Capitolo8

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Cheyenne's pov

Lunedì, durante la pausa pranzo, decido di andare a fare visita a Camila. Non parlo con lei dallo scontro nello spogliatoio con mia madre.
Ho bisogno di fare due chiacchiere con lei.
Busso alla porta, dopo un po' apro e lei mi rivolge un radioso sorriso.
«Buon pomeriggio Cheyenne!»
Io faccio un cenno di testa e chiudo la porta alla mie spalle.
«Come mai qui, tutto bene?»
Prendo posto sulla sedia di fronte a lei, a separarci è solo la scrivania.
«Questo dipende dai punti di vista» serro la mandibola
Mi guarda stranita, il suo sorriso si spegne lasciando il posto ad una espressione abbastanza preoccupata.
«Cos'è successo?»
Alzo un sopracciglio e mi sporgo in avanti, mettendo le mani sulla scrivania.
Inizio a picchiettare con le dita sul legno. Sono al quanto nervosa, ma immagino che lo abbia capito.
«Mia madre è lesbica e tu eri la sua fidanzata» sospiro rumorosamente
Stringo le labbra e allargo le narici. Smetto di tamburellare e chiudo le mani in due pugni, fino a far diventate le unghie rosse per la forza che ci metto
«Non dici niente Camila?» ringhio «O forse dovrei dire mamma?»
Trattengo una risata amara mentre lei schiude le labbra, formando una piccola O.
Sembra sorpresa che io sia al corrente di tutto.
«Come l'hai saputo?» deglutisce rumorosamente
«Vi ho seguite venerdì sera mentre andavate in corridoio» continuo con lo stesso tono duro «Aveva ragione mia madre, anzi mamma 1, com'è vi devo chiamare? Per nome o vi girate entrambe?» scuoto la testa «Aveva ragione quando ha detto che qualcuno poteva sentirvi ed io vi ho sentite! Quando pensavi di dirmelo Camila? Sapevi che ero tua figlia quando ci siamo scontrate il primo giorno e non mi hai detto nulla!»
Batto un pugno sulla scrivania e poi le punto il dito contro.
«Guardami Camila» sussurro a denti stretti «Mi hai abbandonata... mi hai lasciata con quell'uomo che mia madre fingeva di amare e facevo lo stronzo con me e si toccava... ha iniziato a toccarsi quando ho iniziato ad avere un po' di forme e ho sempre avuto la paura di stare sola con lui perché pensavo che potesse abusare di me!»
Mi trattengo le lacrime.
«Tu sei andata via e ho subito umiliazione da parte sua...»
«Io non sono andata via» mi interrompe «Lauren mi ha cacciata e non so ancora perché, come hai potuto ben sentire venerdì, se hai ascoltato bene! E che avrei dovuto fare il primo giorno o magari il giorno dopo al campetto, dirti "ciao, sono tua madre"? Chiediti come avresti reagito e poi Lauren non me lo avrebbe mai perdonato!» schiocca la lingua con aria un po' seccata
Lascia la sua postazione e mi viene incontro.
Siamo faccia a faccia.
«Non avevi il diritto di origliare, Cheyenne, quando tua madre avrebbe avuto il coraggio te lo avrebbe detto e come vedi alla prima occasione in cui l'ho rivista dopo tredici anni, l'ho messa alle strette in tua presenza per farle vuotare il sacco ma ho sbagliato i modi. Ha bisogno di aiuto Lauren, c'è qualcosa che la blocca ed è lo stesso motivo per cui lei ti ha tenuta lontana da me, ma questo non vuol dire che non ti voglia bene e anche se mi sono persa tredici anni della tua vita, non vuol dire che io abbia smesso di amarti, ho solo eseguito gli ordini di Lauren e ho provato per un anno intero a cercarvi, finché non ho preso servizio qui a Miami e mi sono rifatta una vita»
È appoggiata alla scrivania, io sono davanti a lei con le braccia conserte, furiosa e anche sul punto di piangere, ma non le voglio dare questa soddisfazione.
«Parlami, sfogati!» rompe il silenzio «Lo so che sei arrabbiata con me e non ti posso biasimare»
«In questo momento mi fate schifo»
Ho un nodo alla gola, non riesco a dire altro.
Sento il corpo che frema dalla voglia di prendere a pugni qualcosa e mettere l'ufficio a soqquadro.
«Quando ho saputo che lei era tornata in città e tu saresti venuta in questa scuola, ho sperato sempre di incontrarvi per caso, ma non ho avuto questa fortuna. Per tutta l'estate ho ripercorso le strade che facevo con Lauren, ma di lei o di te neanche l'ombra e per caso poi ci siamo conosciute il primo giorno di scuola e sentivo il cuore che faceva le capriole e al contempo faceva malissimo perché l'ultima volta che ti ho visto avevi quattro anni e ti leggevo le favole della buonanotte, mentre ore sei una donna e più ti guardo e più penso che sei la cosa più bella che io e Lauren abbiamo mai fatto insieme»
