Capitolo1

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All'uscita di scuola, con la musica alta proveniente dalle cuffiette bluetooth, mi reco al campetto da basket che ho frequentato durante l'estate. Ci sono dei ragazzi che giocano, io rimango fuori dal campo e mi accendo una sigaretta mentre li osservo nei loro scatti.
Ho sempre avuto una grande passione per il basket, mi fa impazzire soprattutto il rumore che fanno le scarpe sull'asfalto, quell'acuto rumore della suola che striscia. Mi piace moltissimo anche l'odore della palla, soprattutto quando è nuova. È uno sport eccitante in generale e ora che sono a Miami spero di poter vedere i Miami Heat dal vivo.
Il campetto pian piano si affolla, i ragazzi di prima fanno un tre contro tre usando solo metà campo con altri ragazzi, vedo molta competizione tra di loro. L'altro canestro è occupato da una ragazzina che sembra stia cercando di imparare.
La palla rimbalza contro il tabellone e arriva addosso a me. La ragazzina mi guarda, io alzo gli occhi al cielo.
Tengo la sigaretta tra le labbra, mi metto in piedi e recupero la palla. Inizio ad avanzare verso quella ragazzina palleggiando, passando la palla tra la destra e la sinistra e un po' tra le gambe. Quando ero ad Havana giocavo nella squadra della scuola, sin dalle medie sono stata nella squadra.
Quando arrivo davanti alla ragazzina non mi fermo per ridarle ciò che ha perduto, ma faccio un terzo tempo con un bel canestro alla fine.
Entrambe ci guardiamo e lascio la palla rimbalzare sola sull'asfalto.
«Wow» sussurra «Sei brava»
Le faccio un cenno di capo per ringraziarla e torno al mio posto, fuori dal campo, fuori dal mondo con la mia musica.
«Cheyenne!»
Io conosco questa voce, ma non riesco a collegarla subito. Mi giro di tre quarti e non molto lontano da me c'è Camila Cabello.
«Ahm, buongiorno, di nuovo!» esclamo un po' sorpresa
«Bell'azione! Giochi a basket?»
«Giocavo» sottolineo
Lei mi sorride. Si fa passare la palla dalla ragazzina e ora la tiene tra le sue mani.
«Hai talento, non smettere»
«Ci penserò su»
Taglio la conversazione e questa volta me ne vado davvero, andando a recuperare le cose lasciate dov'ero prima.
Alzo lo sguardo verso Camila Cabello che sta spiegando il terzo tempo a quella ragazzina. Lo esegue perfettamente. Sa giocare, quindi, interessante...
Più la vedo più mi sembra che ci sia qualcosa di strano in lei.
Per un attimo esito, sento il bisogno di parlare con lei, ho bisogno di chiarimenti su questa sensazione. Io la conosco Camila, sono certa che sia così o forse mi ricorda qualcuno.
Lei mi guardo. Io distolgo lo sguardo, volto le spalle e mi incammino verso casa.
Chissà se mia madre è già tornata.
Ancora non ho la macchina, credo che dovrei chiederne una, non ho voglia di fare tutti i giorni dieci minuti a piedi. Ci sono i bus ma non voglio passare per sfigata, soprattutto perché sono nuova e dell'ultimo anno.
Mia madre se lo può permettere, possiede una delle più importanti riviste di moda, la sua opinione è quella più importante, il suo è un impero e conta quasi dieci sedi in tutto il mondo.
Non sono mai stata una di quelle che si vanta della propria ricchezza, non ho mai fatto spese folli, non sono mai stata attaccata ai soldi e alla superficialità.

Trovo la macchina di mia madre parcheggiata fuori, vuol dire che è tornata e presto uscirà per tornare a lavoro. Non c'è spesso a casa, il suo lavoro le occupa molto tempo, però amo il fatto che sia ambiziosa e così appassionata in ciò che fa.
«Mama?»
Non risponde nessuno. Entro nel salotto, non la trovo.
«Mamaa» la chiamo un po' più forte
Rientra dal cortile e mi accoglie con un mezzo sorriso, sembra essere tranquilla.
«Cheyenne, com'è andato il primo giorno di scuola?»
Non sopporto quando mi fa queste domande, però sembra serena e non voglio rovinare il suo umore, vorrei evitare di litigare come accade spesso tra di noi.
«Mhh bene, mi sono un po' persa nel cercare le aule, i professori sono simpatici, tranne quello di spagnolo, voleva correggermi la pronuncia quando sono madrelingua»
Mi scappa una piccola risata e lei mi segue a ruota.
«Poi ho incontrato una professoressa di psicologia, mi ricorda tanto qualcuno ma non so chi» confesso
«Spiegati meglio» chiede stranita
«Si chiama Camila Cabello»
Vedo il corpo di mia madre irrigidirsi.
Ingoia a vuoto, sento il rumore.
«Tutto bene?»
«Ahm sisi» cerca di tornare normale «No, non mi dice nulla» mente
«Non credo dalla tua reazione e a me sembra di conoscerla»
Un sospiro esce dalle sue labbra, si avvicina verso di me e mi avvolge le spalle con un braccio.
«La conosco, molto bene, ma non voglio che tu parli con lei, va bene? Promettimi che non avrai alcun contatto con lei»
Ci guardiamo per pochi istanti in questo silenzio soffocante.
«Chi è Camila Cabello?»
Mia madre non risponde.

Cheyenne ||CAMREN|| (rivista)On viuen les histories. Descobreix ara