e salii circa otto gradini a due a due, per potermi mettere almeno un minimo in salvo: le donne-serpente avrebbero avuto non poche difficoltà con le code da rettile al posto delle gambe.
Mentre le due si avvicinavano, ebbi modo di analizzare rapidamente la situazione. Da analizzare, in realtà, c'era ben poco, avevo semplicemente bisogno di una soluzione al problema.

E, improvvisamente, venni colto in pieno dalla risposta, come se l'avessi invocata.
Non era semplice, ed era anche rischioso. Ma di sicuro era meglio che morire in un altro modo ben più orrendo.
"Rischio" sarebbe ben presto diventato il mio secondo nome.

Accennai un sorriso.
«Bruciali.»

Angolo Autrice
Ehilà, semidei! Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ho pubblicato, e per questo mi scuso infinitamente, ma non starò qui ad annoiarvi elencando i motivi per cui non ho avuto tempo di pubblicare.
Io sto bene, e voi?
Per chi è ancora in terza media (non che siate piccoli), quale scuola superiore avete scelto?
Adesso un'altra domanda e poi vi lascio: state leggendo qualche libro negli ultimi tempi? Se sì, quale?
Io, dopo aver finito il libro dato dal prof di italiano alla classe, sto leggendo il primo libro de "L'Accademia del Bene e del Male", di Soman Chainani. Per chi non lo sapesse, è un libro molto carino che parla di due ragazze che vengono prese ad una accademia del Bene e del Male dove devono studiare per diventare le protagoniste di fiabe e favole.
Non appena l'avrò finito, quindi con molta calma visto il tempo che ho, penso che leggerò "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie. E per questo dubito che serva anche solo una breve descrizione.
A questo punto vi lascio.
A presto!
Ark

Cronache di un MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora