L'amore ti aspetta

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Viaggiare.
Non le importava di nient'altro nella vita.
Non aveva un lavoro, un ragazzo, una famiglia.
Era libera, ed era l'unica cosa che aveva sempre sognato e desiderato intensamente.
Per fortuna il padre gestiva un'impresa piuttosto importante, e poteva permettersi di girare il mondo.
Era felice.
Dopo una vita che aveva solo sognato una vita come quella, finalmente ci stava riuscendo.
A volte le mancava una persona al suo fianco, qualcuno con cui condividere ogni singolo viaggio.
Poi si ripeteva che non avrebbe mai trovato nessuno, che nessuno avrebbe potuto rinunciare alle comodità di una casa fissa e di un buon lavoro.
"Ignoranti", pensava.
Non c'era niente di più bello che non avere legami con nessun posto, di non dover sopportare persone che avrebbe volentieri mandato a fanculo.
Lei era un'anima solitaria, viaggiatrice, e nessuno avrebbe potuto fermarla.
Era sempre stata così, lei doveva viaggiare, spostarsi, scoprire, poter vivere il mondo.
Era completamente distaccata dalla realtà che la circondava, sapeva solo che faceva caldo dove aveva scelto di andare, così ne apprifittò per spostarsi al mare.
Il tempo era bello, così aveva piantato una tenda sulla spiaggia, senza fittare nessuna camera d'hotel.
Era seduta sulla sabbia a gambe incrociate, intenta a disegnare il panorama.
Scattava delle foto, spesso polaroid, però le piaceva anche disegnare 
Lo faceva piuttosto spesso.
A volte decideva di vendere i suoi quadri. Li spediva alla madre e li esponeva nella sua boutique.
Era semplice.
Alzando gli occhi al cielo per perdersi nell'immensità delle stelle che la circondavano, si accorse che era sorta la Via Lattea.
L'aveva vista anche altre volte, ma rimaneva sempre incantata.
Rimase lì per parecchio tempo, quando una cascata di colori illuminò la spiaggia.
Alzò lo sguardo di scatto e s'incantò a guardare tutti quei fuochi d'artificio che continuavano a comparire su di lei, sbocciando come fiori in primavera.
Era felice come una bambina.
Era da tantissimo che non li vedeva.
Prese la macchina fotografica e scattò qualche foto.
Era un ginocchio, cercando la giusta angolazione come sempre, quando una voce alle sue spalle la fece spaventare.
"Li sparano ogni anno. Non capisco cosa ci troviate di bello puntualmente da volerli fotografare".
Si girò di scattò e rimase per qualche secondo a squadrare la ragazza che aveva parlato.
Alta, coi capelli piuttosto corti, snella e vestita da ragazzo.
"Io fotografo tutto ciò che mi piace. Quindi non vedo il problema se ho voluto fotografare questi fuochi d'artificio. Anche perché erano anni che non li vedevo", rispose sarcastica.
"Allora, se fotografi ciò che ti piace, puoi anche scattarmi qualche foto, sai", disse con un ghigno.
Era davvero una bella ragazza, e potè notarlo ancora meglio quando si andò a sedere vicino a lei.
"Non fotografo le persone. E poi cosa ti fa pensare che tu per me sia bella?".
"Il modo in cui mi osservi".
Rimase in silenzio, posando la macchina fotografica e ricominciando a disegnare.
"Mi vuoi ignorare?", chiese la ragazza accanto a lei con un sorriso divertito.
Alzò gli occhi al cielo, ma non rispose, altrimenti l'avrebbe mandata a fanculo.
La ragazza si allungò verso di lei e le poggiò la testa sulla spalla, osservando il dipindo prendere forma.
Il suo profumo era inebriante e quella vicinanza le fece tremare le mani.
"Sei brava, sai?".
"Grazie", rispose solo.
Non doveva darle confidanza, infondo dopo pochi giorni probabilmente sarebbe partita, e non aveva senso che facessero amicizia o qualsiasi altra cosa.
"Non sei una tipa da molte parole, eh?", chiese divertita.
"No. Anche perché non vedo il perché dovrei essere amichevole con te".
"Sei nuova della zona? Non ti ho mai vista qui", chiese ignorando ciò che le aveva detto.
"Sono qui in vacanza".
"Di dove sei?".
"Non ho un posto fisso. Sono ormai anni che giro per il mondo".
"Woow, bella vita. Quindi non hai un ragazzo, o una ragazza, una famiglia, un'amica, un cane... Che ne so, qualcuno".
"No, ho solo i miei genitori. Ogni tanto li vedo, ma non mi mancano poi così tanto. Essere libera è la sensazione migliore che possa esserci".
"E non senti il bisogno di amare qualcuno? O di essere amata?".
"Mio Dio, ma sei una psicologa? Altrimenti non mi spiego tutte queste domande", disse infastidita.
"Scusa. È che mi sembrava avessi bisogno di parlare con qualcuno, e poi mi hai incuriosita parecchio. Potrai anche essere felice di girare il mondo, ma negli occhi hai quel velo di tristezza che lascia intendere che ti manca qualcosa, ed in questo caso credo che sia l'amore. O comunque dell'affetto", disse.
Rimase in silenzio, perché si rese conto che aveva ragione.
"Scusa", disse solo.
"Tranquilla", disse la ragazza sedendosi a gambe incrociate vicino a lei, e le poggiò la testa sulla spalla.
Rimasero lì, su quella spiaggia tutta la notte, e mentre continuava a dipingere, parlarono di ogni cosa passasse loro per la testa.
"Sai, è davvero bellissimo", disse la ragazza.
"Allora te lo regalo. Ne ho in abbondanza", disse.
"Oddio, dici davvero?! Grazie!", esclamò abbracciandola.
Mille brividi l'attraversarono, e rimane a bocca aperta per le sensazioni che stava provando.
Non le era mai capitato, non ricordava nemmeno cosa volesse dire essere abbracciata.
Le farfalle allo stomaco, i brividi, la pelle d'oca, il cuore a mille...
Eppure, nonostante tutte quelle sensazioni la spaventarono, non potè fare a meno di ricambiare quell'abbraccio.
Il sole stava sorgendo, illumando quelle due giovani ragazze che non avevano ancora capito che erano state colpite dal colpo di fulmine, e non avrebbero potuto far niente per cambiare le cose.
"Io credo che devo andare", disse la ragazza. "Magari se resti in zona ancora per un po' potresti venirmi a trovare. Ti lascio il mio numero", disse scrivendolo col pennello su un foglio macchiato che aveva lasciato sulla sabbia l'altra.
"I... Io non credo sia il caso. Lasciami perdere, lo dico per me. Non mi sentirai o rivedrai più, quindi perché vuoi farti del male?", disse spaventata.
"Perché da quando ti ho vista, ieri notte, ho sentito di aver bisogno di te. È assurdo, lo so, non sapevo nemmeno chi tu sia, ma è così. Io non potrò dimenticarti mai".
E così dicendo la baciò a lungo.
Lei non riuscì a staccarsi.
Si sentiva giusta, sentiva che anche lei voleva quel bacio.
Sarebbe diventata la sua dipendenza, lo sapeva, per quanto avesse cercato di combattere per tutta la sera ciò che stava provando, eppure doveva partire.
Ne aveva bisogno.
Quando la ragazza si staccò, lei rimase con gli occhi chiusi, avendo paura di ciò che avrebbe provato guardandola negli occhi.
"Tanto ci rinconteremo. Fino a quel momento, ricorda che sei mia, esattamente come io sono tua".
Le lasciò un ultimo bacio a stampo e si allontanò.
Aprì gli occhi solo quando fu certa che  non c'era più, forse volendosi convincere che era stato solo un sogno.
Ma le labbra che formicolavano e la pelle d'oca erano un chiaro segno che era stato tutte reale.

