Capitolo 4

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Camila's pov

Da quando quella ragazza ha confessato quelle parole, esprimendo un evidente interesse nei miei confronti, ricambiato da parte mia, ho sentito da subito un mix di emozioni tra compiacimento ed eccitazione. Ho la possibilità di conoscerla, mi ha dato il suo permesso e ho voglia di passare tutto il mio tempo con lei, osservare la sua mente, poterla sfiorare.
Sentire quelle parole è stato anche doloroso, una stretta al cuore, per tanti motivi.
Innanzitutto io so chi è sua madre e non so per quanto tempo potrò nasconderle questa verità.
Hanno gli stessi lineamenti, gli stessi occhi e nelle movenze le assomiglia molto, per non parlare qualche volta del tono di voce.
È lei, la sua fotocopia. Non so se esserne sorpresa o seccata, perché pensavo che non avrei ma più rivisto quella donna in vita mia, invece ora c'è una versione piccola di lei che vuole conoscermi ed io voglio conoscere lei perché credo che sia una ragazza molto speciale con un mondo interiore da scoprire.

Nei giorni successivi a quella sua specie di dichiarazione, se così la si vuol intendere, ci siamo date appuntamento al campo sportivo e ci siamo allenate insieme la mattina presto o nel tardo pomeriggio quando iniziava a fare buio.
Ha voluto seguire il mio consiglio e si è presentata ai provini per la squadra di basket, ovviamente è stata scelta, ricoprendo il ruolo di ala grande.
Ed ora sono qui sugli spalti, alla sua prima partita, contro la storica rivale di questo istituto.
Ha giocato solo nel primo quarto, per tutto il secondo quarto è rimasta in panchina. Onestamente non ho mai capito il coach, è un tipo fuori di testa che si fa sempre richiamare dall'arbitro e non comprendo le sue tecniche di gioco! Come se ci tenesse a perdere...
Durante l'inizio del terzo quarto ha dato spettacolo, facendosi buttare fuori dopo aver urlato contro a delle nostre studentesse e aver quasi tirato una sedia contro un muro.

«O se ne va o la partita viene sospesa!» urla l'arbitro «Non mi costringa ad usare la forza»
«Non possono giocare senza coach!» urla in risposta
«Doveva pensarci prima, a meno che non ci sia qualcuno a sostituirla, mi trovo costretto a dare la vittoria agli ospiti!»
È stato chiaro l'arbitro e questo è il regolamento. Non possiamo perdere in casa solo perché quel folle deve fare spettacolo e mettere in ridicolo la scuola, non posso sopportarlo.
Scendo dagli spalti e raggiungo l'arbitro, al mio arrivo il coach buttata la cartellina con lo schema di gioco a terra e va via furioso.
«È almeno qualificata?» sospira
«Certo che lo sono»
Rispondo come se fosse la cosa più ovvia! Tutti gli occhi sono puntati su di me, afferro la cartellina, chiedo un cambio e faccio entrare Cheyenne in campo.
«Tu dentro» le dico senza guardarla in faccia

Riprende il gioco e grazie agli assist di Cheyenne riusciamo a recuperare qualche punto rendendo quasi nullo il margine di scarto, ma non basta!
Cammino avanti e indietro e osservo ogni passo delle ragazze. Non mi piace lo schema di attacco.
Controllo i nomi sulla cartellina e un brivido percorre la schiena quando leggo il cognome di Cheyenne... Jauregui.
Ritorno alla realtà grazie al fischietto dell'arbitro che segnala un fallo fatto dalla squadra avversaria e a noi spettano due tiri liberi.
C'è molto silenzio, siamo tutti concentrati sul canestro e sulla ragazza che deve tirare.
O quasi tutti... qualcuno è impegnato a fare pettegolezzo e uno arriva al mio orecchio dalle ragazze alle mie spalle.
«C'è Lauren Jauregui sugli spalti» bisbiglia emozionata
«Oddio! Dove?» scappa un urlo strozzato alla sua amica
Primo canestro andato.
«Verso l'uscita, credo non voglia farsi vedere. Ho sentito dire che sua figlia è...»
Il suono della tromba che segna l'inizio del gioco mi impedisce si ascoltare.
Abbiamo guadagnato due punti, siamo pari.
Provo a dimenticare della presenza di Lauren Jauregui e mi sforzo nel mantenere la concentrazione sulla partita.

La squadra avversaria chiede un timeout ed io ne approfitto per parlare con le ragazze e fare dei cambiamenti.
«Per chi non mi conosce sono Camila Cabello, alcune sono mie alunne e altre no, ma è un piacere poter esser qui oggi e portare avanti la partita» sorrido
«Il piacere è nostro prof» sorride una mia studentessa
«Abbiamo poco tempo, quindi velocemente dico le modifiche» guardo il foglio e inizio ad elencare le marcature «15 sul 5, 20 sul 7 e 9 sul 12 e le altre due rimangono invariate. Poi Cheyenne prendi il posto di Megan, sei il playmaker per questa partita»
Ricevo una occhiataccia da parte di questa mia alunna e Cheyenne invece mi guarda perplessa. Le altre stanno già andando via e prima che vada anche lei, le sussurro una cosa all'orecchio. Mentre lo faccio sono davanti a lei, di fronte a me ci sono gli spettatori e il mio sguardo involontariamente cerca la figura di Lauren o forse volevo davvero farlo.
La vedo di sfuggita in alto, lei mi guarda accigliata ed io faccio finta di non averla vista. Mi si è gelato il sangue.
«Questo ruolo è tuo, sei la migliore e so che puoi farci arrivare alla vittoria, ma se non ce la dovessi fare non importa, devi divertirti prima di tutto»
Cheyenne è ancora perplessa.
«Io sono nata per vincere!» mi risponde con tono aggressivo
Wow. Okay. Non avevo ancora visto questo lato di lei. Vedo molta competizione.
Ricomincia il gioco, siamo a metà quarto e lei si divora il campo schiacciando ripetutamente a canestro. Dopo l'ultimo assist viene a darmi il cinque e mi fa l'occhiolino.
Sembra una bambina che scarta un regalo, sembra che voli con quella palla in mano. La bellezza e la passione di questa partita e del fuoco che ha dentro non si possono descrivere, si devono vivere con lei al momento ed io sono così estasiata.
Sembra andare tutto bene, finché una avversaria non le fa lo sgambetto e lei cade sbattendo la faccia.
L'arbitro fischia.
Corro in campo per capire come sta, lei si rialza da sola con un po' di fatica. Le esce sangue.
«Forse è meglio che esci» le dico aiutandola a stare in piedi
Lei si passa la mano sulle labbra, si asciuga il sangue e poi bruscamente si libera dalla mia presa.
«A chi hai dato dell'imbranata!» tuona voltandosi verso quella ragazza «Gioca lealmente o ti spacco la faccia fuori di qui!»
«Cheye...»
«Mollami» mi interrompe «Sto bene!»

Tira un'altra occhiataccia a quella ragazza che le fa una smorfia e va a prepararsi per i tiri liberi.
Torno alla mia postazione e mentre cammino incrocio lo sguardo di Lauren Jauregui.
Sento una sensazione di freddo e caldo, la stanza sembra essere stretta e non mi sento le gambe.
Sono nel panico.

Cheyenne ||CAMREN|| (rivista)Where stories live. Discover now