Chiudo istintivamente gli occhi. Le lacrime scendono lungo il viso. Non ho più il controllo del mio corpo e delle mie emozioni, mi sento così debole in questo momento.
Strizzo gli occhi e barcollo leggermente.
Camila allunga le braccia e mi tiene dalla vita.
«Ti ho vista camminare, muovere i primi passi, io e Lauren ti seguivamo e ti correvamo dietro. Dicevi il mio nome o ci provavi» le sfugge un mezzo sorriso «Ti rimboccavo le coperte e mi chiamavi quando c'erano i tuoni e poi volevi venire nel lettone con me e Lauren e ti portavi dietro il tuo peluche preferito, un orsacchiotto bianco»
Io annuisco in ricordo di quel peluche ormai lasciato in uno scatolone del trasloco.
«Guardavamo le partite dell'NBA insieme, ti avevo comprato anche la maglietta di Shaquille O' Neal e la mettevi sempre anche quando non giocavano i Lakers. Ti piaceva molto stare con me e siamo state insieme ogni giorno quando avevi tra i due e i tre anni, perché la famiglia di Lauren le stava lasciando tutta l'eredità del suo grande impero e per un anno intero ha dovuto viaggiare e studiare ed io ho ti portavo con me al college, ai miei esami e ci sei stata il giorno della mia laurea, eri in prima fila»
I suoi occhi diventano lucidi e mi guarda con dolcezza. Ancora le sue mani sono sulla mia vita, non accenna a lasciarmi andare.
«Io e tua madre ti abbiamo sempre amata, incondizionatamente. Non fare finta di essere omofoba come quando sei entrata, solo perchè sei acciecata dalla rabbia» sospira «Io ti ho vista venerdì baciarti con foga con quella biondina e poi con un ragazzo» ride «A te non importa niente se Lauren è lesbica o no, sei solo arrabbiata perché ti ha nascosto la verità e ti ha allontanata da me»
«Sembra che abbiamo passato tanti momenti belli insieme» provo ad addolcire il tono «Ma questo non cambia niente»
Prova ad accarezzarmi la guancia ma mi allontano fulminandola.
«Vorrei passare altri momenti belli con mia figlia, sempre se me lo permetterai, voglio che tu mi conosci e mi fa rabbia sapere che hai dimenticato tutto e ti ricordo solo qualcuno...»
«Te l'ho detto, ho provato una sensazione strana dal primo giorno, una sorta di attrazione, ma ora sono sottoshock, la mia vita è stata una menzogna e non se vale la pena conoscerti!»
Mi metto le mani tra i capelli e incomincio a piangere come una stupida, singhiozzando e quasi soffocando per l'apnea e il panico che mi accoglie alla sprovvista.
Camila mi abbraccia. Mi stringe forte a sé. Sussurra in spagnolo di perdonare lei e Lauren e di darle la possibilità di rimediare.
«Mollami!» esclamo tra i singhiozzi «Basta»
Cerco di spingerla con tutta la forza che ho in questo momento, ma lei non mi lascia andare.
Riesco a scollarmela di dosso, nel farlo io barcollo all'indietro. Finisco per incrociare i suoi occhi e scoppio nuovamente a piangere.
Per la rabbia mi tiro un pugno sulla gamba e poi un altro ancora.
Camila si precipita a bloccarmi le mani. Le tiene tra le sue saldamente.
«Respira con me»
La guardo con un dolore che non posso neanche descrivere e anche se provo a respirare con lei, non riesco a calmarmi.
«Concentrati sul tuo respiro»
Mi dimeno cercando di mollare la sua presa.
Sento come se dovessero sedarmi. Ho un dolore, un vuoto, il buio dentro che mi sussurrano di aprire la finestra e saltare per scappare da queste sensazioni. Ma questa non sono io, se fossi in me non lo farei mai.
I singhiozzi si placano. Respiro a bocca aperta e fisso il vuoto.
Sono seduta a terra con Camila di fronte e pian piano mi accascio e finisco per osservare il vuoto sul soffitto.
Lei mi accarezza i capelli e ascolta il mio silenzio.
Probabilmente è vero che Camila è stata una fantastica e mi ha amata. Ma se mi ama o mi ha amata come dice, perché non mi ha cercata in tutti questi anni, perché solo adesso vuole fare la mamma!
«Dovrei chiamare Lauren»
Irrompe nei miei pensieri e nel mio stato di trance com voce molto delicata.
Non vorrei vedere mia madre, ma non sono nelle condizioni di uscire da qui, tornare a casa o fare finta di nulla e averla in casa con me come se niente fosse.
Faccio un minimo cenno di testa come per dirle l'okay.

Cheyenne ||CAMREN|| (rivista)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora