Capitolo 11: Ossa e muschio

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"Oculus reparo" borbottò Lily, agitando la bacchetta sopra gli occhiali rotti di James.
Le schegge di vetro si risaldarono tra loro e le crepe scomparvero. A causa di una lieve imprecisione nell'agitazione della bacchetta, ci fu anche un effetto indesiderato: le lenti ellissoidali si deformarono insieme alla montatura e diventarono rotonde.
Peter allungò la mano, li afferrò e strizzò gli occhi.
"Oh, mi dispiace" disse Lily a James, con tono tutt'altro che dispiaciuto. Tono che non fu colto dal ragazzo, il quale con entusiasmo inforcò gli occhiali riprendendoseli da Peter "Stai scherzando? Sono ancora più belli adesso! Grazie, quest'incantesimo non mi esce mai".
"Lo so" sibilò Lily a denti stretti.
Remus si grattò la nuca e in seguito a qualche secondo di silenzio teso, disse "Lily, non faremo del male a Severus".
"Lo disintegreremo completamente!" esclamò Peter, stringendo i pugni cicciottelli.
"No, io intendevo..."
Sirius lo interruppe, mettendogli pesantemente un braccio intorno al collo "Remus, vecchio mio, dovresti smetterla di preoccuparti per quello là. Okay, ti ha dato una mano una volta, ma è comunque un Serpeverde".
A questa frase, Lily girò sui tacchi e se ne andò senza dire nulla.
Sotto lo sguardo pensoso di Remus, il tempo volò e si fece sera.

Mezzanotte; quattro piccole figure sgattaiolavano verso la foresta proibita, protette dalle ombre. Si tenevano lontane dalla casupola del guardiacaccia Hagrid, che aveva ancora le luci accese. Dove gli alberi iniziavano ad uscire come lunghe dita dal terreno, lì il gruppetto si fermò ed aspettò. E aspettò. E aspettò.
"Ma dove diamine sono?" sbottò ad un certo punto Sirius, constatando che Severus e i suoi amici non si stavano presentando allo scontro. James fece un sorrisetto "Forse sono stati troppo codar... ragazzi guardate!" e indicò per terra, dove numerose piccole orme percorrevano uno dei sentieri che si addentravano nella tetra foresta.
"Hanno c-capito male, non intendevamo dentro la foresta" balbettò Peter.
"Oh beh, noi non ci tiriamo certo indietro" replicò James, guardando Sirius in cerca di supporto.
"È vietato entrare lì" ricordò loro Remus.
"Che importa? Loro l'hanno fatto per primi. Se ci beccano possiamo dire che li stavano seguendo per scoprire cosa stessero facendo" ribattè Sirius. Senza dire altro, James si avviò per il sentiero seguito dall'amico ricciolo, il tremante Peter e l'esitante Remus. Non avevano percorso che pochi metri all'interno del fitto bosco, che la luce della casa di Hagrid era già sparita dalla vista.
Il sentiero finí in uno spiazzo circolare circondato da alti alberi e con al centro una pietra ricurva.
"Qui non li vedo" bisbigliò Remus, con un senso di angoscia crescente.
Una sottile nebbia iniziò a fare capolino nello spiazzo, avvolgendo come un vortice la pietra monolitica.
Ad un certo punto Peter squittì "Si è mosso!", indicando il masso e rifugiandosi dietro a Sirius.
"N-non dire sciocchezze" lo rimproverò James, estraendo la bacchetta ed esclamando "Lumos maxima!".
I quattro balzarono indietro quasi simultaneamente una volta che l'incantesimo ebbe illuminato per bene quella che si rivelò non essere una semplice roccia.
Quel cumulo di ossa deformi, muschio e liane, si elevò in tutta la sua agghiacciante altezza, vivo. In cima alla traballante spina dorsale del componimento, un teschio incrostato di lerciume rivolse le sue orbite vuote verso i bambini terrorizzati. Cigolando, la mascella si abbassò, mettendo in fuga il millepiedi della notte che vi si era annidato. Così, in questa innaturale posizione, si bloccò per qualche secondo, permettendo nel silenzio della foresta, di percepire i singhiozzi di Peter e i sussurri di Remus, che esortava gli amici ad andarsene di lì.
Ma Sirius e James si erano immobilizzati con le bacchette alzate e le gambe di piombo, colti da un comune pensiero: quella cosa aveva forse aggredito i Serpeverde? I loro compagni di scuola andavano aiutati, indipendentemente dalla Casa di appartenenza.
Ci fu un flash e la creatura iniziò ad emettere un lungo e lancinante ruggito. Peter fu il primo a filarsela, seguito da Remus. Sirius e James si lanciarono uno sguardo e poi si ritirarono in corsa, decisi a chiedere aiuto ad un insegnante, sicuramente più adatto di loro a sconfiggere quella minaccia.
Quando fu cosa certa che si fossero allontanati, quattro piccole figure fecero la loro comparsa nello spiazzo nebbioso, per nulla intimorite dall'indecifrabile creatura al centro; quattro bambini che si stringevano la pancia dalle risate.
Lucius tossicchiò le ultime tracce del verso abominevole che aveva ottenuto mischiando le caramelle che permettevano di riprodurre i suoni degli animali. Mulciber e Javery dissiparono la nebbia che avevano creato con le loro bacchette. Severus riportò a terra le ossa che aveva fatto fluttuare per comporre il mostro, per poi rispedirle tutte in aria, oltre la chioma degli alberi, per disperderle e sbarazzarsene.
"Il migliore scherzo della storia" commentò Javery facendo piccole pause tra una parola e l'altra per rendere al meglio il tono.
"Se la foto è venuta bene, abbiamo uno scoop per il giornalino della scuola: anche i Grifondoro se la fanno sotto" replicò Lucius armeggiando con la costosa macchina fotografica regalatagli dal padre.
"Ricordati di passarla in forma anonima. Nemmeno noi dovremmo essere qui" gli rammentò Mulciber.
"Ecco, a tal proposito, ci conviene tornare nel dormitorio e metterci a dormire. Saremo i primi che verranno a cercare" intervenne Severus. Ripassando mentalmente la versione che avevano concordato come solida bugia, i ragazzini tornarono di soppiatto nei sotterranei dei Serpeverde, con un sorriso stampato sulla faccia al pensiero che Remus, Peter, Sirius e soprattutto James stavano per passare grossi guai.

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