I mesi passarono, e lei continuava a viaggiare, a spostarsi.
Ogni tanto le mancava la ragazza della spiaggia, avrebbe voluto averla vicino, ma poi si ricomponeva e accantonava l'idea.
In quel momento era a New York, e girava per la città a bocca aperta per la meraviglia.
Era davvero meravigliosa.
Si ritrovò di nuovo a pensare che sarebbe voluta essere con lei.
Soprattutto quando vide una cabina telefonica.
Si arrese a ciò che diceva il suo cuore e la chiamò.
Aveva il cuore a mille come mai le era capitato, e più volte, nei secondi prima che rispondesse, era stata tentata di attaccare.
"Pronto, chi è?", rispose.
Nel sentire la sua voce, lacrime calde scesero lungo le sue guance.
"Sono io...", disse solo.
Si sentiva ridicola, probabilmente non si ricordava nemmeno di lei, era stata una sciocca a dar peso a quelle parole.
Rimase in silenzio per qualche secondo, e lei ebbe paura che avesse attaccato non riconoscendola.
"Lo sapevo che mi avresti chiamata. Dio, quanto mi sei mancata. Dove sei adesso?".
"Mi sei mancata da morire anche tu. Adesso sono a New York".
"Ti prego, se ti manco almeno un quarto di quanto tu manchi a me, torna qui, perché la tua distanza mi uccide ogni giorno di più. Non ce la faccio, ho bisogno di te, cazzo".
"Aspettami. Ci vediamo sulla spiaggia dove ci siamo conosciute, nello stesso punto, perché anch'io senza di te sino persa".
"Ti aspetto, amore mio".

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